FRANCAVILLA FONTANA- Mancano all’appello ancora 2 kalashnikov e alcune bombe a mano. Il resto delle armi era stato ritrovato dai carabinieri di Francavilla nel 2011, mentre si indagava per scoprire gli autori dell’omicidio del giovane Francesco Ligorio che una mattina all’alba nel 2010 è stato ammazzato sulla statale 7 a colpi di kalashnikov. In realtà i colpi erano indirizzati a Nicola Canovari che viaggiava con lui.
Da qui tutto parte per giungere oggi agli arresti di cinque persone, quattro in carcere e una ai domiciliari, quattro di loro erano già in regime di custodia cautelare. I carabinieri di Francavilla Fontana, al comando del maggiore Giuseppe Prudente, hanno eseguito le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Antonia Martalò su richiesta del pm Alberto Santacatterina della direzione distrettuale antimafia di Lecce.
Si tratta di Giancarlo Capobianco, detto zio Carlone ( 50 anni di Francavilla Fontana), Vito Stano (44 anni di Mesagne), Francesco Gravina detto Gabibbo (34 anni di Mesagne), Nicola Destino (25 anni di Mesagne) e ai domiciliari Nico Passiante ( 21 anni di Francavilla Fontana).
Già nel 2011 dopo il ritrovamento delle armi nelle campagne di Francavilla Fontana in contrada Donna Laura furono arrestati altri cinque uomini, giovani francavillesi, ritenuti i custodi delle armi da guerra. In una nicchia in un muretto a secco erano stati nascosti un fucile mitragliatore AK 47 cal.7,62, un fucile semiautomatico marca Bernardelli cal 12, una carabina marca Remingthon cal 30.6 e munizionamento .
Durante l’attività d’indagine è emerso che l’arsenale da guerra era stato acquistato dall’imprenditore di Francavilla, Giancarlo Capobianco, questi aveva tirato fuori, di tasca propria 20 mila per comprare armi da mettere a disposizione del clan mesagnese Vitali-Pasimeni-Vicientino. La frangia francavillese quindi, avrebbe fornito le armi al gruppo di Mesagne. Frangia che, secondo gli inquirenti, aveva anche potere decisionale. Quindi da non sottovalutare.
Capobianco avrebbe comprato le armi nel 2010, le avrebbe acquistate da un russo che faceva parte dei servizi segreti. Ma quelle ritrovate non sono risultate essere le stesse usate per gli omicidi di Francavilla, tre nell’arco di pochi mesi. Nonostante anche in quei casi siano stati utilizzati dei kalashnikov. Gli investigatori ne cercano altri due. A supportare la tesi accusatoria c’è un’intercettazione telefonica tra due francavillese arrestati nel 2011
primo interlocutore- “….allora cosa tieni? Kalashinicov quello?”
secondo interlocutore. “Non ti preoccupare se è quello che hanno usato là, lo facciamo noi, il percussore lo faccio per la Madonna. …”
Per gli inquirenti i due si riferiscono all’arma utilizzata per l’omicidio, l’interlocutore assicura che l’avrebbe ripulita. “lo facciamo noi il percussore”
La conta delle armi era stata fornita dal collaboratore di giustizia Ercole Penna, e i riscontri investigativi avrebbero dato supporto alle sue dichiarazioni. Già verificate quando nel 2011 fu ritrovato l’arsenale. Penna per gli inquirenti continua ad essere attendibile.
I cinque arrestati devono rispondere di traffico, porto e detenzione di armi da sparo clandestine e da guerra e munizioni con l’aggravante di aver agevolato la sacra corona unita. Salvo Nico Passianti, gli altri quattro sono già accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Lucia Portolano
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