Infermiera morta dopo due turni di notte, il fratello rompe il silenzio: “Trattata come carne da macello”

BRINDISI- Infermiera morta dopo due turni di notte, il fratello rompe il silenzio: “Trattata come carne da macello”. E’ trascorso quasi un mese dal terribile schianto in cui ha perso la vita la giovane infermiera di San Vito dei Normanni, Sara Viva Sorge. La donna, appena 27 anni, lo scorso 15 febbraio è finita contro un palo dopo aver perso il controllo della sua auto sulla strada che collega Ceglie Messapica a San Vito dei Nomanni. Sara stava rientrando a casa dopo aver terminato il secondo turno di notte consecutivo nella struttura sanitaria della Fondazione San Raffaele. Era sfinita, lo aveva scritto lei stessa in un messaggio al fidanzato poco prima di mettersi alla guida dell’auto. Lei, assunta da 20 giorni appena, si era lamentata anche con una amica per i turni massacranti a cui era sottoposta. La sua morte ha sollevato tante polemiche proprio sulle condizioni di lavoro di medici ed infermieri. Oggi a distanza di tre settimane durante il quale la famiglia di Sara ha osservato un rigoroso silenzio,  il fratello, Flavio Viva Sorge, pubblica un post con il suo  personale sfogo che pubblichiamo integralmente.

“Lei era mia sorella, Sara Viva Sorge, morta dopo essersi schiantata con la sua auto contro un palo dell’illuminazione alle prime luci dell’alba del 15 Febbraio. Mia sorella era molto prudente, rispettava sempre i limiti, non usava mai il cellulare alla guida, e addirittura non accendeva mai la radio. Mia sorella, infatti, è morta a seguito di un colpo di sonno, dopo aver lavorato per 17 ore consecutive presso la #FondazioneSanRaffaele di Ceglie Messapica, dove svolgeva la professione di infermiera da appena tre settimane, visto che aveva ottenuto la laurea da relativamente poco. L’inesperienza di mia sorella non ha però fermato l’istituto in questione dal sottoporla a ritmi di lavoro massacranti e ad arrivare a gestire 28 degenti in una notte. Ma tanto si sa, i novellini appena arrivati sono carne da macello in queste realtà ospedaliere, che sono tanto attente alla salute dei pazienti, ma non a quella dei dipendenti. Questo post ha la funzione di denuncia sociale nei confronti della situazione in cui versano medici e infermieri, affinché, nel futuro, un’altra vita o un’altra famiglia come la nostra non venga distrutta”.

BrindisiOggi

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