BRINDISI«Finito il tempo dei proclami e degli slogan populistici, ora è il momento di dare giudizi sui dati di fatto. La vicenda va affrontata con serietà e ponderatezza». Terminata l’estate, lasciate alle spalle le ferie, non si scherza più. Sembra questo il tono usato da Francesco Semeraro e Angelo Liuzzi, la rappresentanza sindacale unitaria dell’Edipower di Brindisi, per riprendere il discorso, mai interrotto, per la verità, incentrato sul piano di rilancio Edipower/A2A.
«A Brindisi – spiegano i sindacalisti – esiste la possibilità di salvaguardare 250 posti di lavoro attraverso un investimento che, di fatto, riduce le emissioni e l’impatto ambientale, introduce ulteriori opportunità occupazionali e partecipa in maniera attiva alla chiusura del ciclo dei rifiuti con l’utilizzo del combustibile solido secondario (Css) che, forse giova ricordarlo anche alla luce dei proclami a cui si assiste, è un combustibile, approvvigionato a filiera corta e non un rifiuto. Grazie ad esso non arriveranno rifiuti da tutta Italia e la quantità da utilizzare sarà, comunque, nella misura del 10% del combustibile necessario per il funzionamento di un solo gruppo».
Questo è quello che potrebbe essere, secondo Semeraro e Liuzzi. La situazione cui, invece, si assiste e lo scenario che si prospetterebbe sarebbero ben diversi. «Chi, dalla sua comoda poltrona, propone di chiudere la centrale e di occupare il personale nello smantellamento e bonifica del sito non sa, o fa finta di non sapere, che questo caso non è assimilabile a quello della Lng, nel quale non vi erano lavoratori stabilmente occupati. In quella situazione si è “solo” persa un’opportunità di occupazione. Qui si tratta del futuro di persone in carne e ossa che nella centrale Edipower hanno trovato fonte di crescita professionale e certezza per la serenità delle proprie famiglie. Un minimo di realismo farebbe capire che l’occupazione nella bonifica del sito altro non è che una foglia di fico dalla durata incerta e limitata».
Edpower e Lng, insomma, sono due pianeti differenti: uno reale in cui la gente lavora e fa vivere le proprie famiglie, l’altro avvistato come una meteora e, come una meteora svanito nel nulla. Affossare Edipower, lasciando il contentino della bonifica come mancia, insomma, significherebbe mandare all’aria centinaia di persone. «Inoltre, allo stato attuale, la centrale ferma costringe circa 100 lavoratori indiretti alla cassa integrazione o alla mobilità. Il piano di investimento di Edipower consentirebbe a queste persone di ritrovare occupazione stabile e di non finire nel circolo vizioso degli ammortizzatori sociali come è accaduto ai lavoratori Evc per i quali, a oggi, non vi è ancora soluzione definita».
La riflessione d’inizio autunno della Rsu dell’Edipower si conclude con un appello affinché il piano di rilancio sia finalmente operativo e non rimanga lettera morta sui documenti e nelle buone intenzioni degli attori in campo. «In uno scenario in cui non si intravede a Brindisi nessuna opportunità di sviluppo occupazionale, la Rsu auspica una gestione equilibrata della vicenda, che veda le istituzioni orientate quantomeno nella salvaguardia dell’occupazione esistente, coniugando occupazione e ambiente. Il piano di investimento Edipower/A2A lo consente!».
BrindisiOggi
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