FRANCAVILLA FONTANA – L’avventura dell’ex assessore della giunta Della Corte di Francavilla Fontana, Francesco Fumagalli, nel neonato Nuovo Centro Destra è durata appena 2 mesi. Fumagalli, come Mimmo Bungaro e Antonio Andrisano prima di lui, tutti provenienti dall’area del centrodestra, cosiddetto, tradizionale, hanno deciso di interrompere il cammino appena intrapreso per motivi che egli stesso spiega in un comunicato pubblicato integralmente di seguito.
«Con questo scritto, questa volta non in stile “dolce stil novo”, intendo rappresentare all’opinione pubblica, che molto spesso non riesce a comprendere le dinamiche politiche che avvengono all’interno di un corollario, quello della politica, la mia più chiara e coerente ultima scelta, quella di abbandonare un nascente ma a mio avviso compromesso già in partenza percorso, quello dell’NCD. Poteva essere un progetto appassionante e coinvolgente, a cui fin dall’inizio io ho fortemente ed ingenuamente creduto, ed al quale ho sempre anteposto la mia più netta disponibilità, cosa chiara a molti, se esso avesse avuto come unico compimento, quello del raggiungimento dell’accordo senza se e senza ma, con il candidato più suffragato delle primarie del centro destra sviluppatesi democraticamente nel novembre 2013. Invece durante il suo iter si è trasformato in un sogno da incubo pieno di persone che pensavano di sapere tutto e purtroppo è tutto quello che sanno. Ora se ne escono con la mitologia greca, secondo cui l’astuto Ulisse ha mandato non uno, ma due o più cavalli di troia in avanscoperta, e per loro pubblica ammissione, costoro sono riusciti ancora una volta a farsi aprire le porte della città e a depositare dentro le mura il mitico cavallino cavo ma empio. E come gli sciocchi troiani di 2.600 anni fa, molti autoctoni , a loro dire, ci sono cascati e lo hanno lasciato entrare. Anzi, lo hanno accolto, coccolato, idolatrato e inneggiato come «una risorsa» mandata dagli dei, dei che come si carpisce in questi ultimi periodi, spaesati sul da farsi e scevri da condizionamenti o rinnegamenti per i dardi scagliati con veemenza sino a pochi mesi orsono, vogliono cercare di farli accomodare in un centrodestra costituito da più anime difformi, contro tutto e tutti. Tanto che quei poveri “accecati” ex compagni delle lavine sponde, nemmeno si sono accorti che il cavallo di troia se lo stavano costruendo con inopportune scelte, addirittura con le proprie mani, nel proprio interno.Ma questa è una altra storia. Ai posteri l’ardua sentenza, quella di maggio 2014.
Pur non essendomi chiaro ancora ad oggi, chi ha avuto il ruolo di Epeo, Sinone, ed Agamennone, l’epiteto di “cavalli di troia” impudentemente assoggettato gratuitamente ad alcuni, solo perché non condividevano un percorso che aveva come unico fine, secondo fantastici ed articolati piani di qualcuno, quello di far confluire tutto il neogruppo NCD, nella coalizione di un candidato sindaco giovane che non era e mai sarebbe stato il mio o di qualche altro compagno di avventura, si è rivelato un progetto aberrante che in corso d’opera, poiché fermamente ostacolato nella sua celata realizzazione dalle reticenze di taluni, me compreso, ha deviato la sua rotta, verso la richiesta di far disputare in qualità di condottiero candidato sindaco della disfida elettorale, al loro “deus maximum”. Al chiaro diniego, e lo immaginavamo, la scelta partorita, è andata verso una certa infruttuosa oltre che inopportuna idea di scendere nell’arena politica, con un proprio condiviso candidato sindaco esterno, da ricercare in tempi brevi, per la futura competizione elettorale. Ero straconvinto che dopo otto lunghi mesi di ricerche a tal fine perpetrate infruttuosamente dall’ormai naufragato laboratorio nostrano, mai si sarebbe giunti all’individuazione di un povero dio oltre che agnello sacrificale, ed i tempi per individuarlo, ammesso che fosse stato individuato, sarebbero stati siderali e lunghissimi in contrapposizione con la partente campagna elettorale. Scelta a dir vero, non ritenuta plausibile in fase di proposta, neppure dal responsabile NCD per il Salento, al quale devo riconoscere schiettezza per aver espresso un forte disappunto netto verso questa idea scellerata, anche se poi, e posso anche comprenderlo, successivamente è stata da lui fagocitata, per un presunto bene comune. Come per dire che, per fare percorsi in politica miranti ad un obiettivo, tutte le scarpe vanno bene, senza tenere conto però della storia politica passata e recente di ognuno di noi, calpestando credo politico e perfino dignità personale, ma volendo agire nel solo fine di privilegiare interessi politici, turbe psichiche o preclusioni di qualcuno.
