
INTERVENTO/ Nel silenzio assordante delle istituzioni sanitarie, la FP CGIL Brindisi lancia un allarme che non può più essere ignorato: l’Unità di Terapia Intensiva Neonatale (UTIN) dell’Ospedale Perrino sta collassando. Con essa, rischia di sparire l’intero punto nascita della provincia di Brindisi.
La matematica è impietosa: due soli neonatologi strutturati, di cui uno impossibilitato ai turni notturni, per un servizio che richiede presenza costante 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. Un’equazione impossibile che sta portando all’esaurimento anche i pochi professionisti rimasti, eroicamente in servizio oltre ogni limite sostenibile.
È paradossale che, mentre in altre province si inaugurano ospedali in pompa magna, a Brindisi si proceda allo smantellamento silenzioso di ciò che resta dei servizi materno-infantili fondamentali: UTIN, e a cascata potrebbe toccare al punto nascita di Ostetricia e Ginecologia. Dal 3 aprile, data della nostra ultima denuncia, nessuna risposta. Nessuna spiegazione. Nessuna assunzione di responsabilità.
La gestione dell’emergenza ha assunto contorni paradossali: l’ASL paga professionisti in pensione e medici da altre province con tariffe maggiorate, mentre non riesce ad attirare e trattenere specialisti con contratti stabili. Contemporaneamente, un concorso pubblico è stato bandito e concluso nel più totale mistero, senza che nessuno si degni di comunicarne gli esiti alla popolazione interessata.
Queste sono inefficienze amministrative che stanno determinando uno smantellamento silenzioso ma inesorabile dell’assistenza neonatale a Brindisi. Ciò che più colpisce è l’assenza di qualsiasi risposta da parte degli organi preposti.
La realtà dei fatti è questa: l’UTIN del Perrino – unica per tutta la provincia e tra le sole sei esistenti in Puglia – opera attualmente con soli due neonatologi strutturati, di cui uno impossibilitato a coprire i turni notturni. Per chi non ha familiarità con gli standard sanitari, è come guidare un’ambulanza con una sola ruota funzionante: un rischio inaccettabile quando in gioco ci sono le vite dei nostri neonati più fragili.
Per le madri brindisine, il messaggio implicito è devastante: “Per partorire, cercatevi un altro territorio.” Un messaggio indegno di una sanità pubblica che dovrebbe garantire equità di accesso e continuità di cura a tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo in cui vivono.
La responsabilità di questa situazione è chiara ed evidente: una direzione sanitaria che non ha saputo o voluto pianificare per tempo soluzioni a una crisi ampiamente prevedibile. Non stiamo parlando di un’emergenza improvvisa, ma di un lento deterioramento che occhi competenti avrebbero dovuto intercettare con largo anticipo. Chi doveva vigilare ha fallito nel suo compito fondamentale.
La FP CGIL Brindisi ritiene che sia giunto il momento di rompere questo muro di silenzio. Non possiamo più accettare che la salute di neonati, spesso prematuri o in condizioni critiche, e delle loro madri sia messa a repentaglio da una gestione sanitaria che non ha saputo prevedere e prevenire una crisi ampiamente annunciata.
Ci domandiamo come sia possibile che i vertici dell’ASL Brindisi non abbiano intercettato per tempo i segnali di questa emergenza. È lecito interrogarsi se chi ne aveva la responsabilità abbia considerato l’UTIN come un reparto di serie B, nonostante assista i pazienti più fragili e vulnerabili. Una gestione responsabile e lungimirante avrebbe dovuto pianificare con largo anticipo soluzioni strutturali, anziché affidarsi a rimedi emergenziali che aumentano i costi e riducono la qualità dell’assistenza.
La FP CGIL Brindisi è pronta a sostenere ogni iniziativa di mobilitazione civica in difesa dell’UTIN e del punto nascita. Perché in gioco non c’è solo un servizio sanitario, ma il futuro stesso del nostro territorio.
Quando un bambino non potrà più nascere nella propria terra, sarà l’intera comunità a morire un po’.
Il coordinatore alla Sanità FP CGIL Brindisi
Francesco Pollasto
Il segretario aziendale P.O. Perrino FP CGIL Brindisi
Valerio Aga
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