BRINDISI – La Cgil e le associazioni ambientaliste invitano istituzioni, partiti, mondo delle associazioni di cittadinanza attiva, cittadini e società civile a partecipare ad un incontro di protesta e di informazione programmato per il prossimo 24 agosto alle 18.30 in Piazza Vittorio Emanuele II (sotto la sede dell’Autorità Portuale) a Brindisi in merito al progetto di Edison sulla realizzazione nel porto di Brindisi di un deposito costiero di gnl con relativa torcia.
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato congiunto di Cgil, Legambiente, Italia Nostra, WWF, Forum Ambiente Salute e Sviluppo, Medicina Democratica, Salute Pubblica, ANPI, ARCI, Emergency – Gruppo Prov. di Brindisi, NAC, No Tap/Snam
“Quanto possa essere credibile la dichiarazione del Presidente dell’ AdSPMAM, Ugo Patroni Griffi, resa con estrema superficialità e faciloneria, quando afferma di far togliere una torcia di 45 metri non si sa. Come se fosse sufficiente un tratto di penna per modificare un progetto definitivo e per eliminare tutti gli altri problematici aspetti tecnici dell’impianto-deposito sotto la torcia e a due passi dalla città. E’ evidente che non è solo una questione paesaggistica, ma anche una questione di sicurezza, di economia legata alla logistica e di portualità che risulterebbe danneggiata, ambientale perché non si può continuare a tartassare questa città.
Noi vogliamo e ci batteremo per un porto aperto allo sviluppo, che sia Piattaforma Logistica del Mediterraneo. No ad un porto che diventi solo ed esclusivamente stazione di servizio per rifornimento di carburanti. E’ per questo motivo che lanciamo una giornata di mobilitazione chiamando a raccolta anche Istituzioni, Movimenti, Partiti, Società Civile e ogni libero cittadino di questo territorio.
Così non va. Il progetto per la costruzione del terminale di Gnl di Edison è una mossa per nulla intelligente e lungimirante e il sindaco di Brindisi non può girarsi dall’altro lato dicendo che «questo non è un problema del Comune di Brindisi». Lo è, e come se lo è! Gli ricordiamo che il primo cittadino è, tra l’altro, il massimo responsabile della salute pubblica ed è colui che ha il dovere di tutelare i cittadini sotto ogni aspetto. Come riteniamo che abbia fortemente sbagliato a non proseguire con il ricorso al TAR Lazio.
Con la realizzazione di questo impianto in una zona nevralgica e strategica del porto non potrà esserci altro tipo di sviluppo per lo scalo di Brindisi. Addio quindi a traffici, quelli sì dal valore incalcolabile, come quelli che deriverebbero dallo sviluppo di attività come la logistica, la cantieristica, le attività del diportismo e legate alla blue economy, portatrici di lavoro buono e ben remunerato. La questione al Comune di Brindisi interessa eccome, perché è sullo sviluppo del porto che si gioca la sfida dello sviluppo della città ed è con lo sviluppo del porto che si vince la sfida dei contraccolpi occupazionali che deriveranno dalla transizione energetica.
Lo diciamo da anni, un porto dalla storia millenaria che pochi possono vantare e che è sempre stato incrocio dei più svariati traffici, attività e culture e che dopo millenni di «onorata carriera» si vede degradato della sua polifunzionalità (la sua caratteristica più preziosa) e relegato a mera «stazione di servizio» per rifornimento di carburanti, è inaccettabile, e questo pregiudicherà anche altre attività come quella dell’infrastrutturazione ferroviaria dello sporgente di Costa Morena est per renderlo una vera e propria piattaforma logistica. Addirittura nel progetto lo scalo intermodale viene definito una linea ferroviaria non attiva che ostacola la sicurezza dell’impianto. E ancora il ricarico di ogni bettolina bloccherà la banchina per 10 ore e sono previsti tre punti di ricarica per autocisterne con il conseguente ed evidente blocco dell’area, senza trascurare gli evidenti pericoli.
Lo abbiamo detto e continueremo a ripeterlo, si tratta di una scelta sbagliata. Ed è falsa la scusa del «interesse nazionale» che si vuole utilizzare per giustificare un insediamento che in tanti non vogliono dal momento che altre Città come Napoli e Messina lo rifiutano perché contrari agli investimenti per lo sviluppo dei porti e per via dei rischi industriali e di rischio di incidente rilevante. E a Brindisi si compie proprio un «capolavoro» dal momento che si concede la costruzione di un impianto ad alto rischio di incidente rilevante in mezzo ad altri 11 impianti ad alto rischio di incidente rilevante. Abbiamo sempre sostenuto di essere contrari a questa realizzazione perché verrebbe sacrificata la vera occasione di svolta delle sorti del porto e del territorio: in primis lo sviluppo della logistica”.
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