MESAGNE – È proprio vero quando si dice anno nuovo, vita nuova. Almeno così sembra valere per il centrosinistra brindisino che conclude il suo 2013 con una gran voglia di cambiamento. A testimonianza di questo ci sono le recenti fibrillazioni della maggioranza guidata da Mimmo Consales nel capoluogo e il rimpasto di fine anno di Franco Scoditti, sindaco di Mesagne. La vicenda mesagnese, in realtà, si trascina da quasi un anno, con colpi di scena e retromarce a ripetizione: basti pensare alle dimissioni del primo cittadino, risalenti all’aprile scorso e rientrate dopo pochi giorni, per avere il polso della legislatura presieduta da Scoditti.
Un altro scossone, il sindaco, lo aveva ricevuto meno di un mese fa quando l’allora assessore alle attività produttive e ai lavori pubblici, Gino Vizzino, aveva annunciato le sue irrevocabili e polemiche dimissioni. Da quel momento le critiche e i mal di pancia di cui già soffriva l’esecutivo, in questi anni più volte attaccato dall’interno e dall’esterno, sono esplosi e la crisi istituzionale è divenuta, per l’ennesima volta, l’argomento principe dell’agenda politica della città. Il profumo di rimpasto di deleghe e assessori ha impregnato l’aria di Mesagne in questi giorni al pari di quello dei panettoni e dei pandoro finché, dopo gli incontri istituzionali del primo cittadino coi gruppi e i partiti che sostengono la maggioranza, non si è giunti alle conclusioni: come un mister di una squadra di calcio, Scoditti ha fatto accomodare in panchina Walter Zezza, assessore con varie deleghe tra cui le politiche giovanili, e Maria De Guido, veterana, nonostante la giovane età, del panorama politico cittadino, prima in Rifondazione Comunista, ora in Sel, assessore alla cultura e ai beni monumentali.
I nomi dei sostituti, anche quello di colui che prenderà il posto di Vizzino, non faranno mancare una buona dose di discussioni: non certo per il profilo personale dei neoassessori in pectore quanto per le conseguenze politiche che queste scelte potrebbero portare. Il posto di Maria De Guido dovrebbe essere preso da Gianfrancesco Castrignanò, consigliere comunale di Noi Centro: questa scelta non andrebbe bene proprio all’ex assessore, e compagno di partito di Castrignanò, Vizzino che potrebbe optare col suo gruppo per una sorta di appoggio esterno all’esecutivo. Il valzer di deleghe porterebbe con sé anche una sostanziosa novità nella giunta: la presenza di due “tecnici”. Giancarlo Canuto, vicesindaco in quota Sel, perderebbe la delega al bilancio in favore di Carlo Caforio, avvocato tributarista, e le attività produttive, in mano di Vizzino fino a un mese fa, passerebbero all’ingegnere Giorgio La Sala, amministratore della società Stc.
Queste le intenzioni di Scoditti: ora bisognerà vedere cosa ne pensa il consiglio comunale, la cui riunione è prevista per la metà di gennaio. La posizione politica di Sel, prima delle scelte del sindaco, è stata espressa in consiglio dal capogruppo Pompeo Molfetta: Sel ha dato mandato al primo cittadino di cercare le soluzioni per risolvere la crisi e rilanciare l’azione dell’esecutivo, rimettendo nelle sue mani le deleghe dei propri rappresentanti in giunta. Scoditti, da par suo, ha accettato di buon grado l’invito del capogruppo depotenziando fortemente il partito di Vendola che, oltre a perdere un posto in giunta, quello di Maria De Guido, si è visto anche sottrarre una delle deleghe più pesanti, quella al bilancio, conservata per tre anni e mezzo dal vicesindaco Canuto.
«Cari amici e concittadini, confermo di non essere più assessore. Ringrazio chi in queste ore, e in questi anni, mi ha espresso stima e talvolta anche grande affetto. Il mio impegno politico, ormai ventennale e oggi privo solo di una funzione, quella amministrativa, che ho assolto con spirito di servizio e senza riserve di energie unicamente in favore della Città, continua. Farò tesoro, soprattutto, degli insegnamenti che ho appreso dalle tante, meravigliose persone incontrate nel corso di questa esperienza, difficile e affascinante al tempo stesso».
Questo il commento dell’ex assessore alla cultura che non ha recriminazioni né rimpianti, guardando indietro a questi quasi quattro anni di amministrazione. Bisognerà vedere cosa ne pensa il suo partito che si riunirà il 2 gennaio. Se le decisioni del sindaco saranno accettate, allora, probabilmente, il quadro politico di Mesagne, potrebbe restare immutato fino alla naturale scadenza della legislatura, primavera 2015, altrimenti bisognerà accelerare i tempi, giungendo a una rottura entro e non oltre il prossimo febbraio, limite massimo per sfruttare la finestra elettorale del maggio 2014.
Maurizio Distante
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