TORRE GUACETO – Ettari ed ettari di terreno andati distrutti dal vasto incendio che ieri pomeriggio ha interessato una parte, lato terra, della Riserva naturale di Torre Guaceto. Il rogo ha distrutto un canneto che si trova vicino a Torre Regina Giovanna. I vigili del fuoco hanno lavorato fino alle 22 per domare le fiamme. Questa mattina gli operatori stanno effettuando i rilievi per stabilire il danno e se ci sono tracce di dolo. “Per fortuna l’incendio non ha interessato una parte naturalistica importante, è andato distrutto solo un grosso canneto, il danno è ingente” a dirlo è Vincenzo Epifani, presidente del Consorzio di Torre Guaceto.
L’incendio è scoppiato intorno alle 18.30 di ieri (27 agosto). Le lingue di fuoco hanno subito avvolto la vegetazione lato monte dell’oasi protetta. Il fuoco era visibile anche dalla superstrada Brindisi-Bari. Infatti diverse sono state le segnalazioni di automobilisti fatte al comando dei vigili del fuoco. Una colonna di fumo nera si è subito alzata nel cielo. Torre Guaceto in fiamme in pochi minuti.
Per fortuna il tempestivo intervento dei vigili del fuoco ha scongiurato danni maggiori. Le lingue di fuoco hanno bruciato diversi ettari di terreno dove si trovava un apprezzabile canneto. Ora bisognerà stabilire la natura dell’incendio, se ci sia oppure no la mano dell’uomo.
Nel 2017 in Italia sono andate in fumo 35mila ettari ‘protetti’ su oltre 101mila totali. A segnalarlo è Legambiente, la quale precisa che sono 24.677 gli ettari di Zone di protezione speciale (Zps) per tutelare l’avifauna andate in fumo, 22.399 quelli dei Siti di importanza comunitaria (Sic) e ben 21.204 quelli bruciati di parchi e aree protette, per un totale di 35mila ettari, tenuto conto della parziale sovrapposizione delle tre tipologie.
Una ricchezza nazionale che bisognerebbe tenere sotto controllo soprattutto durante i periodi a rischio incendi, così come prevede la ‘Legge-quadro in materia di incendi boschivi’ del 2000.
“C’è una legge nazionale dove si precisa che i terreni di riserve naturali andati distrutti dagli incendi non possono più essere utilizzati per la coltivazione per almeno cinque anni e quindi non rientrano nemmeno più nei finanziamenti. Il danno causato, ieri, dal fuoco è stato ingente anche se non ha interessato, per fortuna, una zona naturalistica importante. Attendiamo i risultati dei rilievi per poter trarre le conclusioni” conclude il presidente Epifani.
BrindisiOggi
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