INTERVENTO/ Inflazione al 8,4% e carrello della spesa a 9,7%. Stipendi, pensioni e risparmi sotto attacco. Servono misure efficaci per contrastare le manovre speculative. Quelle esistenti sono totalmente inadeguate.
Le proposte di Adoc
Nel 2021 la spesa per beni di consumo privato è stata di 1.025,8 euro corrispondenti al 57,8% del PIL. Ciò vuol dire che, se l’inflazione ridimensionerà la capacità di acquisto dei consumatori italiani, crolleranno i consumi delle famiglie e avremo, come effetto immediato, il crollo dell’economia del nostro Paese.
Il Covid ha già provocato un arretramento dei consumi considerando che nel 2019 la quota di PIL determinata dai consumi si attestava al 59,3%. La situazione, in assenza di iniziative per sostenere i consumi, si fa drammatica.
Da oltre 6 mesi assistiamo alla denuncia ripetuta che l’inflazione è causata anche da fenomeni speculativi, ma non c’è stato a tal proposito alcun provvedimento sanzionatorio. Il motivo è molto semplice: dopo 30 anni di ubriacatura “liberista” ci accorgiamo che non ci sono gli strumenti normativi adeguati per contrastare le forme di accaparramento e di maggiorazione dei prezzi dei beni di largo consumo.
Una norma, in realtà, ci sarebbe: è l’art. 501-bis del codice penale, ma è risultata totalmente inefficace durante il periodo del Covid19 quando mascherine ed altri dispositivi di protezione individuali sono divenuti oggetti introvabili e sempre più cari, in alcuni casi con incrementi dei prezzi oltre il 1.000%.
L’art. 501-bis c.p. risale al 1976 e avrebbe dovuto contrastare gli effetti dello shock petrolifero del 1973 in particolare le forme di accaparramento e l’aumento esorbitante dei prezzi. Ma non funzionò e a maggior ragione non funziona oggi trattandosi di una norma dai contenuti vaghi, sfumati e velleitari.
Se la politica vuole realmente contrastare gli evidenti fenomeni speculativi in atto, deve mettere mano alla normativa, deve individuare con un provvedimento di carattere amministrativo i criteri tecnici in grado di stabilire sopra quale soglia un aumento dei prezzi possa considerarsi ingiustificato soprattutto in una fase storica emergenziale come quella attuale. Del resto la vaghezza dei contenuti dell’art. 501-bis sono stati sanciti anche da una sentenza 96/1981 della Corte Costituzionale.
La proposta
Per l’Adoc bisogna potenziare gli strumenti e la capacità di intervento dell’AGCM (l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato), in quanto un aumento esorbitante dei prezzi determinato da un evidente fenomeno speculativo è configurabile come pratica commerciale scorretta ed inoltre è necessario rafforzare i poteri e la struttura del Garante per la sorveglianza dei prezzi ( Mr prezzi) che dovrebbe agire in stretto raccordo con l’AGCM.
Tutto questo sarà possibile solo se il mercato verrà regolamentato individuando come avviene per i tassi usurari una soglia oltre la quale l’incremento dei prezzi è configurabile come fenomeno speculativo. Tutto ciò è consentito anche dall’art. 41 della Costituzione che ha realizzato una sintesi tra la libertà di iniziativa economica garantita dal 1° comma e la necessità che questa non sia assoluta ma tenga conto dei fattori solidaristici e non sia “in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Occorre recuperare i fondamentali di una economia sociale di mercato che si propone di garantire sia la libertà di mercato che la giustizia sociale, armonizzandole tra di loro.
Adoc Brindisi
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