BRINDISI – “Il gasdotto Tap è entrato in funzione da più di quattro mesi, ma dei ristori dovuti ai territori salentini per la ferita ambientale e paesaggistica inferta dall’opera, ancora non c’è traccia. Un ritardo inaccettabile, di cui chiederemo conto ai vertici delle società Tap-Snam nell’audizione che abbiamo richiesto in I Commissione, per un confronto con gli assessori Regionali al Bilancio e allo Sviluppo economico, i presidenti delle Province di Brindisi e Lecce, e i sindaci dei dieci Comuni salentini interessati dal tracciato del gasdotto”. Lo affermano i consiglieri regionali Paolo Pagliaro, Luigi Caroli e Antonio Gabellone.
“Un’opera che ha richiesto quattro anni di lavori, realizzata nonostante le proteste della popolazione – aggiungono – contraria non solo per ragioni di difesa dell’ambiente e del paesaggio, ma anche di sicurezza pubblica, dal momento che il gas infiammabile compresso passa attraverso una condotta interrata a soli dieci metri di profondità sotto la spiaggia. Il Tap è una cicatrice lunga 63 chilometri che solca una fetta di Salento, con punto d’approdo nella marina di San Foca di Melendugno, località a forte vocazione turistica. A titolo di risarcimento, le multinazionali Tap-Snam avevano annunciato ristori per 50 milioni di euro, cifra che si è poi dimezzata e che risulta del tutto inadeguata rispetto all’impatto ambientale dell’opera e ai profitti economici che ne derivano. Un indennizzo di appena 25 milioni è inaccettabile. Ma al danno si aggiunge la beffa, perché dopo quattro mesi di piena operatività, i ristori restano una chimera. Chiediamo investimenti infrastrutturali che integrino le risorse messe a disposizione da Tap e Snam con quelle del Recovery Fund e del Just Transition Fund, per realizzare un piano di risanamento ambientale e di riforestazione del territorio salentino, orma in via di desertificazione, e per produrre rilevanti ricadute in termini sociali, economici e occupazionali. Pertanto, urge un intervento deciso e risolutivo da parte della Regione, che alzi la voce con le multinazionali Tap e Snam e con il Governo nazionale per sollecitare un piano d’investimenti congruo, da condividere con tutti gli enti territoriali interessati dal gasdotto. Non briciole ma un indennizzo dignitoso per una ferita che mai potrà comunque essere risanata”.
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