
BRINDISI- Mercoledì 7 maggio, alle 20.30, il foyer del Nuovo Teatro Verdi di Brindisi si trasformerà in un crocevia di storie, suoni ed emozioni con “Key(s) of Rock: la rivoluzione dei tasti bianchi e neri”, concerto inserito nella rassegna “Verdi in Rock”, organizzata dalla Fondazione Nuovo Teatro Verdi, e firmato “Futuro Musica”. Sessant’anni di musica che raccontano il mondo del rock attraverso il battito mai scontato delle tastiere, protagoniste spesso invisibili di rivoluzioni sonore indimenticabili. I biglietti, al costo di 10 euro a posto unico, sono disponibili online all’indirizzo rebrand.ly/KeysOfRock oppure al botteghino del teatro, aperto dal lunedì al venerdì salvo festivi dalle 11 alle 13 e, nel giorno stesso dello spettacolo, anche dalle 19 alle 20.30. Info 0831 562 554 e botteghino@nuovoteatroverdi.com.
“Key(s) of Rock” è un viaggio senza nostalgie forzate e con l’ambizione di attraversare il tempo collegando pezzi iconici e atmosfere diverse nella stessa narrazione. L’apertura sarà affidata a “The Final Countdown” degli Europe, pezzo in cui il sintetizzatore assume il ruolo guida con uno dei riff più riconoscibili degli Ottanta. Subito dopo il ritmo cambierà con “Get Back” dei Beatles: un ritorno consapevole alle radici essenziali del rock ‘n’ roll, nel quale Billy Preston, con il suo organo elettrico, imprime al pezzo una forza ritmica che ne plasma l’identità. È un esempio raro di come un semplice groove possa determinare l’intero carattere di una canzone rendendola immortale.
Il concerto continuerà con “Light My Fire” dei Doors: l’organo di Ray Manzarek spalanca le porte verso territori sonori nuovi, tra jazz, psichedelia e improvvisazione. Le tastiere, qui, creano ambienti, dilatano lo spazio, costruiscono un paesaggio in cui la voce può perdersi e ritrovarsi. Un suono che ancora oggi continua a indicare percorsi inesplorati. Con “Hush” dei Deep Purple, il pubblico sarà catapultato in un’energia più istintiva: una corsa ininterrotta, un dialogo serrato tra tastiera e batteria, un’esplosione di ritmo che sembra voler riempire ogni angolo di silenzio. Nel pezzo si avverte già tutta la tensione che porterà di lì a poco alla nascita dell’hard rock più duro.
La narrazione si addolcirà con “Because the Night”, un classico che nasce dall’incontro tra la forza poetica di Patti Smith e la musicalità ruvida di Bruce Springsteen. Qui le tastiere costruiscono un riparo sonoro, una casa fragile nella quale si muove il canto, capace di raccontare la fame, l’attesa, il desiderio. Poi, in un cambio netto di atmosfera, “I Love Rock ‘n’ Roll” si prenderà la scena con la sua dichiarazione di identità immediata e senza compromessi. Tre accordi, un riff e una tastiera che, pur senza protagonismi, tiene insieme tutta l’architettura sonora. “Riders on the Storm” traccerà un paesaggio diverso, fatto di pioggia, vento, oscurità e sogni. Il suono liquido e avvolgente delle tastiere di Manzarek costruisce un mondo che scorre lento, come un fiume notturno senza sponde, in cui voce e strumenti sembrano confondersi con l’ambiente.
Il medley dedicato a David Bowie offrirà poi un passaggio attraverso le molteplici metamorfosi dell’artista inglese: dalle dissonanze elettroniche ai brusii più intimi, dalle accelerazioni glam alle introspezioni del periodo berlinese. Bowie, maestro nel reinventarsi, ha usato le tastiere come terreno di sperimentazione continua lasciando un’eredità senza confini. Sarà “Walk of Life” dei Dire Straits a riportare la luce con la tastiera che evoca, senza sforzo, un senso di leggerezza autentica. “Labyrinth” inviterà invece a perdersi in un viaggio più raccolto nel quale le melodie si intrecciano senza fretta e lasciano spazio alla riflessione e alla scoperta di paesaggi più introspettivi, dove la bussola si perde e ritrovarsi diventa parte del cammino.
“My Immortal” degli Evanescence sarà uno dei momenti più intensi della serata: un pezzo costruito attorno alla vulnerabilità. Una tastiera sostiene e moltiplica ogni parola raccontando la perdita e l’assenza con un linguaggio diretto e sincero. Da questo abisso emotivo si riemergerà con “Rosanna” dei Toto, perfetto esempio di equilibrio tra tecnica e sentimento: le tastiere, con il loro fraseggio raffinato, danno struttura a una canzone che attraversa generi e generazioni.
Il medley dedicato alla Premiata Forneria Marconi sarà un omaggio alla grande stagione del progressive italiano, nella quale il rock si fondeva con il jazz, la musica classica, la tradizione folk, cercando nuove forme espressive lontane dagli stereotipi internazionali. Le tastiere diventano strumenti di esplorazione e di contaminazione capaci di raccontare una modernità diversa, radicata e visionaria. La conclusione spetterà a “Jump” dei Van Halen, pezzo che ha stravolto le regole del rock mainstream degli anni Ottanta imponendo il sintetizzatore come strumento principale, in un’epoca in cui le chitarre sembravano ancora invincibili.
Un finale tutto in crescendo che porta con sé l’idea di una musica capace di muoversi, reinventarsi, contaminarsi. “Key(s) of Rock” accompagna nei territori meno esplorati del rock, un’occasione per riscoprire quanta forza, quanta meraviglia, quanta bellezza si nascondano dietro i “bianchi e neri” di una tastiera.
Allievi partecipanti:
Nicole William, Francesca Catanzaro, Anna Maggio, Martina Carriero, Emanuele Milone, Ivan Quintavalle, Silvia Valenti, Lorenzo Maggi, Giuseppe Monaco, Riccardo Pochi, Antonio Perri, Mattia Liguori, Grace Braglia, Clarissa Intiglietta, Pietro Di Stefano, Marta Gonzalez Vazquez, Pierfrancesco Canepa.
Maestri:
Andrea De Nuzzo, Tonino Spluga, Fabio Masi, Pietro Maggio, Primo Michele Maggio, Francesco Sciascia.
Commenta per primo