BRINDISI- Avrebbero falsificato i formulari dei rifiuti e in discarica invece di portare scarti di cancelleria e altri rifiuti solidi urbani (così come dichiaravano) portavano tonnellate di deiezioni di cani provenienti da un rifugio privato di cani, arriva il rinvio a giudizio per quasi tutti gli indagati. 11 persone vanno a processo. Gli agenti della Digos hanno notificato il rinvio a giudizio per Rosario Mazzarella amministratore della società Secom; Luca Screti titolare della Nubile società che gestisce la discarica ; il gestore del Dog’s Village Antonio Regoli, Arjana Markisic, che gestisce il canile, Guglielmo Granafei della Sca; Salvatore Tondo, Carlo Scardia, Giovanni Monaco, Luigi Donno, Rocco Giannini e Francesco Baccari. Archivata invece la posizione di Fabio Lacinio dirigente comunale.
Il pm Valeria Farina Valaori che coordinava le indagini ha individuato come parti lese Ministero dell’Ambiente, della Regione Puglia, della Provincia e del Comune di Brindisi, e di Italia Nostra.
La discarica nel mirino è quella comunale di Autigno. I fatti si riferiscono al 2012, gli imputati devono rispondere a vario titolo di abuso d’ufficio e reati ambientali ai danni del Comune di Brindisi e della Monteco. L’operazione era stata denominata Dirty Drump, discarica sporca.
Secondo l’accusa il produttore dei rifiuti, quindi la Dog’s village, con la complicità di un laboratorio analisi di Mesagne che avrebbe falsificato i risultati, e con la complicità della ditta che trasportava i rifiuti, la Secom, e la stessa Nubile, avrebbe conferito in discarica il rifiuto speciale, quali escrementi di cani, dichiarando che si trattava di rifiuti solidi urbani o assimilabili. Nei documenti venivano dichiarati scarti di cancelleria, piccola ristorazione e pulizia di ufficio quando in realtà nei sacchetti c’erano feci di animali. Quindi un rifiuto speciale per il quale era previsto un altro trattamento e non di certo lo smaltimento nella discarica comunale di Autigno. Ovviamente questo avrebbe dovuto avere un maggiore costo. Nel compilare i formulari venivano inseriti codici diversi dalla reale natura dei rifiuti.
Questo avrebbe danneggiato il Comune di Brindisi e l’allora società che si occupava della raccolta rifiuti, la Monteco. Per la Procura un danno ingiusto al Comune di Brindisi, sia in termini di mancato conseguimento dei tributi gravanti sui produttori e non calcolati o calcolati in violazione di legge, che in termini di mancato conseguimento degli obiettivi previsti con l’aumento dell’ecotassa.
La dettagliata attività d’indagine ha trovato riscontro in diversi sequestri probatori e dalle dichiarazioni rese di uno degli indagati, a seguito dell’accesso effettuato da personale della DIGOS e del N.O.E. all’interno del canile rifugio.
Lu.Po.
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