FRANCAVILLA FONTANA – Un viaggio che segna l’anima di chi lo affronta. Un Paese martoriato dalle bombe e dalla violenza, ma anche una terra che vuole riprendersi la pace per assicurare un futuro ai bambini. E’ la situazione attuale della Palestina. Raffaele Boiano, un volontario di ‘Assopace Palestina’, di origine romane, con la passione della fotografia, racconterà la sua esperienza a Gaza questa sera in una mostra/racconto “Racconti dai territori palestinesi occupati” alle 19.30 nell’atrio di Castello Imperiali a Francavilla Fontana. L’evento rientra nella programmazione degli eventi estivi di ‘Francavilla è…Estate’. La serata sarà moderata dalla giornalista Maria Angelotti.
In Palestina la stagione della raccolta delle olive sta per iniziare. Un evento che mobilita migliaia di palestinesi nei mesi di ottobre e novembre quando si raccolgono i frutti della terra per poi ricavarne olio, sapone e conserve. Una tradizione millenaria che per i contadini palestinesi è sempre più arduo riuscire a portare a termine. “Le notizie sullo stato di salute degli uliveti palestinesi non sono affatto confortanti – si legge nella nota stampa di Boiano – infatti dall’inizio dell’anno nella sola Cisgiordania, 7.272 ulivi sono stati divelti, danneggiati e bruciati dai coloni, protetti dall’esercito israeliano”.
Con l’avvicinarsi del periodo della raccolta, gli incidenti e le violenze verso i palestinesi e verso gli alberi di ulivi, spesso secolari, aumentano in maniera esponenziale: l’obiettivo è di costringere i palestinesi ad abbandonare la loro terra.
L’OCHA-Opt stima che circa 90 villaggi in Cisgiordania hanno gli uliveti nei pressi di 55 colonie e vamposti. Per il quarto anno consecutivo ‘Un ponte per…’, il ‘Servizio civile internazionale’, ‘Assopace Palestina’ e la ‘Rete Ipri’ promuovono il progetto ‘Interventi civili di pace in Palestina’, un percorso di accompagnamento di volontari internazionale a fianco dei contadini palestinesi durante il mese il mese della raccolta delle olive.
I volontari si sono uniti ai contadini per quattro settimane e sono presenti nei villaggi di al-Masara, di Bil.in e di Kafr Kaddum dal primo di ottobre. I loro compiti sono accompagnamento non violento alle terre, interposizione pacifica, monitoraggio delle violazioni dei diritti uomani, diffusione di articoli e video.
Un viaggio in Palestina raccontato attraverso le fotografie. Ci descriva in poche righe la sua esperienza
“Sono partito a ottobre come volontario a difesa dei diritti umani: il compito di tutti gli internazionali impegnati nella raccolta delle olive è fare da deterrente contro la violenza dei coloni, che spesso impedisce ai palestinesi che coltivano i terreni confinanti con gli insediamenti di raccogliere i frutti del proprio lavoro. Grazie al coordinamento dei comitati popolari di resistenza non violenta sono stato per un mese ospite della comunità di Al’Masara, un piccolo villaggio a sud di Betlemme.”
Una terra martoriata da bombe e violenza. Qual’è l’immagine che più l’ha colpita?
“I media ci raccontano la Palestina come una terra fatta di bombe e violenza. Invece è un posto che ogni giorno resiste pacatamente all’occupazione militare, in una sorta di quotidianità fatta di accettazione e sopportazione dei soprusi. Mi ha stupito incontrare ragazzi di venti anni come Wajdi Yaeesh che hanno cambiato la propria vita e, da studenti modello proiettati ad emigrare in Europa grazie a una borsa di studio, hanno deciso di restare in Palestina per lottare senza armi contro l’occupazione. La resistenza non violenta non viene mai menzionata sui media internazionali come se non facesse notizia, come se la vita di queste persone fosse meno importante rispetto a chi ha scelto l’ingannevole scorciatoia della lotta armata.”
Stiamo assistendo attraverso i media una situazione in Palestina agghiacciante. Vittime, donne e bambini. Esiste una speranza per loro?
“Monicelli nell’ultima intervista della sua vita ha detto che la speranza è una trappola, è una brutta parola, inventata da chi comanda per rimandare verso il futuro ciò che vogliamo oggi. La pace è l’unico futuro possibile sia per Israele che per la Palestina, perciò dobbiamo agire affinché la strada verso la pace venga resa possibile. Gli sforzi dell’ANP per fare in modo che l’ONU riconosca la Palestina come stato membro a tutti gli effetti e la roadmap del quartetto vanno in questa direzione, ma la comunità internazionale può fare molto di più: gli uomini e le donne che ho incontrato mi hanno sempre chiesto di non farli sentire soli; loro affrontano una quotidianità fatta di soprusi e violenze perché credono in un futuro migliore. Credo sia un nostro dovere morale alimentare la loro fiducia verso la pace con gesti concreti.”
Scelga una sua foto e la commenti…
“La costruzione che vedete nella foto è una scuola per i bimbi che vivono nella valle del Giordano, un’area che amministrativamente è considerata zona C dagli accordi di Oslo. Qui la vita è resa estremamente difficile dall’esercito israeliano che adducendo motivi di sicurezza può demolire case, cisterne d’acqua, strade e tubazioni (cfr. report UNOCHA). Per questo motivo quando l’ONG italiana “Vento di Terra” ha deciso di costruire una scuola, lo ha fatto usando fango e copertoni esausti: qualora fosse demolita, è facile da ricostruire. In quel posto del mondo costruire una scuola significa offrire un futuro a tutti i bimbi che vivono in delle condizioni estreme. Costruirla sapendo che verrà demolita e dovrà essere ricostruita è qualcosa di sorprendente.”
Ritornerebbe in Palestina?
“Certamente, anche se non è detto che mi sarà permesso: alcuni dei volontari italiani che erano con me per la raccolta delle olive sono stati espulsi dallo stato di Israele che, evidentemente, non gradisce che degli internazionali possano documentare cosa avviene in Cisgiordania. Io stesso sono stato interrogato in aeroporto per quasi 5 ore e dubito che mi sia concesso il permesso di entrare nuovamente in Israele anche se non ho commesso alcun reato (ci mancherebbe!).”
Raffaele Boiano di formazione etno-antropologica, si occupa di comunicazione digitale come experience designer e architetto dell’informazione. Fondatore dello UX book club di Roma, ha lavorato fra l’altro per venere.it, per la Mostra del Cinema di Venezia, per un gruppo bancario e per un fondo pensione. È intervenuto come relatore al Summit italiano di architettura dell’informazione e allo European Information Architecture Summit. In qualità di volontario per i diritti umani è impegnato con Assopace Palestina, con l’associazione Un ponte per e con il Servizio civile internazionale nel testimoniare le violazioni dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati.
Maristella De Michele