BRINDISI – Non manca davvero nulla per fare di questo posto una discarica: un grosso cumulo di lastre di amianto, in pessime condizioni di conservazione, ma anche un televisore a tubo catodico rotto, lamiere arrugginite e sacchi neri dal contenuto sconosciuto. Purtroppo, però, non si tratta di un sito deputato allo scopo ma della pineta vicino a una delle stradine di accesso per la spiagge dell’ex Lido Poste, litorale a nord di Brindisi. La spiaggia vera e propria, ormai libera, si trova alle spalle degli alberi, quindi a pochi metri dalla discarica abusiva a cielo aperto.
Per arrivare sul mare da una delle stradine, in pratica, passare accanto ai rifiuti costituisce una tappa obbligata e, stando alle segnalazioni che giungono dai bagnanti, questa sarebbe solo una, probabilmente la più seria, delle situazioni simili che si ripetono a macchia di leopardo nella pineta che si estende nei pressi dell’ex Lido delle Poste. Sarebbe proprio la pineta, o meglio lo stato d’incuria in cui versa, la principale causa del continuo deposito di rifiuti di ogni genere: se gli alberi fossero potati regolarmente, infatti, la visuale dell’area si allargherebbe di parecchio, rendendo più difficile agli inquinatori l’agire indisturbati.
Dalla mole e dal tipo di immondizia ammassata, infatti, pare proprio che i colpevoli di questi atti contro la natura riescano a scaricare tutto in completa tranquillità, sicuri di non essere scoperti visto il riparo che gli alberi forniscono in quel punto. Se qualcuno venisse pizzicato in flagranza, per lui le cose si metterebbero male: oltre a una sanzione amministrativa molto pesante, si rischia anche il carcere per l’abbandono di rifiuti speciali come, ad esempio, l’amianto. L’eternit depositato senza controllo nei pressi dell’ex Lido Poste, tra l’altro, non è integro: le lastre scaricate nei pressi della pineta sono visibilmente frantumate, causando la dispersione nell’aria delle polveri, altamente nocive e cancerogene se inalate. Tutto a due passi da una delle spiagge più frequentate del capoluogo messapico.
La zona, per di più, non è nuova a simili episodi: lo scorso anno, durante l’estate, una bambina si presentò al nonno porgendogli quello che ai suoi occhi pareva un sassolino, un ciottolo come tanti, presente lungo la costa. A una più attenta analisi effettuata dall’adulto, invece, emerse che quella non era una pietra come altre ma un frammento di eternit, spezzettato di proposito e gettato in spiaggia, insieme a molti altri, a confondersi con le altre pietre. Un comportamento sconsiderato da parte del suo autore visto che, alla prova dei fatti, il pezzo di amianto è finito nelle mani di chi non può conoscere i rischi che si incontrano venendo a contatto col materiale. Tutto questo, senza contare che non si sa da quanto tempo l’eternit sbriciolato fosse lì e in quanti, prima della bambina, non si sono accorti di camminare a piedi nudi, praticamente, su un veleno solido.
Maurizio Distante
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