A queste condizioni per me alterate e dopo una partecipazione vissuta intensamente, convinto nell’unico obiettivo di rafforzare il mio centro destra senza divisioni o preclusioni alcune e determinato che l’alveo naturale del neo percorso era la costituzione dell’accordo col vincitore delle primarie di centrodestra coerentemente con le scelte politiche condivise con veri amici di percorso, purtroppo ho dovuto con fermezza e con altrettanta coerenza e convinzione, confermare la mia più ferma ed irrevocabile indisponibilità a proseguire nel progetto politico, in quanto non sussistevano più le condizioni ed i presupposti per continuare a credere in quel NCD che avevo immaginato, sposato e difeso sino all’ultimo, soprattutto contro tanti che evidentemente hanno voluto anteporre altre componenti strategiche alla sua stessa reale crescita.
Ma io sono sempre stato convinto che ci sarebbero state altre ingloriose circostanze nel corso della vicenda, vista la impossibilità a trovare in tempi brevi un candidato sindaco che accettasse questa missione suicida. Il tempo mi sta dando ragione, e del candidato di partito, si sono perse le tracce. Leggo invece che si è tornati indietro ad una vecchia idea, quella delle consultazioni tra candidati sindaci di altri partiti concluse con fughe in avanti fatte inopportunamente da un gruppo di giovani che ha già sancito l’ardua sentenza col nome, rispettabilissimo, del loro candidato sindaco, guarda caso quello che avevano scoperto in partenza e verso il quale, gli sparuti troiani volevano cercare di far approdare i lungimiranti achei. Come si suole dimostrare, avevo detto e visto giusto. Ho sempre pensato che la vanità e l’arroganza, accompagnate da spregiudicatezza, anche e soprattutto in politica sono le ambizioni del vanesio. E di tronfi evidentemente, anche a livello nazionale, nella politica traboccano. Si sa che durante le fasi preliminari per la creazione di un progetto nuovo, le schermaglie sono accese e sono scontate, ma non sarebbero mai dovute sfociare in alterchi. Esse servono a misurare le forze in campo prima che inizi davvero la partita. Invece nella ridda di riunioni e incontri susseguitisi a tal proposito nel periodo ultimo passato, nelle quali molto spesso e volutamente mi sono estraniato, e dopo aver assistito persino a quasi rissosi interventi non certo amorevoli tra presunti compagni di partito anche se di due correnti contrapposte, ho compreso da subito che vi era uno iato insanabile e chiaro mi era l’epilogo della stessa avventura. Pur tuttavia ho voluto assistere alla chiusura del poema, conscio del fatto che, quando un otre si rompe, si potrà provare a rimettere assieme i suoi pezzi, si potranno incollare i cocci in maniera maniacale, si potrà ridare la stessa forma primordiale, ma non sarà mai più lo stesso contenitore. Continuerà ad essere rotto. Inoltre indubbiamente all’interno, anche se dall’esterno non saranno visibili, le lesioni e le incollature rimarranno indelebili per sempre, presentando crepe più o meno tangibili e taglienti e la sostanza non sarà più la stessa. Noi tutti ed io in primis, abbiamo potuto dare all’argilla in fase di costruzione del progetto, prima che accusasse un colpo distruttivo, la forma migliore per il recipiente, ma sarebbe dovuto essere il vuoto al suo interno che avrebbe dovuto accogliere, raccogliere, contenere e preservare tutto ciò che volevamo. La vera realtà è che non siamo riusciti non solo a plasmarlo ma anche minimamente a colmarlo. E quando un oggetto si rompe, per mia forma mentis purtroppo diviene rifiuto indirizzato alla raccolta differenziata. Il paragone se vale per una amicizia troncata, per un rapporto lavorativo, deve valere per un presunto e di facciata fidanzamento politico, come quello tentato da due compagini differenti ma della stessa anima, a maggior ragione quando, le vedute al suo interno sono difformi e contrastanti. Per questo bisogna avere il coraggio di abbandonare una zattera che mai avrebbe preso il largo.
