Furti in Geriatria: “l’infermiera per rubare i pannoloni non cambiava i pazienti”

BRINDISI- (Da Il7 Magazine) L’infermiera, le assistenti domiciliari, il volontario e il gioielliere, per gli investigatori della squadra mobile di Brindisi sarebbero loro gli autori dei furti messi a segno all’interno del reparto di geriatria dell’ospedale Perrino di Brindisi. L’indagine partita dieci mesi fa si basa su intercettazioni ambientali, telefoniche e riprese video che in qualche modo racconterebbero le abitudini di questi cinque soggetti pronti ad approfittare della debolezza altrui pur di “ottenere l’ingiusto profitto”. Tutto parte lo scorso luglio da una serie di denunce presentate proprio dalle vittime, pazienti ricoverati nel reparto di geriatria dell’ospedale Perrino che lamentavano di aver subito il furto di fedi nuziali, orologi e bracciali durante la loro degenza. Furti che per settimane e mesi si sono ripetuti in modo ciclico e sistematico lasciando intuire che l’autore o gli autori potessero solo essere persone interne alla struttura ospedaliera o assidui frequentatori.

Sedici stanze tante ve ne sono nel reparto preso di mira, sedici stanze dove la gente ricoverata ha un’età media che si aggira tra i 70 e gli 80 anni, persone spesso non autosufficienti, fisicamente ed emotivamente debilitate a tal punto da non essere in grado in alcun modo di difendersi. Chiunque abbia approfittato di questo lo ha fatto con la consapevolezza di poter agire indisturbato. Il reparto di geriatria è stato disseminato di telecamere nascoste, le utenze telefoniche messe sotto controllo. Le intercettazioni e le immagini svelerebbero la presenza di un’infermiera, in particolare, che ogni giorno entra ed esce con delle buste e al termine del turno lavorativo incontra un gioielliere, a cui consegnerebbe talvolta fedi nuziali, talvolta bracciali, in un caso anche un anello con un solitario che poi riescirebbero a piazzare sul mercato per poche centinaia di euro. Preziosi, ricordi di una vita svenduti per un pugno di monete. Ma le indagini svelerebbero qualcosa di inaspettato, i preziosi non sarebebro solo gli unici oggetti che l’infermiera porta via dal reparto di geriatria. Le buste, spesso ingombranti, che escono dal reparto conterrebbero pannoloni per l’incontinenza, traversine di plastica, farmaci e integratori, tutti sottratti dalle scorte del magazzino che ogni reparto dell’ospedale ha a disposizione dei degenti. E’ così che nell’inchiesta oltre all’infermiera e al gioielliere si aggiungono altri tre soggetti: due assistenti sanitarie a domicilio e un volontario di un’associazione che dispone di un’ambulanza privata per il trasporto di malati. E’ sempre luglio 2017 quando nel reparto di geriatria dell’ospedale Perrino di Brindisi i pazienti lamentano la mancanza di traversine e farmaci, una storia che si ripete anche nei mesi successivi. Le scorte non bastano e a più di qualche degente il personale ospedaliero dice di portare da casa i farmaci di cui avrebbero bisogno. Scoppia il caso ma nessuno lo collega ai furti dei preziosi almeno sino a quando le intercettazioni rivelano che proprio quella infermiera monitorata dagli investigatori dopo le ore di lavoro incontra talvolta le amiche assistenti, talvolta il volontario per consegnare il materiale sanitario. Le assistenti sanitarie a domicilio non comprano i farmaci, non c’è bisogno di acquistare “l’enterogermina” perché tanto ci sarebbe lei, l’infermiera che dopo il turno pomeridiano gliela rifornisce. Il materiale sanitario sottratto dal reparto, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, a differenza dei gioielli, non sarebbe stato rivenduto ma semplicemente consegnato all’associazione, che fornisce servizi sanitari, per rimpinguare le scorte. Insomma un’opera di bene. Calzari, farmaci, integratori, traversine e pannoloni per incontinenza che dai magazzini dell’ospedale passerebbero a quelli dell’associazione. Che poi le scorte a farle bastare per entrambi ci vuole poco, dicono, come nel caso dei pannoloni: un paziente “piuttosto che essere cambiato sette volte al giorno, se si fa addosso, può essere cambiato tre volte al giorno”.

