BRINDISI- Emanuela, 24 anni di Brindisi, giovane laureata con il massimo dei voti, si scontra con il mondo del lavoro che sembra offrirle tante opportunità all’estero e nessuna qui, in Italia, nel suo paese. Quella che pubblichiamo di seguito è una lettera aperta, uno sfogo ma anche una provocazione. Emanuela ad essere definita un cervello in fuga proprio non ci sta, piuttosto dice: “Sono un cervello preso a calci”.
Lettera aperta:
A: << Bene! Ecco un altro cervello in fuga!>>
B: << Ma no, dai! Starò via solo qualche mese!>>
A: << Si, certo, come no!>>
È così che è iniziata la mia giornata oggi, con l’improvvisa e amara consapevolezza di rientrare nella categoria “cervelli in fuga”. Basandosi sul nome ci si immagina gruppetti di geni, con occhiali spesso e nessun interesse diverso da studio e lavoro. Beh, mi dispiace dirlo, ma la realtà è ben diversa e nessuno ne parla in modo davvero chiaro, nessuno parla del lato umano ma, come sempre, ci si sofferma solo sui numeri: sulla quantità di coloro che “scappano” dall’Italia e sulle cifre degli stipendi offerti. Ma non è di questo che voglio parlare perché la realtà non è fatta solo di numeri. La realtà è che si tratta semplicemente di gente comune, gente con passioni comuni, amici comuni, famiglie, amori. Come quelli di tutti. Io , ad esempio, ho 24 anni, laureata a 23 e subito dopo contattata da agenzie estere per svariate offerte di lavoro. Ho rifiutato. Le prime 10 volte almeno. Ho cercato in lavoro in Italia, prediligendo il paese che amo, ho cercato in ogni modo a partire dal web fino ad arrivare ai viaggi della speranza in cerca di ottenere colloqui che non fossero truffe e, cercando costantemente, ho trovato: “calci in faccia”, porte sbattute, impiegati che con sorriso quasi malefico accoglievano il CV affermando “potevi risparmiare la strada perché tanto è inutile”. Ma, soprattutto, ho trovato tanta, tantissima, indifferenza. Centinaia di email senza risposta. Ed è proprio questo che fa più rabbia: il fatto che secondo l’attuale Italia, non meritiamo neanche un misero “No grazie, al momento siamo al completo ma la terremo in considerazione in futuro”. Allora, avendo bisogno e voglia di lavorare, mi sono messa a cercare lavori diversi, provando ad abbandonare, temporaneamente, la mia professione. Ho iniziato a navigare tra i vari annunci di lavoro e mi sono scontrata con una realtà ancora più dura: l’impossibilità di lavorare, a prescindere dal titolo di studio. Scorrendo i vari siti, infatti, potrete rendervi conto che buona parte degli annunci sono di questo tipo “cercasi lavapiatti con esperienza di almeno 3 anni, età massima 27 anni, no perditempo”. Questa frase dice tutto da sola. Si cercano solo GIOVANI con ESPERIENZA. Insomma, prima di recarvi ai colloqui controllate di essere in grado di bere un bel bicchiere di ghiaccio bollente! Eppure, nonostante tutto ciò, si continua a parlare di “cervelli” o di “gente in fuga” come di persone che PREFERISCONO far crescere altri territori rispetto al nostro. Si lascia immaginare che sia una SCELTA, si lascia immaginare gente che parte felice e sorridente verso la ricchezza. Ma non si parla di una generazione che raccoglie le poche cose che ha in una valigia, insieme a qualche pacco di pasta ( per fronteggiare la nostalgia) insieme a tanti, tantissimi fallimenti e delusioni collezionati provando a restare in questo Paese. Non si parla di persone che piangono per ore prima e dopo aver salutato famiglia e cari in aeroporto. Non si parla di persone che partono facendo un vero e proprio salto nel vuoto, non sapendo come sarà il posto in cui si addormenteranno e sveglieranno, chi incontreranno, se saranno vittime di razzismo o se mai torneranno dove son cresciute. Non si parla di persone che non riescono a dormire e si svegliano sudate, ne cuore della notte, con il cuore a mille, perché non vogliono lasciare, non vogliono separarsi dalle persone che amano più al mondo e da tutto ciò che hanno costruito in una vita di sacrifici perché, sono costrette a farlo, perché senza stipendio non si vive. Non si parla di madri che, piangendo, provano a consolare i