INTERVENTO /Qualche decennio fa ci si recava presso gli uffici di collocamento per inserirsi all’interno delle liste di riferimento, in attesa di essere contattati da un potenziale datore di lavoro.
Con la riforma del 1997, le liste e gli uffici di collocamento sono state abrogati. Al loro posto ci sono i Centri per l’impiego (Cpi) che gestiscono e coordinano un nuovo sistema di accesso al mondo del lavoro. A differenza dei vecchi uffici di collocamento, i Centri per l’impiego possiedono maggiori competenze nell’ambito della formazione e del ricollocamento del lavoratore e dell’incontro tra domanda e offerta.
I Centri per l’impiego sono strutture pubbliche sparse su tutto il territorio nazionale, che supportano il reinserimento del lavoratore disoccupato o l’inserimento di chi non ha ancora un’occupazione, per mezzo di un sistema che dovrebbe mettere in contatto domanda ed offerta di lavoro.
Dovrebbe!!! Nel 2017 solo lo 0,7% degli utenti dei CPI ha ricevuto un’offerta di lavoro, solo lo 0,3% un tirocinio e quindi solo 1 utente su 100 è entrato nel mercato del lavoro.
Il Centro per l’impiego si occupa anche della formazione dei disoccupati, organizzando corsi formativi e fornendo un servizio di consulenza. Ogni cittadino ha una sua scheda professionale all’interno della quale sono inserite numerose informazioni sul proprio passato lavorativo e c’è anche una parte dedicata alla parte formativa.
Se il lavoratore ha appena perso il proprio lavoro e vuole accedere alla Naspi (Nuova Assicurazione Sociale Per l’Impiego o se ci si trova nella situazione di dover cercare un’occupazione per la prima volta, è necessario iscriversi al Centro per l’impiego. Una volta effettuata l’iscrizione, il curriculum presentato viene registrato in una banca dati.
Da dicembre 2017, l’iscrizione al CPI di riferimento territoriale deve essere effettuata esclusivamente online attraverso il portale anpal.gov.it o tramite un patronato/CAF.
La dichiarazione di disponibilità immediata invece, può essere fatta:
- accedendo ai servizi online del Centro per l’impiego;
- presso un Centro per l’impiego;
- tramite il sito dell’Inps o patronato se bisogna fare richiesta della Naspi.
Se ci si trova nella condizione di aver perso il lavoro, per confermare il proprio stato di disoccupazione, sarà necessario avvisare il Centro per l’impiego entro 30 giorni dalla data in cui si è presentata la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro. In questo modo, oltre alla creazione di un proprio profilo personale, sarà possibile stipulare un patto di servizio. Si tratta di un accordo tra lo stesso Centro per l’impiego e il lavoratore disoccupato che si impegna a:
- partecipare alle iniziative formative, ad esempio dei corsi;
- prendere parte ad attività o iniziative di riqualificazione per la ricerca del lavoro, ad esempio come prepararsi a un colloquio;
- accettare le offerte di lavoro congrue che il Centro potrebbe proporre al disoccupato.
Una delle regioni dove i centri per l’impiego svolgono queste funzioni in modo efficace è la regione Lombardia, dove è stato stanziato un milione di euro per acquistare strumentazione informatica e arredi; effettuare manutenzioni straordinarie nei centri. La Lombardia è la prima Regione a effettuare un’azione di potenziamento di questo tipo, anticipando così le richieste avanzate al ministro del lavoro Luigi Di Maio nel corso dei tavoli istituzionali.
Ogni provincia, quindi, avrà una quota fissa di 50 mila euro e una quota variabile proporzionale alla popolazione residente. Così alla Città Metropolitana di Milano andranno in tutto 183 mila euro, a Brescia quasi 100 mila euro, a Bergamo 92.500, a Varese oltre 85 mila e così via.
Non è il primo stanziamento dedicato ai centri per l’impiego. Nel primo semestre del 2018 sono già stati erogati più di 5 milioni come rimborso per dote unica lavoro e garanzia giovani, utilizzati per rafforzare gli organici con orientatori, psicologi e formatori. Non solo: Regione Lombardia ha finanziato un programma di formazione dei dipendenti dei centri con 1 milione e 200 mila euro, attraverso Formez. E a breve la giunta regionale approverà la convenzione per il rimborso (destinato alla Città Metropolitana di Milano e alle province) degli oneri sostenuti nel secondo semestre 2018 per la gestione dei centri per l’impiego.
Al Sud la situazione muta completamente volto.
Al Centro per l’impiego di Bari, spesso le stampanti non funzionano, così gli operatori dei CPI non possono compilare i formulari che servono alla profilazione di quanti vanno a cercare un lavoro o un sussidio. Dalle prime ore del giorno si crea la ressa vicino a questi uffici per poter ottenere i documenti necessari all’occupazione o alla disoccupazione (NASPI).
