Emergenza sangue, donatori chiamati a raccolta al centro trafusionale

BRINDISI – Emergenza. È questa la parola che pare riecheggiare nei corridoi  del Dipartimento di Medicina Trasfusionale del Perrino di Brindisi, almeno stando all’appello lanciato dal dottor Francesco Cucci, direttore del dipartimento succitato, alle associazioni che si occupano di donazione del sangue sul territorio provinciale, l’Avis, la Fidas e la Frates. «Chiedo a tutti i presidenti comunali di attuare, già da domani, stante la carenza di sangue, l’incremento della chiamata diretta e l‘invio dei donatori presso il Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell’ospedale Antonio Perrino di Brindisi e le due Unità di Raccolta Fissa dei presidi ospedalieri di Francavilla Fontana e Ostuni».

La carenza di sangue lamentata dal dottor Cucci è, con ogni probabilità, una diretta conseguenza della revoca della convenzione stipulata tra azienda sanitaria locale e Avis che garantiva lo svolgimento degli appuntamenti e l’autosufficienza ematica nella provincia brindisina. Numeri alla mano, nonostante il gran lavoro di tutte le associazioni presenti sul territorio, il maggior numero di sacche di sangue era garantito, fino a un mese fa, dall’Avis che, grazie a un meccanismo collaudato negli anni dai vertici provinciali che si sono succeduti e dai volontari radicati fortemente in tutta la provincia, riusciva a fornire, con le raccolte festive, circa 12mila sacche all’anno. Riportando i valori su scala mensile, questo significa che, dal 25 aprile al 25 maggio sono andate perse circa 1000 sacche di sangue.

Il risultato di questa situazione è la carenza del farmaco più prezioso che ha mosso il direttore del centro trasfusionale a “invitare” i volontari a un più insistente richiamo alla donazione intraospedaliera per associati e simpatizzanti. Le prescrizioni del direttore del Simt non si limitano alla “chiamata alle armi”. «Per fini logistici e organizzativi, nell’intento di rendere quanto più confortevole e rapida la donazione intraospedaliera, vi chiedo di inviare, se ritenuto opportuno dalla stessa associazione, il numero delle chiamate effettuate; i donatori che hanno accettato l’invito alla donazione con le iniziali del cognome e del nome, la data di nascita, i relativi gruppi sanguigni, l’eventuale prenotazione dell’orario in cui effettuare la donazione. Questa potrà aver luogo fra le 8.15 e le 10.30 presso l’Urf di Francavilla Fontana, il giovedì, presso l’Urf di Ostuni, il venerdì con lo stesso orario, e presso il Simt, tutti i giorni feriali dalle ore 8 alle 12».

I volontari delle associazioni, in pratica, devono chiamare i donatori uno a uno, incartare la loro disponibilità per a recarsi presso una delle sedi proposte nei giorni e nelle fasce orarie in cui è possibile donare e trasmettere al Simt gli “estremi” della prenotazione. Insomma, da volontari a impiegati amministrativi del centro trasfusionale. Per non parlare dei donatori, depauperati dalla volontarietà del loro gesto per essere incanalati in una logica emergenziale di cui non sono gli artefici e di cui non capiscono le motivazione. In buona sostanza, la domanda che, in questo mese, i volontari Avis si sono sentiti rivolgere più spesso dai donatori è stata: “Perché?”. Perché le cose sono cambiate? Perché non si tengono più le donazioni di domenica mattina? Perché bisogna andare a Brindisi, a Francavilla o a Ostuni? Dal centro trasfusionale, comunque, tengono a precisare il carattere eccezionale di questo tipo di intervento.

«L’incremento richiesto riveste carattere d’urgenza, vista la diminuzione o la quasi assenza delle unità disponibili presso i Simt regionali e l’esiguo numero di donatori che pervengono al Simt e presso le due Urf. L’ultimo comunicato del Centro di Coordinamento Regionale delle attività Trasfusionali evidenziava, il 21 maggio scorso, una disponibilità di sacche di sangue a livello regionale pari a 25 unità, a fronte di una carenza di circa 85 unità, dando luogo a un trend negativo di 60 unità, mai riscontrato in precedenza nel mese di maggio».

L’emergenza, insomma, è appena iniziata. I mesi estivi, com’è storicamente risaputo, sono sempre i peggiori per la disponibilità di sangue nei centri trasfusionali: le ferie, il caldo e, per chi ancora se la può permettere, la villeggiatura sono fattori che allontanavano i donatori già quando le cose funzionavano in maniera diversa. Figuriamoci ora.

Maurizio Distante

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