BRINDISI- (Da Il7 Magazine )Ha solo 12 anni e la sua vita dovrebbe essere fatta solo di sorrisi, chiacchierate con gli amici e passeggiate, invece sabato scorso, Anna, il nome è ovviamente di fantasia, si è scontrata con la cattiveria e la violenza gratuita. Aggredita da un branco di 30 ragazzini suoi coetanei nel cuore del centro storico di Brindisi. Oggi, a meno di una settimana, da questo terribile episodio ritornare alla quotidianità non è per nulla semplice. Lo spiega la mamma di questa giovanissima ragazzina alle prese con gli attacchi di panico della figlia e quei tanti interrogativi a cui è difficile dare una risposta. “Io mi sento come un genitore che non dorme la notte perché ha paura di comportarsi in maniera non adeguata sia nei confronti di mia figlia sia nei confronti degli altri , perché anche gli altri sono dei ragazzini adolescenti con delle famiglie dietro quindi io in questi giorni sono stata a riflettere su quale fosse la maniera adeguata per intervenire ed aiutare i giovani, sia mia figlia che loro- spiega la donna- Perché quello che hanno fatto , far intervenire le forze dell’ordine era una protezione sia per mia figlia che per loro”. Questo episodio ha segnato non solo la ragazzina di 12 anni ma anche la sua famiglia, i genitori non sono affatto tranquilli e l’idea che la figlia possa imbattersi nuovamente in questa gente li spaventa
“Noi come famiglia siamo spaventati perché una 12enne, tra poco ne compirà tredici, che deve uscire con una specie di scorta. Perché la sua amica che l’ha difesa il giorno dopo è venuta a prenderla da casa e l’ha fatto uscire affinchè la vedessero in giro con ragazzini più grandi, non va comunque bene. Perché una bambina non deve essere terrorizzata , non deve aver paura di fare una passeggiata. Questa è una cosa che non va bene – prosegue la mamma di Anna- Anche perché questi ragazzi oggi hanno paura di denunciare. Ed è ancora più grave, l’ho sentito dalle loro bocche: non dite e non denunciate perché altrimenti non ci accettano in nessun altro gruppo. Questa è la cosa più spaventosa. A prescindere dai moventi che sono assolutamente ridicoli. Perché a dodici anni le ragazzine hanno diritto di dire: questa settimana mi piace quello, questa settimana me ne piace un altro. Perché a quell’età è bello il bello ed invece a 12 anni vengono appellate in modo volgare, perché magari scambia una chiacchera con un altro ragazzino ed invece non deve neppure deve avvicinarsi. Poi non hai paura solo della ragazzina, perché obiettivamente una ragazzina che discute con un’altra ragazzina è un luogo comune, va bene. Il problema è che quello che si è creato è che : io so che non sono in grado di darti botte e farti male quindi me ne chiamo cinquanta dietro che neanche conosco perché la voce gira. Alcuni hanno detto a mio marito: io sono venuto ma non so né chi devo prendere a botte e né perché. Poi stiamo parlando di tre ragazzine che hanno mosso un gruppo. Non si comportano così solo con mia figlia, è un fenomeno che va di moda”. Il pretesto del litigio poi sfociato nella spedizione punitiva sarebbe legato ad un “mi piace”, a due parole che si dicono anche tra ragazzine quando si parla delle prime cotte, niente di più.
“Oggi è stata mia figlia , domani sarà un’altra. Noi genitori chiediamo semplicemente un impegno. Basterebbe che la polizia si appostasse per vedere cosa succede. Io sono stata felice che mi abbiano contattato diverse forze dell’ordine , che voglio intervenire, vogliono parlare con mia figlia, vogliono rassicurala . Le hanno dato un numero di telefono dicendole che semmai avesse bisogno lei deve chiamare e chiedere aiuto. Perché ci tengono che passi il messaggio che questi ragazzini vanno aiutati- dice ancora la donna- E’ vero che sono minori e non sono imputabili ma sarebbe bastato un pezzo di vetro o eravamo in un punto in cui sarebbe bastato spingere mia figlia di sotto e le rovinavano la vita. Sono minori ma è anche peggio. Perché sono figli di uno specchio che vivono in casa o sono figli di repressioni e problemi interiori e fuori si comportano così . Sono 12enni e vanno educati anche loro”.
Anna è ancora agitata per quello che è accaduto ma nonostante la situazione complicata, nel momento di maggiore pericolo è riuscita a mantenere il self control. “Mia figlia ogni tanto ha qualche attacco di panico. Mia figlia è campionessa europea di Taekwondo e a mia figlia è stato severamente vietato di difendersi- aggiunge la madre- Io ho fatto i complimenti a mia figlia perché è riuscita a svincolarsi da questa situazione senza passare dalla parte del torto. Perché questa società se mia si fosse difesa sarebbe passata dalla parte del torto perché atleta e sarebbe stata anche punita. Ed invece mia figlia si è abbassata a livello di questa bambina è riuscita a sfuggire e fortunatamente ha incontrato anche l’amica”. Stando ad una serie di elementi e ad alcune telefonate ricevute il pomeriggio, l’aggressione alla 12enne non sarebbe stata improvvisata, tutt’altro. Dietro potrebbe esserci premeditazione, ne è convinta anche la mamma della ragazzina: “Io avevo intuito che c’era qualcosa che non andava. Perché è partita da casa questa cosa. Nel pomeriggio sono arrivate telefonate ai cellulari degli amici di mia figlia, io ero accanto. Loro stessi mi hanno detto: la stanno cercando e vogliono sapere a che ora esce da casa. Poi ho sentito io stessa una delle telefonate in viva voce, ma ovviamente non mi sono messa in mezzo, perché ho pensato che fossero bisticci tra bambine. Io ci tengo a sottolineare che questa baby gang sta facendo danni quotidiani e sono sfrontati anche con la gente più grande che parcheggia la macchina e ti minacciano con i caschi in mano. Me lo hanno raccontato le mie amiche. Mia figlia ieri ha avuto bisogno di fare terapia, è riuscita a buttare fuori un po’di ansia e di paura.
La ragazzina che l’ha aggredita continua a minacciarla anche davanti alla polizia le ha detto: io ti devo mandare all’ospedale e ti devo fare male. Già siamo stati chiusi in casa per un virus che non conoscevamo invece di uscire e volerci bene siamo diventati più cattivi e più pericolosi a cominciare dai bambini, perché mancano le famiglie”. Anna è fortunata, ha una bella famiglia alle spalle, due genitori che la seguono, tanti amici che le vogliono bene, una in particolare che l’ha difesa ed è pronta a difenderla ancora, studia e fa tanto sport. Oggi parlare di quello che le è accaduto non è semplice ma ci prova ugualmente e in poche parole scambiate con lei si intuisce tutta la tenerezza della sua età.
“Ora mi sento meglio, i primi due giorni ho avuto gli attacchi di panico ma ora sono passati -dice con la voce tremante- Quando ho visto la mia amica arriva mi sono sentita più tranquilla perché lei sa come trovare la soluzione. Io in quel momento ero un confusione, avevo un attacco di panico. In questo periodo mi stanno arrivando tanti messaggi dai miei amici, mi chiedono come sto e quelle persone si devono vergognare perché sono cose che non si fanno”.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine
La cosa che fa più rabbia in questa vicenda è che questi episodi sono stati più volte segnalati dagli abitanti della zona, anche con telefonate di richiesta di intervento alle forze dell’ordine, ma se non accade qualcosa di grave nessuno ti crede…