propri figli, provando, a voce spezzata, a dirgli che andrà tutto bene e staranno tutti bene senza neanche, tra l’altro, averne la certezza. Non si parla di nulla di tutto questo e molto altro e, così , ancora una volta, definendoci nel modo sbagliato, l’Italia ci tradisce, ci maltratta. Mancano pochi giorni al referendum costituzionale e web w tv sono pieni di gente che grida al cambiamento, al miglioramento. Dunque, a questo punto, voglio lanciare un messaggio a tutti i politici, poteri e a tutti i cittadini italiani: è evidente che ciò che non va non sia l costituzione. È evidente che ciò che va cambiata sia la MENTALITA’! Ciò che andrebbe istituita è la MERITOCRAZIA. Fino a che i prestiti verranno negati agli studenti per pagare i propri studi e concessi ad un impiegato statale ben stipendiato per comprare l’ennesimo elettrodomestico di ultima generazione, finchè i laureati verranno penalizzati, fino a che a lavorare sarà gente over 60 che , giustamente, non ne ha più voglia e vorrebbe solo godersi un po’ di riposo e rimarranno, invece, disoccupati i volenterosi ( magari molti rimasti senza lavoro a causa della crisi) fino a quando gli stranieri che arrivano in Italia verranno visti come un popolo “inferiore” e da soccorrere piuttosto che potenziale forza lavoro utile a tutti per far crescere il Paese, fino a quando “ il figlio di… Pinco Pallino” che ha all’improvviso deciso di lavorare avrà più diritto ad ottenere il lavoro più di un meritevole sconosciuto, fino a quando chi governa il Paese vivrà nel lusso e non nella realtà. Fino a quando queste cose accadranno, non abbiamo speranza di poter vivere nella NOSTRA Italia, non avremo un Paese pronto ad accoglierci, non avremo il rispetto dei principi tanto predicati nella costituzione. Riflettendo, forse non serve cambiarla, basta applicarla. So che queste parole non serviranno a nulla, so che in giro c’è troppa gente egoista, che pensa solo a sistemarsi, poco importa se in modo corretto o no. So che uno dei più+ grandi problemi di noi italiani è proprio quello di non riuscire a guardare realtà scomode e alzare la testa e dire una volta per tutte “BASTA”. Noi siamo un popolo che si lamenta senza reagire, senza provare a cambiare nulla, ad esempio, siamo stanchi delle attese nella sanità ma costringiamo i nostri medici a lavorare in altre nazioni. Siamo il popolo che non penserà due volte a condividere una foto con due tette esposte o una banale barzelletta, ma, durante la lettura di questo articolo penserà 10 volte se arrivare fino in fondo e almeno 100 sul condividerlo. Siamo un popolo di codardi. Ditemi il contrario, dimostratemi che mi sbaglio, alzate la testa e dite “BASTA”! Fate qualcosa, fate almeno circolare questo messaggio in modo da fare arrivare la nostra voce al potere e, allora, per la prima volta dopo tanti anni, potrete sentirvi e definirvi veri italiani!
Emmanuella Ladisa
Un cervello preso a calci
….Ritengo che la signorina, aveva fatto i conti senza l’oste… O meglio senza se stessa. Partiamo dal fatto che La laurea non da il posto di lavoro; appena uscita dall’università, con un cervello pieno di infinite nozioni, che non spenderà mai nel posto di lavoro, un azienda pubblica o privata che sia ha necessità di persone operative. L’italia è fuori attualmente dal giro di formazione sul posto di lavoro. Per tanto male non fa’ se si ha l’opportunità di andare all’estero, perchè oltre alle lingue, si impara a vivere. Un colloquio all’estero, consiste in questo: il valutatore parte dai titoli, e ti dice complimenti…. poi ti fa’ un paio di domande la prima riguarda i tuoi interessi e le tue motivazioni, la seconda è: “…Cosa sai fare?” Se c’è necessità ti inseriscono in un contesto lavorativo…. Impari a lavorare, che non significa per forza la cosa per cui hai studiato ma dove necessiti. L’università specie quella italiana, è lontanissima dal mondo del lavoro, per tanto sfornerà cervelloni che non sanno fare nulla, e già in avanti con l’età. La media dei laureti italiani si avvicina ai 28/30 anni; all’estero a 30 anni hai già 6/7 anni di esperienza.
In risposta al signor….Lucio De Cristofaro.
