BRINDISI – Arrivano sul palco di Torre Regina Giovanna a dare il via, domani, al viaggio del Baccatani Wave, I Motel Connection. “Unitevi all’astronave dei pazzi” si legge sulle pagine del calendario 2014 di Trg alla pagina loro dedicata: saranno primi capitani del vascello della Regina che, quest’anno, promette cose dell’altro mondo. Pierfunk, bassista dei Motel Connection, si è abituato a non abituarsi e ha una sua ricetta per non annoiarsi nonostante la lunga carriera della band abbia raggiunto la doppia cifra.
I Motel Connection sono in viaggio da più di 10 anni. “Vivace” è la vostra ultima fatica. Come nasce l’alchimia per rinnovarsi ogni volta, per non essere uguali a se stessi?
«Suoniamo una musica che permette che la magia avvenga ogni volta. L’elettronica ha nel suo Dna la sperimentazione, lo spirito dell’innovazione, la contaminazione. Eppoi, facciamo musica per divertici: cambiamo direzione ogni volta che ci mettiamo agli strumenti, esploriamo strade e percorsi che ancora non conosciamo. Credo che il trucco sia tutto qua».
Rappresentate una piacevolissima anomalia nel panorama della musica d’autore italiana che si regge su una solida base di cantautori “classici”. Con i vostri ritmi riuscite a far ballare il pubblico e a offrire musica di qualità. Come si riescono a mescolare questi due livelli considerati, spesso, inconciliabili?
«I Motel sono composti da 2 musicisti e da un dj: questa formazione ibrida si porta dietro gli elementi distintivi dei nostri ruoli. Il dj, come figura musicale, è portato a far ballare la gente, noi introduciamo le linee di suono e i testi che fanno parte del nostro bagaglio musicale e del nostro vissuto, cercando di creare quell’alchimia di cui parlavo prima. Questo mix ci porta a essere quello che siamo».
Quali sono le novità di “Vivace”, per chi ancora non lo avesse sentito? Cosa porterete sul palco di Trg?
«Stiamo portando in giro uno show ancora più duro, più sudato, rispetto al passato. L’attitudine punk con cui ci siamo approcciati al disco non è strettamente legata al genere musicale quanto al mettere in discussione gli schemi imposti e a cercare nuove prospettive inedite e la riversiamo con energia sul palco. In questo senso, il live fa un passo oltre il disco: ci divertiamo a stravolgere i pezzi, a riarrangiarli. Nei concerti, ora, si possono vedere i veri Motel o, almeno, quello che siamo in questo momento».
Quanto conta e cosa significa la contaminazione nel vostro lavoro?
«Come dicevo prima, la contaminazione ce l’abbiamo nel Dna, la nostra storia, il nostro percorso, parlano per noi: abbiamo inciso le colonne sonore di due film (Santa Maradona e A/R – Andata e ritorno, ndr), da un nostro album sono stati tratti un fumetto e un videogioco, collaboriamo con scrittori, visual artist, musicisti di ogni genere e tipo. Col passare del tempo ci siamo aperti a ogni forma di arte e di sperimentazione come i Vertical Stage che ci hanno visti suonare sui balconi dei palazzi. Il format è stato esportato in tutta Europa e ci ha permesso di ampliare il nostro raggio di collaborazioni e, quindi, di contaminazioni».
Coi Motel Connection il concetto di “musicista” puro e semplice perde di significato, sembrate più un collettivo artistico-culturale che ruota attorno a voi tre. Quanto questa smaterializzazione concettuale influisce, se c’è, nel vostro lavoro?
«È fondamentale. Suonare, per noi, è il punto di partenza per fare altro. Fare un disco, suonarlo e portarlo in giro è uno schema passato, che non funziona più e che, per quanto ci riguarda, non ci interessa granché. Così facendo viene meno il dialogo col territorio e il musicista diventa una figura avulsa dal contesto in cui produce la sua arte. Bisogna, invece, mettere insieme delle prospettive diverse per avere una visione comune d’insieme. Chi rimane fermo agli schemi rigidi imposti resta imprigionato e si soffoca con le sue stesse mani».
Connection vuol dire, ovviamente, connessione? Qual è la vostra connessione col pubblico? Cosa devono aspettarsi a Trg?
«Noi nasciamo come club band ma il nostro obiettivo è sempre stato quello di portare il progetto fuori dai club per cercare di far evolvere il nostro sound: in questo solco si inscrivono le esperienze come i Vertical Stage o come le aperture dei concerti dei Depeche Mode che ci hanno permesso di esibirci di fronte a migliaia di persone in contesti enormi come gli stadi. Quello che accade in questi posti, che è quello che mi aspetto che accada a Torre Regina Giovanna, è qualcosa di unico e irripetibile: l’interazione tra suono elettronico e mondo analogico restituisce sensazioni indescrivibili».
Start: ore 23
Ingresso: 10 euro
BrindisiOggi
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