BRINDISI-Associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari con queste accuse finiscono in manette sei persone tra professionisti e un magistrato della sezione Fallimentare di Brindisi. Tre degli indagati sono stati portati in carcere e altre tri ai domiciliari. Gli arresti sono stati eseguiti dalla guardia di finanza di Brindisi. Gli indagati sono in tutto 21.
In carcere sono finiti l’imprenditore francavillese Massimo Bianco, il commercialista Francesco Pepe Milizia e il giudice civile Gianmarco Galiano. Mentre per l’avvocato Federica Spina, l’avvocato Francesco Bianco e l’ingegnere, presidente dell’ordine, Annalisa Formosi sono stati disposti i domiciliari. L’inchiesta è stata condotta dalla procura di Potenza. Perquisizioni questa mattina al Tribunale di Brindisi dove era presente anche il procuratore Francesco Curcio.
Gli indagati sono accusati a vario titolo di estorsione, corruzione in atti giudiziari, riciclaggio, associazione per delinquere, e emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Secondo gli accertamenti della Procura di Potenza Galiano avrebbe abusato delle sue funzioni giudiziarie svolte presso il tribunale civile di Brindisi , facendone in alcuni casi moneta di scambio o strumento di indebita pressione, coinvolgendo, nelle sue attività illecite, imprenditori e liberi professionisti che ricevevano nomine e incarichi disposti dallo stesso giudice.
Le indagini svolte della Gdf di Brindisi hanno fatto emergere rilevanti movimentazioni di denaro per centinaia di migliaia di euro in entrata sui conti correnti nella disponibilità di Gagliano, nonchè cospicui investimenti dello stesso in diverse attività economiche fra cui l’acquisto di una masseria.
Il giudice aveva un alto tenore di vita che appariva sproporzionato rispetto alle sue entrate ufficiali. Oltre a fare il giudice si occupava della conduzione di imprese agricole ed agrituristiche, e gestiva un bed and breakfast, che aveva avviato nel corso della sua attività giudiziaria.
Gli approfondimenti investigativi hanno dimostrato che alcune entrate di Galiano erano riconducibili a dazioni di soggetti che avevano preso parte a procedimenti civili innanzi a Tribunale di Brindisi. Ci sarebbero stati due episodi molto gravi dove il giudice avrebbe ottenuto del denaro. Il primo caso riguarda il risarcimento ottenuto dalla famiglia di una ragazza di 23 anni morta nel 2007. All’esito del contenzioso civile la famiglia della ragazza avrebbe ottenuto dall’assicurazione un risarcimento di 1,1 milione di euro, di cui 300mila euro erano giunti nella disponibilità del giudice attraverso il conto bancario della suocera, oggi indagata per riciclaggio.
Il secondo episodio è del 2011 e riguarda il contenzioso civile promosso dai genitori di un bambino nato con traumi permanenti causati da un medico. All’esito del contenzioso contro una compagnia assicurativa è stato riconosciuto un risarcimento danni pari a 2milioni di euro, di cui 150mila euro sarebbero stati estorti dal giudice, anche questa volta transitando sul conto della suocera. Secondo gli inquirenti, Galiano si sarebbe fatto consegnare questi soldi con minacce o in cambio del buon esito delle cause risarcitorie. In queste procedure tra l’altro risultava nominata la ex moglie l’avvocato Spina.
Nella vicenda del bambino disabile le somme di denaro sarebbero state incassate da Galiano con la minaccia nei confronti dei genitori di sottrarre la potestà sul figlio Nel caso dell’incidente invece il giudice ottenne anche che sua moglie fosse nominata dai corruttori erede testamentaria.
Per quanto riguarda invece l’imprenditore di Francavilla Fontana, Massimo Bianco, per mezzo della sua azienda avrebbe concesso a Gagliano circa 220 mila euro, quale corrispettivo della protezione giudiziaria sotto forma di sponsorizzazioni fittizie o gonfiate ad associazioni sportive create dal giudice e dal commercialista Pepe Milizia, che solo sulla carta gestivano un veliero, ma che in realtà consentivano a Galiano di utilizzare e godere dell’imbarcazione senza oneri a proprio carico. Le erogazioni di Bianco al giudice rappresentavano, secondo l’accusa, la contropartita di una tutela giudiziaria che Galiano avrebbe assicurato all’imprenditore.
L’inchiesta è partita nel 2017 dopo alcune perquisizioni effettuate dalla guardia di finanza di Brindisi nello studio di Pepe Milizia in cui fu trovata della documentazione dove si appurava che il professionista aveva predisposto, per conto del giudice, le motivazioni di sentenze pronunciate in esito a processi tributari nell’ambito dei quali Galiano ricopriva l’incarico di giudice presso la Commissione tributaria regionale Puglia.
Inoltre tra le contestazioni anche il reato di associazione per delinquere finalizzata al mercimonio degli incarichi e dei provvedimenti giudiziari. Un sodalizio in cui Galiano avrebbe distribuito incarichi ai suoi amici professionisti, e questi si sarebbero prestati ad agevolare il giudice nelle sue attività di occultamento o reinvestimento di proventi illeciti. Pepe Milizia è considerato suo braccio destro. Si parla di 400mila euro di incarichi affidati alla sua cerchia di amici.
BrindisiOggi
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