E’ inutile stare assieme per compassione, per tatticismi, per convenienza, alternando però invettive ed alterchi reciproci, misti giorno dopo giorno ad abbracci e baci, è inutile ipotizzare percorsi comuni migliori, sperando che dallo stesso contenitore fuoriesca come nelle favole, l’Aladino di turno pronto ad esaudire i tanti e frastagliati desideri difformi delle parti contendenti. Dal vaso ,” sic stantibus rebus” poteva solo uscire un drago dalla bocca fumante come molto spesso accaduto. La vita quotidiana insegna che ammesso che si fosse potuto arrivare ad una tregua, al primo litigio si sarebbe tornato da capo sulle vecchie posizioni, anzi forse acuite da tanta acredine ed acrimonia latente. In questo status quo, ove l’incompatibilità cogente è come l’acqua di un fiume che scorre senza arrestarsi mai, più vorrai ricostruire qualcosa, più lo vedrai sgretolarsi in variegati pezzi. Da questa ennesima esperienza mi resterà la convinzione di come, il vizio di usare la pelle dei più accondiscendenti ma convinti e meno vanitosi, nelle battaglie politiche è sempre di moda, in presenza dei politicanti di ieri, molti, e di quelli del cambiamento inneggiato oggi, a dir vero pochi. Basta accorgersene in tempo ed agire di conseguenza, scevri dal ferire qualcuno, ma consapevoli, come sempre lo sono stato, talvolta allertando il mio Ulisse condottiero al quale riconfermo stima e vicinanza, ed anche i miei 3 amici di avventura, che mai si sarebbe concretizzato quanto ipotizzato all’atto del nascente progetto.
Ai due achei ultimamente fortunatamente scampati alle grinfie di Polifemo, ed all’ultimo acheo rimasto ancora sull’isola dei ciclopi, intendo inviare un accorato invito che viene dal mio profondo animo, affinché anche loro possano in totale autonomia di pensiero, riscattarsi da una posizione risultata nel tempo non consona, che li ha visti in contrapposizione ed in non assonanza con quella cultura politica che li ha accolti, eletti, osannati ed elevati in questi ultimi anni. In particolare ad uno di loro, porgo i miei più sentiti ringraziamenti per aver difeso mediaticamente con un suo commento pubblico, una posizione lineare, coerente e antitroiana, quale è stata nella vicenda, la mia. E per concludere, al netto delle esternazioni formulate da un ex collega antagonista di progetto, al quale non intendo replicare per ovvie ragioni, voglio augurandogli successi elettorali di spessore, nonostante si sia erto ad unico portavoce di tutto e di tutti in una ultima occasione radiotelevisiva, atteggiamento che non ha fatto che rimarcare le mie chiare e manifestate preoccupazioni. Mi preme invece concentrarmi, sperando di essere compreso, per chiarire ad un neo-politico di ultimo pelo, che ancora ad oggi, con una avventura pubblica recente che oserei dire discutibile e sotto gli occhi dell’opinione sovrana dei cittadini, continua nell’esercitarsi in invettive orali e vergate sulla vecchia amministrazione, che, quando si usa la lingua per commentare o giudicare, sia pure su social network, se quest’ultima è usata in modo indecoroso, essa può essere assoggettabile ad uno sguaiato organo retrattile “turpi-fonico”, comandato dal cervello, qualora opportunamente lubrificato, che in presenza di turpiloqui gratuiti, evidentemente batte dove il dente duole e la sua funzione