BRINDISI – Le cattive pratiche, che spesso sfociano in reati veri e propri, non sono una novità, specie nel settore pubblico. La storia della Repubblica è piena di fannulloni e furbetti che hanno ideato ingegnosi sistemi per fregare soldi, tempo o altra merce preziosa all’ente presso cui prestano servizio e che, a fine mese, scuce loro lo stipendio. La faccenda è trasversale e non conosce differenze di categoria o livello: quando si può, si frega. È quasi una legge. I vertici delle aziende, delle ditte e dei luoghi dove certe pratiche sono più o meno diffuse fanno quel che possono per difendersi ma, come un antico adagio insegna, fatta la legge, trovato l’inganno. Doppie timbrature, che farebbero risultare i professionisti contemporaneamente sia in ospedale che in strutture convenzionate, e un debito orario nei confronti dell’azienda di migliaia di ore, equivalenti a più di un anno di lavoro dovuto e non svolto. Sarebbero questi i “peccati” che alcuni dirigenti medici dell’Asl di Brindisi si porterebbero dietro da molto tempo, arrecando un notevole danno all’azienda e alla comunità.
Le due cose, è bene sottolinearlo, sono separate e, pur costituendo una cattiva pratica spesso accoppiata, non è assolutamente detto che si presentino in ogni caso o in concomitanza: può succedere che qualcuno si macchi di una sola irregolarità ma ci sarebbe anche chi avrebbe fatto l’en plein, con entrambe le macchie sulla propria carriera. «È giusto separare le due circostanze – spiega Stefano Rossi, direttore amministrativo dell’azienda sanitaria brindisina – perché se quella che riguarda la doppia timbratura è gravissima e va stroncata in ogni caso che viene a galla, l’altra è legata a una lacuna presente nel contratto collettivo nazionale che regola il servizio dei primari e non di tutti i dirigenti medici».
Uno dei casi più eclatanti, ad esempio, vedrebbe un primario che si sarebbe trovato più volte contemporaneamente in ospedale e in un’altra struttura convenzionata con l’Asl presso la quale svolge un’attività parallela, cosa, ovviamente impossibile. In più, lo stesso professionista avrebbe accumulato un debito orario di oltre 2000 ore, equivalenti a oltre un anno di servizio pagato e non prestato. Soldi e servizio che sarà difficile restituire all’azienda pubblica.
Andando con ordine: in riferimento ai medici che usano timbrare in più posti contemporaneamente, rendendosi praticamente ubiqui, l’azienda avrebbe disposto, nei casi in cui i professionisti sono stati pizzicati, molti provvedimenti disciplinari per scoraggiare e prevenire simili abitudini che, per inciso, costituiscono un reato.
«Questa pratica – conferma Rossi – purtroppo si verifica. Come dirigenza abbiamo più volte preso i provvedimenti disciplinari del caso e rimaniamo vigili affinché il fenomeno non assuma contorni preoccupanti: ogni abuso viene e verrà punito severamente. Purtroppo, non si può nascondere che le verifiche non siano semplicissime e si ha bisogno di dati certi per procedere con le misure appropiate». Il caso del debito orario, invece, riguarderebbe i soli primari, il cui contratto collettivo non specifica il numero di ore minimo da prestare in servizio presso l’azienda. Tutti i dipendenti, in pratica, accumulano un certo debito orario, di solito ammontante in poche ore, che viene recuperato nel giro di poche settimane. Nel caso di alcuni primari, invece, vista la mancanza di un obbligo di servizio minimo, il debito si sarebbe ingigantito negli anni, fino ad arrivare a migliaia di ore arretrate.
«Anche in questo caso – sottolinea Rossi – abbiamo posto un argine alla cosa. I debiti abnormi di alcuni primari risalgono al 2011 e agli anni precedenti: al nostro insediamento, infatti, abbiamo emanato un ordine di servizio che imponeva ai primari un minimo di 38 ore settimanali come per gli altri medici. Il contratto collettivo che regola il servizio dei primari, infatti, non presenta alcuna prescrizione in merito al numero di ore settimanali di lavoro da effettuare. Questo ha prodotto, nel tempo, un atteggiamento un po’ lasco da parte di alcuni nei confronti di questa parte del contratto che noi abbiamo provveduto, per quello che è nelle nostre possibilità e competenze, ad arginare, impedendo che i già importanti carchi accumulati s’ingigantissero ulteriormente».
Maurizio Distante
I primari vengono valutati ogni 5 anni. Perché non inserire il debito orario tra i criteri principali per il mancato rinnovo dell’incarico?
Perchè non si provvede ad istallare i marcatempo con il riconoscimento biometrico (impronta digitale) esistono in commercio da una decina d’ anni !
Le tessere Badge sono ormai obsolete da tempo….
http://www.esperienzachirurgiabrindisi.blogspot.it
Caro direttore amministrativo dell’azienda sanitaria brindisina, che…<>: il bello è che non crediamo più nemmeno a voi (ma non abbiamo…dati certi!)! 🙁
Perche’ il dott.Rossi non prova a contattare il cup per una visita specialistica in ospedale come ho fatto io ieri,mi hanno risposto che per l’ospedale di Brindisi la prima data utile è ottobre 2015 ,se invece è urgente gennaio 2015,Forse è il caso che si diano una regolata senno sono tutte chiacchiere,
Perché non scrivete i nomi di questi parassiti!? In fondo quando prendono un rapinatore o un spacciatore uno insomma che delinque viene scritto il suo nome QUESTI SONO PEGGIO HANNO ANCHE LA RESPONSABILITÀ MORALE VERSO I LORO PAZIENTI!!!