Guadalupi: ” Il centrodestra prendesse esempio dagli avversari, il consenso non è un raccolta punti”

INTERVENTO/ La sconfitta del candidato del centrodestra al ballottaggio impone una riflessione sul progetto che aveva l’ambizione di determinare un nuovo percorso amministrativo per la nostra città. Ho scelto di non candidarmi e ho spiegato perché. Ora potrei dire che non mi sbagliavo, che ci avevo visto bene, che quel progetto aveva un macroscopico vizio di costituzione. Bene, non voglio consolarmi attribuendomi profezie andate a segno. Non mi sono candidato e lo rifarei perché credo che una coalizione spaccata, attraversata da personalismi spesso radicali, priva di coesione e obiettivi comuni, non abbia scampo. E non lo dico in funzione del solo risultato elettorale, ieri poteva andare diversamente e l’esito non avrebbe spostato di un millimetro le mie convinzioni. Una coalizione non può essere una somma di numeri, una squadra di mietitori sciolti che porta voti in dote e raggiunge l’obiettivo se la conta è sufficiente. Un progetto non si può reggere sulla “somma che fa il totale”. il totale deve essere fatto di altro, di idee allineate, di un progetto condiviso, sugli uomini che sanno interpretarlo e fare squadra. Ecco, il centrodestra non aveva nulla di tutto questo, era un’armata raccogliticcia simile più a un cartello elettorale che a una proposta forte e unitaria. Per questi motivi ho preferito saltare e rimanere fuori, e non ho dovuto aspettare molto perché il tempo mi desse ragione. Ma di una cosa sono contento: che la città abbia avuto abbastanza maturità per scegliere in modo netto, premiando una coalizione che ha saputo costruirsi e ricostruirsi dal passato, facendolo con molta discrezione, e che mi ha impressionato per l’entusiasmo e la capacità di crederci dei suoi protagonisti. Ecco dove c’è stata la differenza. Nel grado di passione comune, nella voglia di desiderare un risultato non solo come traguardo ma come punto di partenza, destinato a una stagione di rinnovamento. Non servono battitori liberi e ancor meno servono protagonismi che non ascoltano. Fa specie dirlo ma questo centrodestra farebbe bene a guardare al lavoro fatto dalla parte opposta, a creare un tavolo comune nel quale ciascuno si presenti senza supremazie e “licenze d’arroganza”, ma con la convinzione di partire dallo stesso punto, di valere la stessa cosa, di rinunciare a risentimenti personali. Si fa politica da adulti. Il progetto Cavalera ha perso perché non ha saputo comportarsi da maggioranza, perché si è sfilacciato nel momento in cui doveva mostrare compattezza. Se la macchina si affida agli individualismi allora è finita, si ferma ancora prima di partire. A Brindisi si è sprecata un’occasione, spiace dirlo, e la città ha risposto come poteva e come doveva. Spero che gli errori servano a far riflettere e che ora si proceda in direzione contraria per non perseverare. Occorre una regia comune per fare un’analisi serena di quanto è accaduto, senza risparmiare le responsabilità, col giusto rigore, e iniziare un cammino diverso nel quale si smetta di puntarsi il dito a vicenda motivando candidati, elettori e programmi. Brindisi ha lanciato un segnale chiaro alla sua storia. Governa chi ha una visione e sa fare quadrato attorno ad essa, la città la sa valutare e ripagare come merita, e il consenso non è più la raccolta punti del Mulino Bianco. Finalmente e grazie a Dio. Il dato positivo è proprio questo: un senso comune che distingue tra proposte e candidati. E che sembrava essersi perso per strada. Il centrodestra faccia tesoro di questa domenica nera, la cerchi nel calendario, e riprogrammi subito il suo futuro.

Pietro Guadalupi

Noi con l’italia

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