resterà per sempre ed inequivocabilmente quella di gustare i maccheroni, le patatine e la maionese o qualche grande mela, ma null’altro. E per finire una ultima citazione all’ Alcinoo dell’ultima ora distributore di patentini di identità ed integrità politica, cooperatore della “brutta pagina politica” del NCD a Francavilla, verso il quale difficilmente oserei proferire una invettiva, non fosse altro per l’amicizia ed i trascorsi politici estrinsecati insieme. Gli consiglierei amichevolmente di non essere la cassa acustica di qualcuno e di non esercitarsi in elucubrazioni circa presunte “intromissioni nelle vicende locali al fianco di amici che poi avrebbero dato a lui il ben servito” o sulle discutibili “entrate e repentine uscite degli amici miei di avventura ”, me compreso ed apripista dell’abbandono di una nave in tempesta, motivate da comportamenti altrui non certo corretti, pieni da “ipse dixit” e manifestate scelte già fatte a tavolino, altrimenti dovrei ricordargli quante inopportune fughe in avanti trasformatesi velocemente in un “fuggi fuggi” ha collezionato e quanti approdi su lidi diversi ha registrato in questa sua incoerente esperienza politica. E per il rispetto che ripongo per la nostra amicizia e scevro da “ritorni a casa con la coda tra le gambe perché non si è riusciti nel portare a termine operazioni politiche di bassissimo profilo”, come da lui citato, ma il riferimento è autobiografico, gli ricordo che ho militato nella ormai disciolta “La Destra” e quindi nessun ritorno alla casa madre, quella sua invece vecchia casa che oggi contesta, quella Forza Italia, che a lui ha dato tanto, da lui abbracciata, poi abbandonata, in un’estate riabbracciata e poi riabbandonata, tutto alla faccia della coerenza. I proclami trovano nella realtà il tempo che trovano, basta guardarsi intorno, e si capisce tutto. Lo invito veramente a voler credere ad un vero e proprio modo nuovo di intendere il centro-destra soprattutto locale, libero però da soggetti che per anni la hanno affossata e vilipesa per propri tornaconti da bottega. Avevate una possibilità ma l’avete mandata in fumo. Anche in politica come nella vita è opportuno essere fedeli ai propri valori ed idee. Io posso dire a testa alta di esserlo stato.
La mia netta presa di distanza dal NCD non sarà una rinuncia alla politica, bensì una scelta di proseguire in piena libertà, ma in assoluta coerenza e senza padroni,quell’iniziativa politica di cui c’è tanto bisogno nella nostra Francavilla ed avendo ancor più in corpo una ritrovata voglia di far politica per il bene della città, potendo fornire un supporto di idee pulite per il bene comune come sempre ho fatto».
BrindisiOggi
con ‘ste beghe da paesello e con tutto il rispetto ….ma vada a lavorare !
Questo scritto non è farina del tuo sacco.
Lavorare no, vero?
In un momento di difficoltà nel comprendere le dinamiche interne ai partiti, da noi poveri mortali, devo rappresentare senza ombre di dubbio che, pur non conoscendolo personalmente, ma dopo aver letto quanto sopra riportato, l’ex assessore di francavilla fontana ha avuto non solo la coerenza nella vicenda ma anche la lungimiranza di lasciare un percorso tortuoso prima che fosse tardi. A lui va dato il merito di essere stato il primo soggetto che non ha creduto nel neo gruppo che stava nascendo.