BRINDISI- Il santuario di Jaddico a Brindisi piange la scomparsa di padre Raffaele, storico sacerdote, da tutti conosciuto ed amato. Pubblichiamo il ricordo di Padre Raffaele nelle parole di Davide Gigliola
“Mentre il mondo è in pena per la grande emergenza sanitaria, dopo un’esistenza lunga e ricca al servizio di Dio, oggi 30 Marzo 2020 a Roma, è tornato al Padre Raffaele Amendolagine.
Chi ha avuto la grazia di conoscerlo sa che non tesso un facile e banale elogio funebre post-mortem, perché davvero questo Servo di Dio ha vissuto e testimoniato il Vangelo di Cristo attraverso tutta la sua vita.
Nato a Roma da genitori santi, i genitori Ulisse Amendolagine e Lelia Cossidente sono stati introdotti dalla Chiesa verso il cammino della canonizzazione, diventa giovanissimo Carmelitano Scalzo.
Non si stancava di raccontare la storia della sua vita e la bellezza della vocazione sempre con garbo, quasi sottovoce, ma con una potenza che non poteva lasciare indifferenti. Quella potenza che lo Spirito gli donava durate la Santa Messa e nelle omelie che infiammavano i cuori. Aveva davvero il dono della parola.
Oggi lo vogliamo ricordare nel Santuario di Jaddico, dove ha trascorso alcuni anni e dove ha lasciato per sempre la traccia del suo passaggio. È come se la Via Appia lo avesse portato da Roma a Brindisi come pellegrino.
Ha amato questo luogo forse più di chi lo considera “proprio”. È come se l’incontro con lo sguardo della Madonna dipinto sul Muro lo avesse innamorato e fatto suo da subito…e per sempre.
Durante gli anni vissuti a Jaddico ha dato il suo prezioso contributo per rendere il Santuario più vivo nell’azione pastorale, è bello ed è giusto ricordare le molteplici iniziative da lui cominciate e che ancora esistono.
Prima fra tutte il mensile del Santuario “il Ventisette” (chiamandolo così per il pellegrinaggio mensile che in quel giorno si compie da Brindisi a Jaddico).
Durante il mese di Maggio iniziò “Un’ora con Maria”, la preghiera serale del Rosaio in Santuario con meditazioni e canti anche da lui scritti e composti.
Ha commentato gli episodi evangelici delle vetrate del Santuario (accessibili dal sito www.jaddico.it).
Introdusse il canto della Salve Regina alla fine della Messa del Sabato sera, riprendendo l’antica tradizione del Carmelo.
Volle la benedizione delle scarpette e delle mamme incinte il giorno della Epifania. La pioggia di rose la sera dell’assunzione di Maria.
Con un grande sforzo si adoperò per riportare alla luce la fonte dell’acqua della Madonna. Acqua che la Santa Vergine indicò a Teodoro D’Amici come miracolosa. Ottenute con caparbietà le autorizzazioni, trovò un gruppo di benefattori e riuscì a costruire la bella fontana sul piazzale del Santuario che ora fa parte integrante di chi arriva pellegrino.
Si dedicò alla cura pastorale delle tante persone con catechesi settimanali. Agli albori della tecnologia digitale fondò la prima pagina web su Jaddico e fino ad oggi non ha fatto mancare le sue meditazioni attraverso mail e messaggini quotidiani chiamati Scintille.
Rifuggiva con fermezza ogni tipo di lode o gli applausi, rifacendosi all’esempio e all’insegnamento di Santa Teresa di Gesù Bambino che del nascondimento e dell’umiltà fece la via (stretta e piccola) della santità.
Fu autentico Carmelitano Scalzo anche in questo. Così come l’accettazione delle avversità che spesso si affacciano nella vita fraterna, con sacrificio e obbedienza. Amando la Chiesa, il Papa e il Suo Ordine con grande e filiale amore (…di fronte allo sconcertante e disgustoso vociare di “cattolici” che si permettono di criticare e offendere il Santo Padre Francesco ripeteva “vergogna! Noi non amiamo quel Papa, ma IL Papa!).
Viveva in una semplicità disarmante ed era sempre accogliente verso tutti. Tutti! Amava donare piccole immagini della Madonna e dei suoi genitori, oppure gli Scapolari della Madonna del Carmine a chi lo avvicinava per cercare conforto. Dietro la sua lunga barba bianca (residuo degli anni vissuti in missione in Africa) che poteva quasi mettere imbarazzo, c’era sempre un sorriso e degli occhi vispi e intelligenti che davano pace. Che ricordavano ai cristiani di dover essere lontani dal pettegolezzo e dalla disarmonia, dal compromesso delle mezze misure, dalla presunzione di sentirsi arrivati a “giusti”.
Il suo spirito “libero” non lo allontanò mai dalla priorità della vita conventuale e comunitaria, e con i limiti umani che appartengono a tutti, viveva a testimoniava con gli altri frati la scelta di donarsi con tutto il cuore a questa famiglia iniziata da Santa Teresa, nella perenne orazione e nell’azione apostolica al servizio della santa madre Chiesa.
Conservo un’ immagine di lui… la mattina all’alba mentre cammina sul viale, dove ora è stata collocata la via crucis, con il Rosario in mano e lo sguardo fiero e libero di chi ha incontrato veramente Dio e pensa i modi “nuovi” di poterlo raccontare agli uomini.
Padre Raffaele è stato un dono della Madonna per il Santuario di Jaddico. Non è mai stato dimenticato e non lo sarà mai per le tante opere e iniziative che avviò e che restano, ma ancora di più resterà la gratitudine di aver avuto in mezzo a noi, per troppo poco tempo, un sacerdote che, arrivato da “straniero” è diventato figlio, fratello e “servo” di questo luogo e, come conviene a chi sceglie la santità, è scomparso senza rivendicare nulla e senza aspettarsi elogi.
Padre Raffaele ha concluso il suo bel pellegrinaggio terreno. Il Signore che ha servito e la Vergine Maria che ha amato e che ha insegnato ad amare lo accolgano nella Pace Eterna riservata a coloro che, hanno vissuto la “piccolezza” per il Vangelo.
Il ricordo diventi preghiera nella certezza della “comunione dei santi”.
Grazie caro e prezioso padre Raf!”,
“…così parlandoci in Gesù e attraverso Gesù non saremo più lontani,
saremo vicinissimi e la nostra vicinanza non sarà semplicemente immaginaria,
ma sarà reale vera palpitante e viva…”
Da una lettera di Ulisse al figlio Raffaele
Davide Gigliola
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