BRINDISI ( da Il7 Magazine) “Non si può cuocere, friggere, né fare la brace. Più in generale sono escluse tutte le operazioni di preparazione e cottura che causano disturbi in termini di fumi e odori, ed è vietato l’utilizzo del GPL a qualsiasi fine”. Il divieto previsto nel bando per l’affitto e l’utilizzo delle casette del mercatino di Natale in Piazza Vittoria ha innescato molte polemiche. Ogni anno ce n’è sempre una. Nel 2012 quando furono assegnate gratuitamente qualcuno parlò di compra vendita tra gli ambulanti esclusi, nel 2013 volarono ceffoni tra uno degli affittuari e il presidente di Confesercenti, nel 2016 si denunciarono “eventi fantasmi” con la visita degli agenti della Digos a palazzo di città qualche giorno prima dell’inaugurazione. Questa volta la discordia è sul nuovo divieto posto per la cottura dei cibi all’interno delle strutture in legno 3metri per 3,5. Con la nuova disposizione infatti, viene escluso in parte il settore gastronomico, o almeno quello che prevede la preparazione dei cibi al momento. Fuori quindi le famose pettole, tipiche della tradizione brindisina, ma anche altre pietanze diventate ormai una consuetudine del mercatino del Natale. Se i più grandi mercatini di Natale europei sono famosi per l’odore del pan di zenzero, del vin brulè e delle mele caramellate da queste parti ci pensa l’odor di fritto delle pettole, ne sanno qualcosa i tarantini che nella festa di Santa Cecilia ( 22 novembre), che apre le porte al Natale, le pettole vengono fritte e distribuite anche nei garage. Ma di manifestazioni di questo genere ne è piena la Puglia. In realtà non esiste una vera e propria norma che vieta la cottura nelle casette di legno, esistono invece delle disposizioni e delle regole ben precise di sicurezza che se adottate possono superare i problemi. Il Salento e la Puglia promuovono ormai le proprie bellezze tra sagre e fiere. Ed è proprio questo quello che bisognerà cercare di capire: la norma cambia se il mercatino di Natale viene considerato “area mercato” dove il divieto di cottura potrebbe esistere, o “fiera” dove il fritto è possibile. La palla passa quindi alla politica che deve scegliere come configurare l’evento. La questione ha quindi un margine di discrezionalità sulla quale il sindaco e la sua giunta dovranno decidere. Nella fattispecie gli esperti dicono che non esistono problemi legati alla sicurezza, perché se rispettate le norme dettate dai vigili del fuoco, è possibile cucinare anche in piccoli ambienti, l’importante che siano coperti per questioni igienico-sanitari. Non è detto che il Comune non faccia un passo indietro. Dopo le polemiche degli operatori dello street food infatti l’amministrazione sta cercando di trovare una soluzione. Martedì 20 novembre il sindaco con il dirigente delle Attività Produttive Costantino Del Citerna hanno ricevuto due rappresentati del settore alimentare, tra questi c’era Salvatore Dell’Anno (del famoso Pettolando), che da anni organizza la sua attività per strada partecipando a numerosi eventi in tutta la Puglia. I due commercianti sono stati invitati dall’amministrazione a presentare formale richiesta per l’utilizzo delle casette in attesa che si trovi una soluzione, un punto di equilibrio. In settimana il sindaco deciderà infatti il da farsi. L’ipotesi è quella di creare due zone distinte, sempre nelle casette però: una dedicata alla vendita di oggettistica natalizia, l’altra per il food in cottura. Intanto il 26 novembre scadono i termini per la presentazione delle offerte per il bando dell’affitto delle 19 casette. Anche quest’anno saranno noleggiate, il sindaco Riccardo Rossi aveva proposto l’acquisto, ma l’assessorato competente guidato da Oreste Pinto ha sollevato qualche difficoltà nella tempistica. L’importo per la base d’asta è di 20mila euro compreso montaggio e smontaggio. La nuova amministrazione ha deciso di gestire direttamente la gestione per l’assegnazione delle strutture senza l’intermediazione di altre associazioni. In passato se n’era occupata la Confesecenti, non con poche polemiche. Due anni fa furono sollevate obiezioni anche per il mancato svolgimento di alcuni eventi in piazza che erano stati invece inseriti nel cartellone. Questa volta si cambia. L’assegnazione avverrà in base all’ordine di arrivo delle richieste e nel rispetto dei requisiti: 8 casette saranno destinate al settore alimentare, 6 al settore non alimentare e 4 all’artigianato. Il mercatino sarà aperto l’1 dicembre e chiuderà il 6 gennaio 2019. L’affitto delle casette è stato suddiviso in tre periodi: dall’1 al 12 dicembre con canone di 400 euro, dal 13 al 25 dicembre con canone di 500 euro, dal 26 dicembre al 6 gennaio 2019 con canone di 400 euro. L’affitto è comprensivo di Tosap e di ogni altro onere. Ogni commerciante potrà affittarle per due periodi su tre. Qualora si richiedessero tre periodi di interesse, il terzo potrà essere concesso solo nel caso in cui non vi siano altri richiedenti. E nel rimanesse non assegnato un box di una determinata categoria merceologica, si assegnerà ad un’altra categoria nell’ordine di arrivo al protocollo comunale delle istanze di partecipazione. Così facendo il Comune spera di incassare tanti soldi quanto quelli spesi dall’affitto, nella previsione ci potrebbe anche essere un introito per le casse comunali di 8mila euro.
Lucia Portolano
per Il7 Magazine
Solo a Brindisi sorgono questi cavilli burocratici. A Lecce e altre città, nessun problema. Assurdo. Non si riesce a organizzare nulla.
Il problema vero in questa città che tutti fanno di tutto affinché Non venga realizzato alcunché. Vedi per la ruota panoramica che tutto d’un tratto ha preso la via per Lecce chissà perché. Il festival negramaro Wine festival che ogni anno diventava sempre più imponente e frequentatissimo anche da gente straniera, niente Annullato. Eri concittadini istituzioni in primis fateci una regolata altromemt Brindisi finirà di morire.