La banda della spaccata confessa: “Rubavamo per colpa della crisi.”

Leo Antonio

BRINDISI- “Avevo bisogno perché sono disoccupato. E’ colpa della crisi” si è giustificato così Domenico Disantantonio davanti al giudice Maurizio Saso che stamattina lo ha interrogato in carcere. Disantantonio come Antonio Leo, Stefano Romano, Pietro Colucci, Francesco Raia, Cosimo Simonetti e Antonio Chiarella, arrestati perché considerati responsabili dei furti con spaccata ai danni dei commercianti brindisini, ha confessato. Dinnanzi all’evidenza delle intercettazioni telefoniche e delle immagini registrate dalle telecamere tutti non hanno potuto far altro che ammettere le loro colpe con la speranza che lo spirito di collaborazione possa rendere in sede di giudizio meno pesante la condanna. Assistiti dai loro avvocati Livio Di Noi, Gianvito Lillo, Marcello Tamburini e Antonio Maurino, i sette a domanda hanno risposto confermando le ipotesi di reato formulate dall’accusa. Non ci sono dubbi, Leo era la mente del gruppo che di volta in volta reclutava i suoi collaboratori per mettere a segno i colpi serali. Bastava una telefonata per verificare la disponibilità, poi il sopralluogo e se la situazione lo permetteva si entrava in azione subito. Fatti e circostanze queste appurate  dagli investigatori attraverso un gps, piazzato sulla Multipla blu di Leo, che permetteva di seguirne gli spostamenti e dalle intercettazioni telefoniche che riportavano dialoghi chiari ed inequivocabili tra i componenti della banda. Ora vista la collaborazione mostrata da tutti e sette gli accusati gli avvocati potrebbero chiedere un cambio della misura cautelare. Se il giudice dovesse accettare le richieste tutti e sette potrebbero ottenere gli arresti domiciliari. Al vaglio sempre degli avvocati difensori anche eventuali patteggiamenti della pena.  

Lucia Pezzuto

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