Le cinque persone presumibilmente coinvolte in questo giro di furti tra gioielli e materiale sanitario sono al momento indagate a piede libero. Gli episodi contestati negli atti giudiziari sono undici, e i capi d’accusa due, perché due sono i filoni d’indagine. Il primo a carico dell’infermiera e del gioielliere che “con il medesimo disegno criminoso cercavano di ottenere ingiusto profitto”. L’infermiera quale esecutore materiale, con il concorso del gioielliere che metteva a disposizione la propria attività per ricevere la refurtiva,si legge negli atti, si impossessava di vari monili in oro tra cui fedi nuziali, altri anelli e collane con ciondoli che sottraeva a diversi pazienti di volta in volta degenti presso il reparto di geriatria dell’ospedale Perrino di Brindisi. L’accusa di furto è con l’aggravante di aver approfittato di circostanze di luogo (nelle camere di degenza dei pazienti), di persona (per l’età degli anziani li ricoverati) e di tempo (presumibilmente approfittando dei momenti del riposo degli anziani) tali da ostacolare la pubblica e privata difesa.

Il secondo capo d’accusa è sempre a carico dell’infermiera e di altre tre persone: due assistenti domiciliari e un volontario di un’associazione che gestisce il trasporto privato in ambulanza. I quattro, una come esecutrice materiale (l’infermiera) e tre con concorso morale, si legge negli atti, per aver commissionato e ricevuto la refurtiva si sarebbero appropriati di farmaci, integratori alimentari e di materiale ospedaliero di vario genere tra cui calzari, pannoloni per l’incontinenza urinaria degli adulti, le cosiddette traverse. Anche qui c’è l’aggravante, l’aggravante per aver commesso i fatti su cose destinate a pubblico servizio e in violazione dei doveri inerenti ad un pubblico servizio.

Al momento l’infermiera continua a prestare servizio all’interno del reparto di geriatria dell’ospedale Perrino di Brindisi, in quelle stesse stanze dove sarebbero avvenuti i furti. L’azienda sanitaria locale, la Asl, non ha adottato alcun provvedimento perché non è stato ancora notificata alcuna informativa da parte del Tribunale di Brindisi, in assenza di questo atto l’azienda ufficialmente è all’oscuro di quanto è accaduto nel reparto del suo ospedale.

In tutta questa vicenda resta un punto oscuro, dicono gli investigatori, le modalità con le quali sarebbero stati messi a segno i furti dei preziosi. Nelle dichiarazioni all’atto della denuncia ciascuna vittima ha raccontato di essersi accorta del furto dopo aver dormito profondamente e che al risveglio di essersi sentita intorpidita con una sensazione di freddo sul viso. Ogni paziente derubato ha raccontato le stesse sensazioni tanto da indurre gli investigatori a sospettare che sia stato utilizzato qualcosa per indurre i pazienti a dormire o a renderli inermi ma questo non è stato provato in alcun modo e restano solo sospetti e sensazioni delle vittime.

Lucia Pezzuto per Il7 Magazine

7 Commenti

  1. Non capisco perché anche se condannata l’infermiere lavora. Spero che non torna più a Lecce. fatto soltanto danno rubo €5000 a un cinese su un evento al 118

  2. L infermiera che lavora a Brindisi la si conosce molto bene non capisco e stata licenziata a Lecce con un procedimento penale e lavora a Brindisi dove il vizio di rubare non se lo a tolto in vece di licenziata l anno trasferirà in medicina complimenti alla direzione sanitaria controllate li la fedina penale

  3. L infermiera dei furti è stata indagata e licenziata asl Lecce per aver lasciato il suo posto di lavoro al ospedale e fare terapia nelle ore lavorative terapia domiciliare fu beccata dai Nas e licenziata

  4. Ma come vi permettete di infangare una categoria come la nostra? Gli addetti al giro letti non sono infermieri… ma OSS!!! Lo capite o no????

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