Guerra tra procure: Dinapoli a giudizio davanti al Csm

BRINDISI – La guerra tra Procure in atto da tempo tra Brindisi e Lecce ha portato il procuratore capo del capoluogo messapico, Marco Dinapoli, a giudizio davanti al Csm. Dopodomani la sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura processerà Dinapoli, accusato di aver “ingiustificatamente interferito” nell’attività della Direzione distrettuale antimafia cui era stata trasferita l’inchiesta a carico di Giovanni Vantaggiato, autore reo confesso dell’attentato compiuto il 19 maggio del 2012 sotto i cancelli della scuola Morvillo-Falcone, costato la vita alla 16enne mesagnese Melissa Bassi.

Il magistrato è anche ritenuto responsabile di aver tenuto lo stesso “comportamento gravemente scorretto” nei confronti del gip di Lecce Ines Casciaro, “adoperandosi” per far escludere l’aggravante di terrorismo, alla base del trasferimento dell’indagine dalla procura di Brindisi a Lecce, decisa dal procuratore generale del capoluogo salentino, Giuseppe Vignola, qualche giorno dopo l’attentato.

In pratica, Dinapoli è accusato di aver richiesto la competenza del fascicolo riguardante la strage e, per raggiungere lo scopo, avrebbe fatto pressioni per escludere l’aggravante di terrorismo a carico di Vantaggiato che avrebbe portato il procedimento automaticamente a Lecce.  In particolare, a Dinapoli viene contestato di aver chiesto al Pg e al procuratore del Tribunale di Lecce, “al di fuori di qualsiasi competenza ordinamentale e processuale“, il “tempestivo inserimento” di alcune sue considerazioni sulla “pretesa insussistenza” della contestata aggravante di terrorismo nel fascicolo del pm per la convalida del fermo di Vantaggiato, destinato al gip che si doveva ancora pronunciare. Questo, se le presunte considerazioni di Dinapoli fossero state ascoltate e accolte, avrebbe fatto venir meno la competenza della Dda di Lecce, con l’effetto di far tornare l’indagine a Brindisi.

Altra accusa mossa al procuratore capo di Brindisi è di aver telefonato e inviato al gip Casciaro diverse email nelle quali, oltre a ribadire la sua tesi sull’insussistenza dell’aggravante di terrorismo, spiegava che la sottrazione della competenza al suo ufficio sarebbe stata vissuta come “una sorta di esproprio“. In questo modo il procuratore di Brindisi, sostiene la procura generale della Cassazione nell’atto d’incolpazione, ha compiuto una “evidente e reiterata interferenza” nell’attività dei magistrati di altri uffici giudiziari, “particolarmente grave” anche in considerazione dell’”allarme” suscitato nella pubblica opinione dall’attentato e si è reso responsabile di “comportamenti gravemente scorretti”, perché compiuti “al di fuori di qualsiasi schema processuale e ordinamentale” allo scopo di far escludere dal giudice la contestata aggravante di finalità terroristica e di “ottenere in tal modo la riassegnazione del procedimento”.

BrindisiOggi

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