Gli omicidi della Scu : storie di soldi e di donne

BRINDISI- Sono 10 i delitti in cui sarebbero coinvolti i 18 indagati colpiti dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Lecce, Vincenzo Brancato, su disposizione dei pm Valeria Farina Valaori e Alberto Santacatterina: 4 omicidi, 4 tentati omicidi e 2 lesioni aggravate. Ogni reato nasconde una storia a sé eppure intrecciata con le vicende più o meno recenti della Sacra Corona Unita.

La gambizzazione di Claudio Facecchia, una delle due lesioni gravi, contestata a Massimo Pasimeni, Ercole Penna e Giuseppe Locorotondo e avvenuta a Mesagne l’1 settembre 1997, fu disposta per alcuni “sgarri” commessi da Facecchia. L’uomo fu prelevato, col sole alto in un giorno di festa, da un bar nel pieno centro di Mesagne, portato in campagna e sparato alle gambe con una mitraglietta Skorpion per alcuni debiti legati al contrabbando.

Antonio Molfetta fu ucciso da Massimo Pasimeni, Ercole Penna, Francesco Argentieri e Giovanni Colucci. Molfetta era detto “Toni Cammello” ed era considerato un confidente delle forze di polizia. Per questo doveva morire. Scomparve il 29 maggio del 1998 e il suo cadavere venne ritrovato l’8 ottobre successivo.

Nicolai Lippolis fu raggiunto a Bar, in Montenegro, da Marcello Cincinnato, Giuseppe Leo, Tommaso Belfiore, Antonio Epicoco ed Emanuele Guarini, i suoi killer. La sua colpa consisteva nell’aver infranto le regole dell’organizzazione. Lippolis spacciava senza consenso, assumeva sostanze stupefacenti, partecipava alla commissione di furti estranei al programma criminoso della Scu e infine ha rubato l’Audi 80 di Cincinnato. Troppo per continuare a vivere. Il suo cadavere venne ritrovato, dopo quasi un anno, nel dicembre del 2000.

Carlo Cantanna ha messo fine ai giorni di Tommaso Marseglia, il 22 luglio 2001 a San Vito dei Normanni. Marseglia si stava opponendo al controllo esercitato da Cantanna e dai suoi affiliati sul territorio di San Vito. Uscito dal carcere voleva riappropriarsi del suo territorio, per questo schiaffeggiò in pubblico Cantanna. Che non la prese bene. Il 9 settembre 2001 moriva a Brindisi Antonio D’Amico. Francesco Campana, in permesso premio, e Carlo Gagliardi lo portarono alla diga di Brindisi e gli spararono in testa con un fucile calibro 12. Perché? Perché era il fratello di Massimo, detto Uomo Tigre e collaboratore di giustizia. Anche una serata in discoteca può finire male.

Era il 31 maggio 2009, faceva già caldo. Tobia Parisi è un buttafuori presso la discoteca L’Aranceto di Rosa Marina. Carmelo Vasta e Carmelo Cavallo, incuranti della gente che affollava il locale, raggiungono Parisi. Cavallo gli spara più volte con una Zastava calibro 7,65 con la matricola abrasa.

Gli affiliati non disdegnano neanche il lavoro su commissione. La considerazione nell’ambiente aumenta e 10.000 euro per fare fuori Francesco Palermo non sono male. Antonello Rubino assolda Ercole Penna, Vito Stano e Francesco Gravina senior per eliminare Palermo, reo di aver intrattenuto una relazione sentimentale con l’ex moglie del fratello di Rubino. Il 20 gennaio 2010, in pieno giorno, sulla via per Sandonaci, in pieno centro abitato, gli sparano con un  fucile ma non riescono ad ucciderlo.

Franco Locorotondo, invece, ha rischiato la vita per una donna. Francesco Gravina junior, “Gabibbo”, e senior, “Chicco Pizzaleo” decidono che Locorotondo deve morire perché sta con l’ex moglie di Raffaele Gravina, fratello del “Gabibbo”. Penna acconsente. Gli sparano con una Skorpion e con un fucile da caccia in un negozio, in pieno giorno, ma Locorotondo non muore. Il 13 agosto, Locorotondo cerca di vendicarsi con una 7,65 ma non riesce nel suo intento. Il “Gabibbo” è solo ferito.

Vincenzo Greco, invece, stava per pagare per colpe non sue. Suo fratello, Leonardo, in carcere a Lecce avrebbe picchiato Antonio Campana. Ronzino De Nitto e Francesco Campana, il primo luglio 2010, si recano a casa di Greco e aprono il fuoco, colpendolo alla schiena e all’addome. Greco, fortunatamente, non muore. Queste sono le ricostruzioni dei delitti dell’operazione “Zero”. Uno spaccato recente della vita criminale nel nostro territorio.

Maurizio Distante

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