MESAGNE – Incendio villetta a Mesagne, la vittima coinvolta in giri di usura e videopoker truccati.
La vittima dell’incendio divampato all’interno della villetta in contrada Tagliata a Mesagne, nelle prime ore del mattino di ieri (24 giugno) è Dominique Scarfone, 44enne noto esponente della criminalità calabrese che, in provincia di Modena, avrebbe avuto un ruolo importante nel controllo del mercato dei videopoker.
Ciò che è successo a Mesagne, quindi, assume una rilevanza notevole: forse alla base dell’incendio finito male non ci sarebbe la volontà di vendicarsi per un presunto sfratto subìto dal mesagnese Maurizio Tanzarella (residente a Parma), bensì qualcosa di molto più grosso.
Per gli inquirenti, Girolamo Gullace e Dominique Scarfone sarebbero partiti dalla Calabria con il preciso intento di arrivare a Mesagne, svuotare dei propri effetti personali la villetta di Maurizio Tanzarella e darle fuoco. Poco credono, infatti, alla semplice ripicca per uno sfratto mal digerito.
Pare che nella villetta vivessero anche altri operai della stessa ditta di macchinette per videogiochi e ricariche telefoniche in cui lavoravano anche Gullace e Scarfone: per loro, però, nessun contratto, solo accordi verbali.
Scarfone era nato a Rosarno ma ha vissuto prima a Casalgrande di Reggio Emilia e ultimamente a Modena, da dove gestiva una serie di traffici illeciti. Lungo il curriculum di Dominique Scarfone. Verso la fine del 2008 è stato arrestato dalla Squadra Mobile di Modena: gli agenti scoprirono un giro d’usura che faceva fruttare sino a 20 milioni di euro, oltre ad un gruppo organizzato che muoveva capitali tra i 6 e gli 8 milioni di euro ogni anno. Cifre che andavano centuplicate, sulla base del tasso percentuale di interessi con cui venivano pretesi.
“Mimmo il calabrese” non era nuovo al mondo dei videopoker: prima di avviare la società legata alle macchinette mangiasoldi a Castelnuovo, era membro attivo di un altro sodalizio, chiuso 4 anni prima.
Proprio negli ultimi tempi viveva a Modena, una delle due sedi legali di una società di manutenzione delle macchine che effettuano ricariche telefoniche. L’altra, nemmeno a dirlo, è in Calabria.
Il legame che unirebbe Scarfone alla città di Mesagne e alla provincia brindisina sarebbe un’indagine della Guardia di Finanza di Lecce, denominata Clean Game, che smascherava una rete criminale legata alle macchinette mangiasoldi truccate, con reati che andavano dall’associazione a delinquere di stampo mafioso alla frode informatica, dalla turbata libertà di commercio alla diffusione di apparecchiature che influenzano il sistema telematico, passando per il gioco d’azzardo. Oltre 130 gli indagati, tra cui, oltre ad un brindisino, un mesagnese, una fasanese e un francavillese, vedeva comparire proprio lui, Dominique Scarfone.
Agnese Poci
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