BRINDISI- Piazza Duomo come una discoteca, il monumento religioso per eccellenza della città di Brindisi tra le luci psichedeliche e la musica a tutto volume. Quella che pubblichiamo di seguito è il testo integrale di una lettera inviata a un cittadino, Teodoro De Giorgio, che denuncia quanto è accaduto lo scorso 31 agosto.
“Egregio signor sindaco,
le scrivo per esprimere tutta la mia indignazione di cittadino per quanto accaduto domenica 31 agosto in uno dei luoghi più importanti e carichi di storia della città di Brindisi, piazza Duomo, adibita, dinanzi agli occhi increduli di turisti e passanti, a discoteca per una notte. Bisogna essere strafottenti delle leggi e del comune buon senso per pensare di fare ciò nel «salotto buono della città», così come viene chiamata la piazza dai più. Ebbene, chi si riduce a fare del proprio salotto una balera dimostra non solo di non avere alcuna considerazione per le sue cose e per ciò che esse rappresentano, ovvero un patrimonio di storia, arte e cultura, ma soprattutto di essere a corto di argomenti.
Ma veniamo ai fatti. Alle ore 21 va in scena lo spettacolo teatrale “Arlecchino”, inserito nel cartellone dell’estate brindisina e rappresentato dagli allievi della scuola d’arte drammatica Talìa, sotto la direzione di Maurizio Ciccolella. Al termine, poco prima delle ore 23, dopo essere state tolte le sedie per il pubblico e rimossi dal palco, collocato dinanzi all’ingresso della basilica Cattedrale, gli arredi scenici, accade l’inaspettato: al centro viene piazzata un’attrezzatissima console da disk jockey e pochi minuti dopo, immancabile, arriva anche il dj. Alle 23.00 piazza Duomo è già nel caos. La musica house (la musica disco, per intenderci) è tanto forte da rendere impossibile la conversazione e da far letteralmente vibrare le antiche mura degli edifici, cattedrale compresa. I fari che illuminano i monumenti, per incanto, si spengono e si accendono le luci psichedelici. I giovani, a frotte, invadono la piazza, lasciando gli scooter dove capita, e si fermano in prossimità del palco. Lo speaker invita i ragazzi a scatenarsi nella più esclusiva e insolita “pista da ballo” della città. Alcuni iniziano a ballare timidamente, altri sono tanto disinibiti da farlo perfino all’interno del Duomo, dinanzi a preti e fedeli. Lo spettacolo è allucinante e indegno del luogo sacro nel quale si svolge.
La polizia municipale, intanto, pressata dal sottoscritto, va a informarsi se gli organizzatori siano in possesso di tutte le autorizzazioni necessarie. In un primo momento sembrerebbe di sì, fin quando non salta fuori un documento col quale il Comune di Brindisi autorizza il solo spettacolo teatrale dalle ore 20 alle 24. Il solo spettacolo teatrale! Altro che discoteca. D’altra parte, chi mai avrebbe potuto autorizzare per iscritto un simile evento, per giunta all’ingresso del Duomo e in occasione delle celebrazioni dei santi patroni della città di Brindisi, le cui reliquie da sabato 30 agosto sono esposte in chiesa alla venerazione dei fedeli fino a tarda sera?
Eppure, l’appuntamento disco doveva essere stato pianificato per tempo dagli organizzatori, chiunque essi fossero, se la Gazzetta del Mezzogiorno nella mattina di domenica aveva informato i suoi lettori che al termine della rappresentazione teatrale si sarebbe potuto ballare in piazza. Sempre nella mattinata di domenica, poi, sul profilo pubblico di Facebook della scuola d’arte drammatica Talìa, diretta da Maurizio Ciccolella, non viene fatto alcun mistero del reale programma della serata: «H. 20.00 preserata con musica. H. 21.00 Spettacolo Arlecchino. H. 23.00 Dj set. Chiudiamo agosto alla grande in Piazza Duomo. Non mancate!». Non c’è che dire: un evento di altissima valenza “culturale”.
A voler essere sinceri, non mi meraviglio affatto che tutto questo sia potuto accadere, anzi riaccadere. Due anni, infatti, sono passati da quando il Castello Alfonsino di Brindisi è stato impunemente trasformato in discoteca per scopi commerciali nella notte dell’11 agosto 2012. Certo, in quel caso gli organizzatori avevano pressappoco tutte le autorizzazioni, compresa quella del sindaco di Brindisi, che si era finanche preso la briga di scrivere una lettera, di sua espressa iniziativa, alla soprintendenza di Lecce per sostenere l’evento, che avrebbe dovuto «contribuire alla crescita culturale del territorio» (sono parole sue, signor sindaco – lettera prot. n. 236/GAB Comune di Brindisi del 2012). Anche allora documentai e denunciai lo scempio compiuto, ma in quell’occasione venni tacciato da lei di essere ostile alla “modernità”, alla trasformazione di un monumento storico in discoteca (come se questo fosse possibile!). Il fatto è che la legge va rispettata e proprio una delle leggi più moderne che abbiamo in Italia, il Codice dei Beni culturali, proibisce severamente, per via dei danni materiali e immateriali che possono derivare ai monumenti, un simile uso del patrimonio architettonico pubblico. Non solo, stabilisce che «è punito con l’arresto da sei mesi a un anno e con l’ammenda da euro 775 a euro 38.734,50 chiunque destina i beni culturali … ad uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico o pregiudizievole per la loro conservazione o integrità» (art. 170). E beni culturali, le rammento, sono anche le pubbliche piazze, le vie, le strade e gli altri spazi aperti urbani di interesse artistico o storico (art. 10).
Al contrario di quanto accaduto al Castello Alfonsino, signor sindaco, lei non ne saprà nulla – m’immagino – di questa brutta storia della discoteca in piazza Duomo e nella basilica Cattedrale. È bene, però, che si informi, che fornisca pronte spiegazioni alla cittadinanza e che vengano appurate tutte le relative responsabilità perché questo increscioso – anzi, vergognoso – accaduto, che non fa onore alla città di Brindisi, non abbia a ripetersi.
È dura, per chi ama Brindisi, assistere a questi indegni spettacoli.
È ora di finirla.
Teodoro De Giorgio”
BrindisiOggi
Ci nasci tundu no po moriri quadratu !!!