BRINDISI – Giancola, Villanova e Torre Guaceto fortemente inquinati, lo dicono le analisi di Goletta Verde.
I campionamenti delle acque pugliesi effettuate da Goletta Verde mostrano tre siti fortemente inquinati su 5 per la sola provincia di Brindisi. È quanto emerge dalle analisi a campione che, come ogni anno effettua Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente che verifica la qualità delle acque vicine alle coste.
Ne esce in generale una Puglia con una qualità migliore delle acque, sebbene non manchino i punti di maggior inquinamento. 9 i siti in tutta la regione ad aver superato le soglie massime delle cariche batteriche: le maggiori criticità si riscontrano alle foci di fiumi, torrenti e scarichi. A queste criticità, si aggiunge anche lo scorretto smaltimento degli olii esausti. Proprio per questo anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati (COOU) è stato partner della storica campagna estiva di Legambiente. Su 9 siti inquinati e fortemente inquinati, 3 sono in provincia di Brindisi: si tratta della foce del canale Giancola a Brindisi, dello sbocco del depuratore su via dei pioppo a Villanova di Ostuni e della foce del torrente Reale a Torre Guaceto.
I prelievi e le analisi di Goletta Verde sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente nei giorni 24, 25 e 26 giugno scorsi. I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli): sono stati considerati come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.
I prelievi e le analisi di Goletta Verde vengono eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente che anticipa il viaggio dell’imbarcazione a bordo di un laboratorio mobile attrezzato. I campioni per le analisi microbiologiche sono prelevati in barattoli sterili e conservati in frigorifero, fino al momento dell’analisi, che avviene nel laboratorio mobile lo stesso giorno di campionamento o comunque entro le 24 ore dal prelievo. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli) e chimico-fisici (temperatura dell’acqua, pH, ossigeno disciolto, conducibilità / salinità). Le analisi chimiche vengono effettuate direttamente in situ con l’ausilio di strumentazione da campo. Il numero dei campionamenti effettuati viene definito in proporzione ai chilometri di costa di ogni regione.
Brindisi ha la media più alta di siti fortemente inquinati rispetto alle altre cinque province pugliesi, 3 siti su 5. E se non ci si meraviglia per Giancola e lo sbocco del depuratore di Villanova, fa male leggere che il terzo sito fortemente inquinato è quello che riguarda Torre Guaceto, nel campionamento ottenuto alla foce del torrente Reale. Si l’inquinamento c’è proprio nella riserva naturale. Il paradosso, come ogni anno ormai, è che le acque contaminate sono quelle a ridosso dell’area “naturalissima” dove non è possibile fare il bagno per non alterare la flora e la fauna.
Torre Guaceto non ha pace da anni, la situazione si è complicata negli ultimi mesi. Dal settembre 2014, infatti, il canale reale riversa, a pochissimi passi dalla zona A della Riserva (quella incontaminata), gli scarichi dei depuratori. Un affronto alla natura e al percorso svolto dal consorzio di gestione e dai volontari per riprendere le redini di un paradiso naturale. Si sono susseguiti gli appelli di diversi volti noti della politica e della gente comune perché si chiudessero gli scarichi: è nato il comitato per la salvaguardia di Torre Guaceto, si sono svolti incontri, sit in di protesta, catene umane in cui l’unica richiesta avanzata era quella di salvare Torre Guaceto da un vero scempio ambientale. Dall’ottobre scorso si sono susseguite rassicurazioni, promesse di interventi e soluzioni celeri che, ad oggi, non hanno avuto alcuna realizzazione.
Agnese Poci
Una precisazione è d’obbligo…. canale reale non sfocia vicino alla zona A bensì in piena zona A. Per questo motivo lo scorso anno è stata proibita la pesca sportiva in zona C ma non quella professionale che in più occasioni, a causa di assenza di controlli, è stata effettuata anche in zona A proprio a ridosso dello sbocco di canale reale.