BRINDISI- Nuova ordinanza interdittiva per nove stabilimenti balneari della costa brindisina . Ad un mese e mezzo dall’inizio della stagione arrivano le disposizioni del Comune di Brindisi al fine di garantire la sicurezza la dove insiste il pericolo di crollo della falesia. In pratica si tratta di un’ordinanza che investe il 90% della costa brindisina , aree a pericolosità geomorfologica molto elevata, altresì indicata come PG3.
Gli stabilimenti interessati sono : Centro Velico Torre Guaceto; Guna Beach; Apani Beach; Lido del Sole; Arca di Noè; Lido Santa Lucia; Palm Beach; Polo turistico integrato Acque Chiare e Lido dei vigili del fuoco. Per questi stabilimenti l’ordinanza prevede il divieto di balneazione per le persone e di accesso e stazionamento per uomini e mezzi, sull’arenile nonché sulla battigia. Sull’area interessata dal divieto i titolari dovranno collocare idonei manufatti, di un’altezza non inferiore a 1,50 metri, da realizzarsi con caratteristiche di temporaneità, precarietà ed amovibilità, il cui impatto paesaggistico/ambientale dovrà essere adeguatamente mitigato con fasce tampone con vegetazione autoctona.
In verità l’ordinanza appena emessa ricalca in grandi linee quella dello scorso anno tutto questo in attesa dei lavori di messa in sicurezza delle falesie , lavori che dovrebbero cominciare a settembre prossimo.
I gestori degli stabilimenti quindi dovranno pazientare un altro anno con tutto quello che ne consegue.
La preoccupazione maggiore in questo momento dice Massimiliano Di Cicco, titolare del Guna Beach, è riuscire ad ottemperare alle disposizioni in tempi utili all’inizio della stagione balneare.
“I manufatti dovranno essere sottoposti a vincolo paesaggistico, questo significa che il progetto deve essere presentato prima all’ufficio tecnico del comune di Brindisi poi alla Soprintendenza- dice Di Cicco- temo che avremo il benestare solo a stagione inoltrata, se non alla fine. Come faremo”.
Questa osservazione insieme ad altre verranno portate all’attenzione del Comune da Assobalneari.
Resta tuttavia un paradosso di fondo, fanno notare anche i titolari degli stabilimenti. I lidi interessati dal crollo della falesia hanno l’obbligo di segnalare e circoscrivere l’area con opportuni manufatti, lo stesso non succede sulle spiagge libere dove il pericolo viene indicato semplicemente con dei cartelli che non scoraggiano affatto i bagnanti ed i turisti.
Lu. Pez.
Come al solito a farne “le spese”, in tutti i sensi, saranno coloro che investono.Il Comune dovrebbe assumersi l’onere di realizzare i manufatti “imposti”,visto che a causa della burocrazia non si è provveduto a far iniziare i lavori di protezione e della messa in sicurezza delle zone interessate.I titolari degli stabilimenti balneari non possono trovare macigni ad ogni inizio stagione.Nessuna attività è sottoposta a enormi adempimenti come i titolari di concessione demaniale marittima.Per le spiagge libere basta un semplice cartello,per lo piu’ solo in lingua Italiana,gli stranieri possono anche rischiare?.