BRINDISI- Le emissioni industriali negli ultimi anni sono diminuite, il picco c’è stato nel 1997, ma la curva poi scende. Nonostante questo, e nonostante le emissioni industriali siano nei limiti previsti della legge ci sono morti per patologie legate alla presenza di inquinanti. Si registra un aumento di malattie dove è più alta la concentrazione di emissioni in atmosfera. Sono queste le conclusioni in cui è giunta l’equipe che ha redatto lo studio di coorte sugli effetti delle esposizioni ambientali sulla mortalità e morbosità della popolazione che vive in sette comuni del Brindisino compreso il capoluogo. Ad annunciare i dati ieri sera a Brindisi c’erano i protagonisti principali dello studio, Carla Ancona e Francesco Forastiere dirigente del dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio. Autore anche dello studio su Taranto.
È stato fatto uno studio di coorte tenendo presente il luogo di residenza di tutti i cittadini dei comuni interessati. È stato evidenziato un eccesso di ospedalizzazione per le persone che risiedono dove gli inquinanti sono concentrati. “Lo studio – precisa Ancona- non può però dirci quale è l’impianto responsabile perché questi sono troppo vicini tra loro. La tipologia di emissioni ci dice però la correlazione con alcune particolari patologie”.
I medici hanno sottolineato che gli effetti dell’ esposizione alle emissioni possono venir fuori anche dopo anni. Il quadro dal 91 al 2013 è molto cambiato, ma il rischio resta. Gli studiosi replicano a chi ha attaccato la fondatezza della loro ricerca: “Noi non abbiamo conflitti d’interesse – affermano – agiamo per il bene pubblico. Il nostro è un lavoro istituzionale”. Forestiere ha poi sottolineato come molte volte gli studi non vengono presi in considerazione nelle attività politiche. Un esempio è quello dei limiti previsti dalle emissioni che restano tali nonostante i dati registrano situazioni in cui bisognerebbe intervenire.
Enel ha cercato di smontare lo studio di coorte con le dichiarazione di Leonardo Palombi coordinatore del Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione dell’Università di Tor Vergata di Roma che ha parlato di limiti dello studio di coorte, in quanto a loro dire si tratterebbe “al massimo di uno studio retrospettivo perché utilizza dati del passato e non più attuali. Nello studio non vi è una reale differenza di esposizione alle emissioni tra gruppi analizzati. Il livello di contrasto tra i due gruppi per esposizione è infatti molto ridotto: meno di un microgrammo per metro cubo di aria (1 µg/m3) per il PM10 (a fronte di un limite di legge pari a 40 µg/m3 medi annuali). Le differenze riportate tra i due gruppi in termini di mortalità sono molto più elevate di quelle riportate dalla letteratura scientifica internazionale per la differenza di esposizione in esame. Questa discrepanza potrebbe essere spiegata da altri fattori di rischio legati allo stile di vita e non considerati dallo studio, come ad esempio alcol, sedentarietà, fumo e obesità. Nel suo complesso Brindisi presenta tassi di mortalità inferiori alla media nazionale, almeno per quanto riguarda neoplasie e malattie del sistema circolatorio, fatto questo compatibile con la bassa concentrazione di alcuni importanti inquinanti, come il particolato fine e gli ossidi di azoto”.
Studio di coorte in sei Comuni del Brindisi su emissioni industriali e impatto sulla salute. Francesco Forastiere presente i dati a Brindisi: "Noi lavoriamo nell'interesse pubblico, sono studi istituzionali. Noi non abbiamo conflitti d'interesse"
Nai-post ni Brindisi Oggi noong Biyernes, Enero 12, 2018
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