In Italia, al netto di qualche esempio virtuoso, I CPI non sono adeguatamente finanziati.
In germanio vengono investiti annualmente 3.700 euro per disoccupato, 1.300 euro in Francia, 250 euro in Spagna, 100 euro in Italia.
Per molte misure di politiche del lavoro, come il Reddito di dignità (Red) istituito dalla Regione Puglia o il programma Garanzia Giovani, è necessario stipulare un “patto di servizio” in cui si dichiara la disponibilità a svolgere un lavoro in linea con il proprio profilo professionale tracciato sempre dai Centri per l’impiego. Gli stessi che da marzo, secondo gli annunci del governo, prenderanno in carico con i loro 8 mila dipendenti anche il nuovo Reddito di cittadinanza, per percepire il quale sarà necessario stipulare esattamente lo stesso patto.
Ma il vero problema viene messo in risalto da un dato in particolare: solo il 3,4% degli occupati dichiara di aver trovato lavoro attraverso i Centri per l’impiego.
Annalisa Fiore, dirigente del settore lavoro della Regione Puglia, spiega che «questi centri, soprattutto al Sud, non hanno mai costruito un rapporto strutturato con le imprese, che agiscono tramite canali propri, spesso privati».
«Ci vogliono professionalità mature per creare questo rapporto con le imprese» insiste Fiore.
A questi problemi si aggiunge anche la carenza di personale qualificato nei centri per l’impiego.
(In Puglia ci sono solo 391 operatori su tutto il territorio) e l’assenza di una banca-dati in cui tutti i Centri per l’impiego italiani utilizzino gli stessi criteri di codificazione, in modo da trasmettersi le informazioni. Ma per raggiungere questo obiettivo è scontato sottolineare che servirebbe necessariamente dotare i CPI di strumenti informatici (pc e stampanti) più funzionali e moderni.
E di operatori adeguatamente formati disposti a spostarsi sul territorio: la mobilità attuale è quasi nulla.
I problemi appena sottolineati sono quelli che si evidenziano ormai quotidianamente a Brindisi. E che stanno esasperando le migliaia di cittadini che si recano al CPI per richiedere la documentazione per le varie attività sopra elencate.
I CPI della Provincia di Brindisi attualmente in funzione sono solo 3: Brindisi, Francavilla Fontana e Ostuni.
A Brindisi la mancanza di operatori (sono solo 4, a volte 3, a fronteggiare un numero consistente di utenti), sistemi informatici tutt’altro che all’avanguardia si riflettano sulla gestione delle attività del centro stanno creando una situazione che ha del paradossale: gli utenti si recano di notte dinanzi all’ufficio per l’impiego per riuscire ad essere tra i fortunati 30 cittadini che potranno entrare dalle 9 (a volte 9:15) nel CPI.
Il primo utente che arriva verso le 23.30 circa crea una lista di 30 nomi.
I cittadini man mano che arrivano o dormono in auto o passano la notte al freddo per non perdere il posto. Alle 9 un vigilantes ( o a volte un dipendente del CPI) prende la lista (fatta autonomamente ed in completa autogestione dal cittadino) e chiama i primi nomi di quella lista. All’interno degli uffici, il caos: il tempo passa tra lamentele, pc malfunzionanti, disagio di ogni genere.
In conclusione, i CPI sono nati per risolvere un problema, anzi il problema: la mancanza di occupazione. Ma per i problemi appena esposti, purtroppo, questi uffici stanno esasperando ancora di più disoccupati e inoccupati, che a volte rinunciano alle politiche attive del lavoro per evitare una lunga notte al freddo.
A breve dovrebbe partire il reddito di cittadinanza: cosa accadrà quando sarà operativo il reddito di cittadinanza è immaginabile, data la mancanza di nuovo personale mentre il trasferimento della sede è in itinere.
Cristiano D’Errico
Assessore Bilancio Comune di Brindisi
Anche all’interno della regione esistono enormi differenze, ci sono uffici che funzionano ed altri quasi del tutto inaccessibili. Mia figlia aveva bisogno di un certificato di disoccupazione, ha avuto fortuna in quanto domiciliata in picccolo comune del leccese ha potuto chiederlo al CPI di Galatina. Ci ha messo esattamente 15 minuti per farselo rilasciare. Bisogna altresì dire che l’Italia non sfrutta appieno la rete, l’informatizzazione dei servizi risolverebbe tanti problemi. Per ogni singola cosa il cittadino è costretto a recarsi presso l’ufficio/centro/sportello preposto, con conseguente perdita di tempo (anche lavorativo) spesso senza risolvere un accidenti, semplificazione un paio di ciuffoli, sto paese va sempre e solo peggio
caro assessore, lei come sicuramente saprà, i centri per l’impiego sono gestiti dalla Regione, a quando una critica intellettualmente onesta?