BRINDISI- (Dal Il7 Magazine) Dormitorio di via Prov.le San Vito a Brindisi, dopo le 22 di sera è terra di nessuno. Nessun controllo, nessuna sorveglianza, la gente entra e esce a piacimento, talvolta si consuma droga e si dà ospitalità a immigrati non regolarmente registrati che pur di avere un tetto sopra la testa sono disposti a pagare ai loro conterranei sino a 200 euro. Le voci circolano, tutti lo sanno cosa accade tra quella struttura che ufficialmente dovrebbe contenere sino a 80 ospiti ma che nella realtà ne ospita almeno 220, tutti di diverse etnie e religioni, senza alcuna distinzione, motivo per quale spesso non mancano le liti e gli scontri. La gente per dormire utilizza giacigli improvvisati, le brandine, messe a disposizione del Comune, ovviamente, non sono sufficienti per tutti e ciascuno si arrangia come può. Si dorme per terra tra stracci e sporcizia.
“Qui la notte siamo soli, ciascuno fa quello che vuole- racconta un ragazzo del Burkina Faso che per ragioni di sicurezza vuol rimanere anonimo- nessuno controlla cosa succede”.
Da gennaio di quest’anno il Comune di Brindisi, infatti, non ha rinnovato alla Multiservizi il contratto per la sorveglianza , la determina che autorizzava la società è scaduta il 31 dicembre 2017. Un paradosso se si pensa che nel capitolato di spesa dei 70mila euro previsti a settembre 2017 tra le mansioni attribuite alla società partecipata del Comune vi era anche “custodia e sorveglianza”. Tra l’altro nelle prossime settimane proprio per garantire maggiore sicurezza all’interno della struttura è previsto anche il ripristino dell’impianto di video sorveglianza con otto telecamere da collegare alla sede della Multiservizi. E’ pur vero che in caso di pericolo gli stessi operatori della partecipata potrebbero fare ben poco, se dovesse accadere qualcosa non sarebbero comunque autorizzati ad intervenire ma il loro compito sarebbe quello di allertare le forze dell’ordine. Le telecamere all’interno del dormitorio ci sono sempre state ma su cinque le funzionanti sono solo due e il sistema è un sistema a circuito chiuso. Sostanzialmente l’impianto così come è stato concepito all’inizio potrebbe essere utilizzato solo dall’interno della struttura. Ora, invece, l’idea è quello di ripristinarlo collegandolo con una sala operativa all’interno della Multiservizi.
“Qui succede tutto ma nessuno parla perché hanno paura di essere mandati via- continua il giovane che vive nel centro notturno di via Prov.le San Vito da più di tre anni- io mi faccio gli affari miei e non voglio litigare con nessuno. Qui ci sono persone brave ma anche persone cattive, come da per tutto”.
Tutti sanno ma nessuno parla, gran parte dei giovani ospitati nella struttura lavorano ed hanno un regolare contratto di lavoro, lo stipendio consentirebbe loro di andare vivere in una casa ma trovare qualcuno che gliela affitti è un’impresa. Poi però vi sono anche coloro che lavorano stagionalmente e per lunghe settimane restano senza occupazione.
“Qualcuno consuma droga- racconta ancora- ma gli spacciatori vengono da fuori. Sono ragazzi brindisini che entrano e vendono. Ogni tanto la polizia viene e fa i controlli con i cani e allora fanno sparire tutto”. La vendita e il consumo di droga, prevalentemente marijuana avviene, manco a dirlo, di notte quando ovviamente non c’è nessuno che controlla. I pusher entrano nel piazzale e incontrano i clienti.
Lo stesso accade quando misteriosamente nel dormitorio si materializzano nuovi ospiti. Secondo quanto si racconta, attraverso un’entrata sul retro, durante le ore notturne, arriva gente nuova, amici di amici in cerca di un posto per dormire. Qui qualcuno apre la porta e li lascia entrare, sostano giusto il tempo di dormire al mattino poi si dileguano. Durante il giorno gli operatori della Multiservizi sono presenti, infatti, si occupano della manutenzione della pulizia e con una lista di nomi verificano le presenze, quelle regolari.
“Se uno fa un favore a una persona poi quella persona fa un regalo -dice il giovane del Burkina Faso- è normale”.
E’ normale, quindi, che se una persona non regolare viene fatta entrare all’interno della struttura di notte, dal retro dello stabile, lontano da occhi indiscreti, senta poi il dovere di “regalare” del denaro a chi lo ospita.
Questa pratica già in passato era stata adottata da alcuni cittadini stranieri che risiedevano nella struttura, qualche anno fa scoppiò uno scandalo intorno alla compravendita dei posti letto, pare quindi che la pratica sia “tornata di moda”.
Il Comune per contrastare tutto questo e venire incontro alla crescente richiesta da parte dei migranti ad essere ospitati ha deciso nei prossimi mesi di ampliare il numero dei posti letto che da 80 dovrebbero passare a 124. Non solo, dal primo maggio tutti gli ospiti per restare nella struttura, a parte i documenti in regola e la registrazione presso gli uffici comunali, dovranno pagare circa 75 euro al mese. Lo prevede il nuovo regolamento approvato lo scorso dicembre dove si legge che i migranti ospiti devono rispondere ai seguenti requisiti: possono usufruire dei servizi i cittadini, temporaneamente senza una dimora ed in condizioni di difficoltà, che abbiano i seguenti requisiti: età superiore a 18 anni; possesso di documento d’identità in corso di validità, per i soggetti italiani e comunitari; possesso di regolare permesso di soggiorno per i cittadini extra-comunitari. Per l’accesso al servizio di pernottamento ciascun ospite dovrà versare anticipatamente una quota giornaliera di 2,50 euro, ovvero una quota mensile pari ad 75 euro. Gli ospiti, inoltre, così come già accade, saranno coinvolti a turno nella pulizia della struttura.
“Io non penso che sia giusto pagare perché poi i servizi non ci sono- dice il giovane ospite- io pago se ho qualcosa. Qui invece sono io che contribuisco alla pulizia e se qualcuno sta male non c’è neppure un medico o qualcuno che possa aiutarci. Siamo soli. Se la notte succede qualcosa qui non c’è nessuno”.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine
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