Probabilmente lei non ha dei figli o fa parte di quella schiera di persone che il posto lo ha trovato attraverso le raccomandazioni. LA lettera accorata della giovane, ci fa capire quanto noi genitori adulti non siamo stati in grado di fare NULLA per il futuro dei nostri giovani,e che alla soglia della giovinezza, vivono di sole INCERTEZZE se non addirittura delusioni, create proprio da NOI. Si faccia un esame di coscienza, e abbia almeno il buon gusto di leggere e non disprezzare nessuno….e come diceva giustamente TOTÒ, le rinnovo il …ma mi faccia il piacere…..taccia per sempre
Ciò che trovo VERAMENTE triste è leggere questi commenti di disprezzo, che definiscono chi ha scritto questa lettera una qualunquista. Non conosco la ragazza in questione, ma purtroppo rivedo in lei la mia situazione e quella di troppi giovani.
Laureati (e badate bene, presso qualsiasi facoltà), qualcuno anche con qualche annetto di esperienza, buona conoscenza di una o più lingue straniere, davvero volenterosi… Bene, volete sapere cosa c’è per noi?
Lavori porta a porta, che per chi non lo sapesse sono vietati dal nostro ordinamento, o in call center dove pagano 200-300 euro al mese, o a nero, o lavori che dovrebbero prevedere un contratto a tempo determinato con tutte le opportune garanzie in termini di stipendio, ferie, malattia, e invece vengono registrati come contratti a progetto (retribuzione 250 € al mese), o al massimo, per i più fortunati, come contratti di apprendistato (dopo interi anni di esperienza è come ricevere un sonoro schiaffo).
Ciò che fa più male non è vivere in un mondo pieno di porte chiuse, ma sentire le critiche di una generazione che ha vissuto COMODA, piena di persone che sono andate in pensione prima dei cinquant’anni, che hanno abusato delle politiche di Welfare, generazioni di timbratori di cartellini assenteisti, svogliati, che si lamentano perennemente del lavoro che fanno. Siete VOI i responsabili di questa crisi, di questo mondo, di questi tagli dei quali NOI però facciamo le spese. Abbiate la decenza di non commentare, meritate anche voi che i vostri figli si sentano inadeguati rispetto al mondo in cui vivono, sempre che non riusciate a “mettere la buona parola” con chi di dovere e piazzarli su una comoda poltrona.
Emanuela buongiorno. Benché io abbia qualche anno in più (42) appartengo alla sua medesima categoria. Sono laureato in ingegneria elettrotecnica dal 2001 ed ho sempre lavorato nella progettazione e costruzione degli impianti elettrici. Quando mi sono trovato senza lavoro nel 2005, a fronte di circa 400 CV inviati e benché avessi già esperienza ed ottime referenze, ho avuto accesso a due soli colloqui. Alla fine sono stato assunto da un azienda Svizzera che reclutava persone in Italia, per un cantiere (immenso) a Liverpool. Finito quello,mi hanno messo a progettare e costruire piccole centrali elettriche,tra l’altro come responsabile della parte elettrica. Questo lavoro mi ha permesso di girare un po’ di mondo ed acquisire una buona esperienza. Oggi, dopo aver cambiato azienda, sono tornato ad impianti più tradizionali ed ho comprato casa in Svizzera,dove continuo a lavorare. Sono semplici aspirazioni di una vita normale che purtroppo in Italia vengono frustrate. Sono d’accordo con lei: benché si parli di “cervelli in fuga”, si tratta in realtà di persone normali “in cerca” di una vita normale. Se guardo ai miei amici, in molti siamo andati all’estero (Germania, Belgio, Olanda…), e la mia compagna (lei è oncologa) è Sicula! L’Italia perde ogni giorno NON cervelli (intendendo con questa parola persone che conoscono chissà quali formule risolutive di chissà quale problema) , ma perde molto di più! Perde le persone intraprendenti! Quelli che trascinano ed invogliano e creano lavoro anche per gli altri! Questi individui (non solo i laureati, ma anche capisquadra, capiofficina o gli operatori senza una particolare qualifica) proprio perché intraprendenti, non accettano di restare in una realtà vischiosa senza futuro. E questo non dipende dal fatto che si va in pensione tardi (in Svizzera ad esempio l’età pensionabile è sempre stata 65 anni così come in altri