SAN MICHELE SALENTINO – L’enfiteusi è un parolone ormai in disuso in quasi tutti i contesti della vita quotidiana e resiste, quasi unicamente, nei manuali di diritto privato. Per i meno addentro alla materia, l’enfiteusi, a livello nozionistico, è “un diritto reale che attribuisce all’enfiteuta il diritto di godimento di un immobile dietro l’obbligo di pagare un canone e di migliorare il bene”. Volendo semplificare all’osso, si tratta di una sorta di affitto ma, a differenza di questo, prevede l’obbligo da parte dell’enfiteuta di apportare migliorie al bene immobile affidatogli.
Al giorno d’oggi, l’enfiteusi è un diritto reale ormai quasi completamente in disuso: fu usato soprattutto nell’800 per permettere agli agricoltori di avere pieni poteri sui fondi che coltivavano, con la possibilità per l’enfiteuta di affrancare il fondo, divenendone proprietario. Nel meridione d’Italia, questo istituto è stato utilizzato fino alla prima parte del secolo scorso per poi far perdere le sue tracce man mano che enfiteuti e proprietari dei terreni, pian piano, sono passati a miglior vita. Il trapasso, però, ha riguardato solo le persone, non il diritto che è in vigore, almeno sulla carta, ancora oggi. Può capitare, quindi, che gli ignari eredi di un enfiteuta si vedano recapitare a casa una richiesta di saldo da parte degli eredi del proprietario del terreno, i quali hanno facoltà di richiedere la copertura degli ultimi 5 anni di canone, quelli non soggetti a prescrizione.
Gli accordi presi tra padrone ed enfiteuta prevedevano il pagamento di poche lire o di derrate alimentari, nel caso in cui il bene immobile fosse stato un terreno agricolo; le tariffe richieste oggi, invece, ammontano a svariate migliaia di euro, più di quanto i terreni in questione, di solito, fruttano a chi ha avuto in eredità il campo. Simili situazioni si stanno ripetendo con una certa frequenza, soprattutto in provincia di Brindisi, per questo Tonino Chirico, voce storica della sinistra comunista di San Michele Salentino, ha indetto un’assemblea pubblica, il 31 maggio, alle 18.30, a San Michele, in via Enrico Fermi, per squarciare il velo d’ignoranza che copre un argomento troppo spesso sottovalutato.
«L’istituto dell’enfiteusi è obsoleto – afferma Chirico – La dimostrazione di questo sta proprio nelle richieste che gli aventi diritto avanzano agli eredi degli enfiteuti: non è possibile che un canone che, fino a 80 anni fa, si riduceva a un quintale di grano o a un pugno di lire, abbia raggiunto delle quote così sproporzionate, arrivando a cifre a 2 o 3 zeri». Chirico, inoltre, rivolge un appello alla politica, affinché si possano trovare delle regole che rappresentino una soluzione equa alle eventuali controversie che potrebbero presentarsi in futuro.
«Com’è possibile, mi chiedo, che dopo 70, 80 anni gli eredi di un proprietario terriero possano pretendere svariate migliaia di euro dagli eredi di un enfiteuta che, tra le altre cose, nella maggior parte dei casi, sono all’oscuro della loro condizione, credendo di essere i legittimi possessori del terreno? Bisogna dare una risposta politica che appiani i contenziosi: i casi che potrebbero presentarsi non sono, numericamente, di poco conto».
Maurizio Distante
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