BRINDISI – A Brindisi, Taranto, Lecce e Manfredonia il tumore al polmone è più diffuso di altri. Gli studi epidemiologici condotti negli ultimi anni a Taranto, Brindisi, Lecce e Manfredonia confermano quanto si sa ormai da molti anni e cioè che in queste aree ci si ammala di più di alcuni tipi di tumore e tra questi quelli che sono costantemente riportati in eccesso sono i tumori polmonari. A sollevare la questione è Salute pubblica. All’ultimo congresso italiano di epidemiologia svoltosi nell’ottobre scorso proprio a Lecce, per la città di Taranto il dato viene confermato da un lavoro della stessa ASL ionica (Leogrande 2018), per la provincia di Lecce da uno studio di Aress e di alcune ASL pugliesi (Coviello 2018), per la città di Brindisi dagli autori dello studio Forastiere (Bauleo 2018) e per Manfredonia dagli studi del gruppo di ricerca instaurato dal Comune (Gianicolo 2016, 2019). “Ma cosa si fa per ridurre la mortalità da tumore al polmone? – si chiede l’associazione del medico radioloogo Maurzio Portaluri – A Lecce con il progetto REPOL che cerca di individuare le cause di quell’eccesso. A Brindisi e Taranto si tenta di tenere aggiornati gli studi. A Bari si parla e si scrive di decarbonizzazione. Un po’ poco visto che la gente continua a morire di tumore al polmone e nella esperienza comune spesso si tratta di non fumatori”.
Salute pubblica spiega che i tumori polmonari giungono all’osservazione del medico in stadio avanzato e quindi gravati di un rischio di decesso elevato. “ Ma sappiamo anche – afferma Portaluri – che campagne di screening con TAC a basso dosaggio sono in grado di ridurre la mortalità nei soggetti a rischio. I soggetti a rischio sono i fumatori, gli ex fumatori ma anche alcune categorie professionali come gli ex esposti all’amianto. A Brindisi nel 2014 un perspicace dirigente dello Spesal aveva presentato un progetto di screening di lavoratori ex esposti all’amianto alla Direzione della ASL, ma non sembra aver avuto seguito. Agli inizi degli anni 2000 fu presentata in Consiglio Regionale Puglia una proposta di legge sullo screening degli ex esposti all’amianto ma non fu mai approvata. Nel dicembre scorso sono stati pubblicati i risultati dello screening condotto in Friuli (Barbone 2018) con una riduzione della mortalità per tumore nei soggetti che si sono sottoposti alla TAC a basso dosaggio”.
In UK il NHS (National Health Service, il servizio sanitario nazionale inglese) sta avviando proprio in questi giorni uno screening di popolazione con TAC mobili nei parcheggi degli ipermercati in 10 aree del Paese con elevati tassi di mortalità per tumori polmonari contando di arruolare 600000 soggetti tra i 55 e i 74 anni, fumatori ed ex fumatori, e diagnosticare precocemente 3400 tumori. Lo screening permette di diagnosticare precocemente anche malattie cardiache e polmonari come la BPCO permettendo di instaurare terapie e stili di vita in grado di ridurne la mortalità. Si sa anche che lo screening può produrre procedure inutili in soggetti con noduli benigni e un rischio di tumori da radiazioni. Tuttavia i benefici superano i danni. Per questo bisogna indirizzare lo screening verso soggetti a rischio. (UK_lung_cancer_screening)
Aver lavorato nell’industria chimica ed energetica, nelle cave, nell’industria ceramica, nella cantieristica navale, nei porti e negli aeroporti, nell’edilizia, l’aver lavorato come autotrasportatore, nelle forze dell’ordine esposte al traffico urbano, vivere nei pressi di centrali elettriche o impianti chimici, nei pressi di strade ad alta percorrenza oltre naturalmente l’essere fumatori o ex fumatori costituiscono fattori di rischio che devono suggerire uno screening.
“Si obietta a questo tipo di richieste domandando chi sopporterà i costi degli screening – conclude Portaluri – La stessa riduzione dei decessi produrrà un risparmio. Ma se questo non dovesse bastare o risultare abbastanza convincente ci si potrebbe rivolgere alle aziende che hanno prodotto il rischio o aumentare il costo dei tabacchi, degli alcoolici e delle bevande zuccherate. Anche le campagne antifumo e per la promozione di corretti stili di vita insieme alla riduzione delle emissioni industriali e veicolari produrranno i loro benefici effetti in futuro, ma per le esposizioni del passato chiediamo che nelle aree pugliesi in cui si è evidenziata una maggiore mortalità per tumore al polmone sia avviato lo screening dei soggetti a rischio”.
Secondo me la colpa di tutti questi tumori ai polmoni è della centrale di A2A La centrale di Brindisi Nord. Perchè il Comune e l’ASL non intervengono e controllano tutti i veleni che scaricano all’atmosfera? Perchè non controllano tutti i veleni che escono dalle ciminiere?
Rilevo che non si nessun riferimento ai rischi da gas radon, considerato la seconda causa dei tumori polmonari in Italia. http://www.mentecivicaoria.it/2019/01/radon-la-seconda-causa-di-tumori-ai.html