BRINDISI- ( da Il7 Magazine) Ha lottato sino alla fine con la stessa fierezza con cui per una vita intera ha indossato quella divisa di cui andava tanto orgoglioso, quella dei Leoni del San Marco, ma il Covid, il virus maledetto, questa volta ha avuto la meglio e Giuseppe non ce l’ha fatta. Padre di tre bimbi piccoli, marito amorevole, Giuseppe Tagliente, 45 anni compiuti lo scorso 17 novembre, è morto nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale Perrino di Brindisi dove era ricoverato da circa quattro settimane. Una lunga agonia consumata in un letto di ospedale lontano dai suoi affetti più cari, attaccato ad un tubo per l’ossigeno che gli consentiva a mala pena di respirare perché i polmoni da soli oramai non ce la facevano più. E’ quello che accade quando il Covid ti annienta e non ti lascia scampo , eppure solo un mese fa nessuno poteva immaginare quello che sarebbe accaduto. Giuseppe aveva contratto il Covid a fine febbraio mentre era in servizio presso la Polveriera di Mesagne, il Polo Manutenzione della Brigata Marina San Marco. Agli amici aveva riferito di essersi contagiato sul luogo di lavoro. A febbraio scorso, infatti, parecchi colleghi di Tagliente erano risultati positivi al Covid. E sembrava che nel Polo Manutenzione, quartier generale della Brigata San Marco fosse scoppiato un focolaio. I primi giorni Giuseppe era a casa a San Vito dei Normanni in malattia con qualche linea di febbre ma niente più. “Lo chiamai al telefono- racconta un suo amico e collega- mi disse che aveva la febbre ma che tutto sommato non si sentiva troppo male”. Giuseppe resta a casa con la sua famiglia sino a quando non comincia ad avere difficoltà respiratorie. Poi la corsa verso l’ospedale Perrino a Brindisi. Arriva al Pronto Soccorso sfiancato, è solo ma con il telefono continua a scambiarsi messaggi con la moglie e con i colleghi. “Era arrabbiato- dice ancora il suo amico- ad un certo punto io gli chiedo come va e lui mi risponde: sono al pronto soccorso da 30 ore, non ce la faccio più”. Giuseppe aspetta per un tempo interminabile il suo turno su di una barella del Pronto Soccorso, è positivo al virus, quello si sa ma i medici oberati di lavoro lo fanno attendere prima di visitarlo. Poi la decisione: Giuseppe deve essere portato all’ospedale Covid di Ostuni dove ci sono due reparti che seguono i pazienti positivi, ossia Medicina Interna e Pneumologia. E’ il due marzo quando Giuseppe comunica ai suoi colleghi di essere ad Ostuni e che la situazione è complicata ma sotto controllo. Quello sarà l’ultimo messaggio poi il silenzio. “Ho provato a richiamarlo qualche giorno dopo- dice l’amico- gli ho lasciato anche un messaggio su Whatsapp ma lui non l’ha mai visualizzato”. E’ tardi, le condizioni di Giuseppe sono peggiorate all’improvviso, i polmoni hanno ceduto ed i medici hanno deciso di trasferirlo con urgenza al Perrino di Brindisi. Qui il militare sarà ricoverato nel reparto di Terapia Intensiva in coma farmacologico, intubato. Giuseppe non si sveglierà più. La scorsa settimana i sanitari lo avevano sottoposto alla tracheotomia, evidentemente la situazione era oramai critica. Mercoledì , 31 marzo, è stato dichiarato il decesso. Giuseppe ora torna a casa ma sua moglie, Giusy e suoi tre bimbi non potranno riabbracciarlo più, neppure per l’ultimo saluto, perché, così come il protocollo vuole per tutte le persone decedute a causa del Covid, il feretro sarà restituito alla famiglia già sigillato. E’ una tragedia immensa per tutti, per i suoi cari che lo hanno amato, per la comunità di San Vito dei Normanni e per gli amici e i colleghi della Brigata San Marco. Giuseppe non soffriva di patologie pregresse e sino al momento in cui non ha contratto il virus ha goduto di ottima salute, in passato ha anche praticato sport, il ju jitsu. Ha sempre vissuto con passione il suo lavoro ed ha portato con orgoglio la divisa. Era sempre allegro, spiritoso e la vita per lui era ancora una strada tutta da percorrere. Oggi i suoi amici lo ricordano così sui social: “La vita di caserma è come quella quotidiana, condividi gioie problemi ed imprevisti con amici, fratelli. Oggi sono, siamo devastati dalla tua dipartita, convinti che ti saresti ripreso ! Le nostre risate, il falco lo stereo, …tuo cugino rimarranno per sempre nel cuore. Proteggi i tuoi cari e sorridi sempre anche dal cielo, che la terra ti sia lieve Peppino”. Ed ancora : “Ciao Giuseppe , grande amico e collega . Mi rimarrà impressa l’ultima chiamata che mi facesti qualche giorno fa , dove eri incazzato nero perché ti avevano lasciato 30 ore sulla barella al pronto soccorso. Non ci posso credere , ci mancherai”. Sul profilo facebook del Gruppo Nazionale Leone di San Marco Marina Militare, postando una foto in cui Giuseppe è sul podio dopo una gara di ju jitsu, scrivono : “Una triste notizia ci colpisce ancora, l’autista del San Marco in servizio a Mesagne, Giuseppe Tagliente, dopo aver combattuto per diverse settimane con il Covid ha dovuto arrendersi, dandogliela vinta . Noi vogliamo ricordarlo così sul podio del vincitore. A nome di tutti, ci stringiamo alla famiglia in questo momento di profondo dolore”.
La morte di Giuseppe Tagliente arriva come uno schiaffo, improvviso, inaspettato, terribilmente doloroso, come la morte di tante altre persone che in questi giorni si continuano a raccontare attraverso le pagine della cronaca. Fanno tutte male. Mercoledì 31 marzo, il giorno in cui ha perso la vita Giuseppe in Puglia si registravano 43 decessi per Covid, un numero spaventoso che si va ad aggiungere a quello del giorno prima, 35. Il tasso di mortalità per Covid resta alto ed i reparti negli ospedali di Brindisi ed Ostuni rischiano il collasso. Gli esperti dicono che siamo nel pieno della terza ondata e che il picco durerà ancora qualche altra settimana. Questo nella speranza che si possa andare avanti con le vaccinazioni che al contrario procedono a rilento. In questo momento nella provincia di Brindisi è stato vaccinato solo l’11 per cento della popolazione, nello specifico su 400 mila abitanti sono state 47.276 le dosi di vaccino anti Covid somministrate, 33.725 prime dosi e 13.551 seconde dosi. Il dato delle prime dosi risulta così distribuito: il 35,3 per cento al personale sanitario, il 31,1 per cento agli anziani, il 24 per cento al personale scolastico e il 7,8 per cento alle Forze dell’ordine, 1,8 per cento altre categorie. Nella Brigata San Marco a Brindisi, dove Giuseppe Tagliente lavorava, le vaccinazioni stanno iniziando solo ora.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine
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