BRINDISI – (da il7 Magazine) Vietate le feste in tutti i luoghi al chiuso e all’aperto. Mentre i festeggiamenti conseguenti alle cerimonie, come matrimoni, battesimi e comunioni possono svolgersi con la partecipazione massima di 30 persone, nel rispetto dei protocolli e delle linee guida vigenti. Lo ha stabilito il nuovo Dpcm (Decreto del presidente del Consiglio dei ministri) varato il 13 ottobre, che ha disposto le nuove regole anti Covid per i successivi 30 giorni. Una disposizione adottata d’urgenza dopo l’aumento dei contagi per Coronavirus in tutta Italia, l’ultimo dato (del 14 ottobre) riporta 7372 positivi in un solo giorno, anche se i tamponi effettuati sono sei volte di più rispetto al mese di marzo.
Le nuove regole hanno messo in subbuglio interi settori economici, soprattutto nel sud d’Italia dove feste, matrimoni ed altre cerimonie smuovono davvero tanti soldi. In questo lembo di terra la scelta dei 30 invitati, sposi compresi e con tanto di fotografi, ha davvero rovinato la festa a chi stava per sposarsi nelle prossime settimane. Da un giorno all’altro sposi e i vari festeggiati hanno dovuto ridurre in maniera drastica gli invitati. L’entrata in vigore del decreto infatti è stato immediato. Centinaia di matrimoni rinviati in tutta la provincia di Brindisi, alcuni bloccati sino data da destinarsi, litigi tra gli sposi per scegliere i parenti e amici da invitare. Ma annullate anche centinaia di feste di compleanno e di laurea. Un intero settore economico, quello che gira intorno “ai festeggiamenti”, che negli ultimi mesi aveva ripreso fiato, è ricaduto nel baratro.
Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano chiede al governo di salvare almeno i matrimoni, quelli programmati sino al 31 ottobre, affinchè questi possano essere svolti rispettando le regole del distanziamento e senza ballo, ma non con limite degli ospiti. “Le Regioni hanno chiesto al governo di salvaguardare una serie di iniziative, in particolare i matrimoni – ha detto Emiliano durante la trasmissione Porta a Porta – Si può fare a meno di festeggiare una cresima e per qualcuno potrebbe essere comunque un dolore, ma un matrimonio che non ha un festeggiamento non è una cosa superflua. E’ un elemento fondamentale di un momento decisivo della vita, nel quale due persone si uniscono e hanno bisogno di avere vicino tutte le persone a loro care. Impedirlo è un colpo duro e si poteva evitare con un pò di prudenza”. Ora si attende la risposta del governo.
Intanto le attività commerciali, i negozi, i fotografi, i fioristi, le pasticcerie, i gruppi di animazione, le sale ricevimento sono nel limbo. “Questo decreto è scritto con i piedi – afferma Antonio Argentieri, storico proprietario di diverse sale ricevimento nella provincia di Brindisi – il governo dia regole ben precise. Qui non si capisce se in una sala si possano fare più banchetti da 30. Se il problema è il ballo allora lo si dica chiaramente. E poi cosa si intende per festa? Una cena con più persone, una cena dove si balla? Non è possibile lavorare con questa poca chiarezza. Vorrei capire cosa cambia tra un tavolo di 30 persone e uno di 50 se viene rispettato il distanziamento tra i clienti seduti”.
Argentieri sottolinea anche la questione della distinzione tra la grandezza delle sale. “Sarebbe stata più giusta una norma in cui i limiti siano previsti in base alla dimensione delle sale – aggiunge l’imprenditore – una cosa è certa a me hanno ridotto il numero di ospiti ma non le spese fisse da pagare così come le tasse che verso in base alla dimensione della mia struttura”.
Nell’agenda di Argentieri c’è la prenotazione nei prossimi giorni per tre matrimoni, ma tutti hanno il punto interrogativo. Così come sono ancora appesi i vestiti da sposa nell’atelier di Irene Miceli. Una sartoria artigianale nel cuore di Mesagne. “Dall’oggi al domani siamo ripiombati nell’incertezza – spiega Irene – stiamo ancora rimodificando i vestiti per le comunioni perché i bambini sono cresciuti in questi mesi, ed ora ci ritroviamo in questa situazione. Molti stanno annullando le feste, e molti clienti non vogliono più fare il vestito temendo di non essere più invitati. Per la prossima stagione poi è tutto bloccato. Il nostro business così si ferma”.
Nella stessa situazione anche Rossella Ruggiero, la titolare di un negozio di bomboniere e articoli da regole. Ha appena finito di confezionare dieci bomboniere per una laurea, la quantità si è immediatamente ridotta. “Capite bene la nostra difficoltà – dice la commerciante – un conto è fare cento bomboniere e un altro è farne 30. E poi c’è la questione dei regali, meno invitati meno regali da vendere. Io ora sto allestendo per il Natale ma a questo punto non so proprio cosa accadrà, intanto i fornitori dovranno essere pagati”.
Un effetto a catena, cade uno e cadono tutti. Queste sono solo alcune delle tantissime voci.
Lucia Portolano
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