paesi con bassa disoccupazione ). Dipende, come lei stessa dice, dalla mentalità. Molti italiani , che parlano dell’estero come di una Mecca dove tutto funziona, non si rendino conto che se si comportassero come in Italia ,verrebbero licenziati. Vorrei sapere quanti di questi,ad esempio, studiano alla sera per migliorare la propria qualifica anche se hanno già un lavoro (dove vivo adesso è quasi uno standard, io stesso saltuariamente insegno in una scuola dove ho studenti che hanno già lavoro e famiglia, ed io,a mia volta ,studio). Vorrei sapere quanti Italiani cercano la raccomandazione per una qualunque cosa: (magari per passare davanti a qualcun’altro in ospedale, e non solo per il posto di lavoro …). Cito solo una cosa: i giorni di assenza per malattia in Italia sono il doppio rispetto ad altri paesi: Italiani cagionevoli? Oppure medici compiacenti che non si rendono conto che stanno permettendo un furto allo stato? La realtà Italiana purtroppo fa comodo agli italiani stessi, che troppo spesso la usano per giustificare la mancanza di successo senza ammettere la mancanza di impegno. Di meritocrazia non se ne parla…anche perché prima della meritocrazia bisogna assegnare obbiettivi, proprio per misurare i meriti…ed i demeriti! Esistono posti dove la gente quando ha finito di pulire il giardino, va pulire la strada davanti a casa, noi Italiani la strada la riempiamo di immondizia,ci lamentiamo che l’Italia è sporca e stiamo tutti a dire che è colpa di chi ci governa . Ha ragione: il problema non è la nostra Costituzione o le regole. Il problema è rispettarle!
Con questo Le auguro un ottimo futuro, e di trovare le possilità che desidera. Per il resto si fidi: girare un po’ di mondo non è poi così male.
Cosa dire….rimanere inermi di fronte a questa accorata lettera è da codardi. Sono padre di due figli con lo stesso identico problema, mandati a lavorare lontano da casa con lavori che non hanno nulla a che fare con i loro studi, vanno ad arricchire territori già ricchi e competitivi. QUi a Brindisi rimangono in pochi, quelli che vivono sulle spalle dei gentitori o che ad un tratto, qualche amico politico li sistema in qualche posto a non fare nulla e rubare stipendi. RImangono le persone meno capaci che si adattano a fare lavori di manovalanza, poi giustamente la figlia laureata chiede (e crede) che durante le elezioni in pinco pallino di turno vuole sovvertire questo sistema, promettendo giustizia, meritocrazia, lavoro, ….per poi rimanere delusi come sempre……finisco come ho iniziato…..cosa dire!!!!
Come sfilza di lacrimevoli luoghi comuni, questa lettera, niente male. Lei si definisce un “cervello “, quindi una persona dotata di una certa genialità, inventiva, capacità ecc. ecc. Non le sembra di essere alquanto “autoreferente” ? Non sarebbe il caso di lasciarlo dire ad altri se lei è un “cervello” o meno? Magari ad uno di quelle dieci( come lei asserisce) di aziende che le hanno fatto proposta di lavorare (ndr: non credo ci siano tante persone che di botto, appena laureati, ricevono 10, dicasi 10, proposte di lavoro) ? Salti nel, vuoto, schiaffi, porte in faccia, calci: ma sa quante ancora dovrà beccarne nel corso della sua vita? Ma crede che chi legge, chi scrive, insomma tutti noi, chi più e chi meno, non le abbiamo passate di tutti i colori? E siamo ancora qui. E poi , per favore, per cortesia, per pietà, smettiamola con questo insulso, stucchevole, demenziale e buonistico radical-chic luogo comune che ” gli stranieri che vengono da noi sono delle risorse”!!!!! Allora lei che forse, come tanti suoi coetanei, sarà costretta, suo malgrado, ad andare all’estero , diventerà una “risorsa” per il paese in cui andrà. E non se ne sente fiera? UNA RISORSA!!!! Ma mi faccia il piacere, come diceva il grande Totò. Le auguri di trovare, lei come tantissimi giovani, una sistemazione a casa sua. Non disperi. A proposito, ma lei in cosa si è laureata?
” fino a quando chi governa il Paese vivrà nel lusso e non nella realtà” E’ IL VERO PROBLEMA
Le propongo un incarico a tempo indeterminato come qualunquista Professionista.
Mio Dio, hai una laurea e questa è la tua analisi socioeconomica?