INTERVENTO/ (di Franco Gentile, presidente Cna Brindisi)
Le dichiarazioni del direttore Italia di Enel Nicola Lanzetta, riportate dalle agenzie di stampa e pronunciate nel corso delle commissioni riunite di Camera e Senato sul Bilancio, confermano la chiara volontà della società elettrica di confermare la chiusura delle centrali a carbone entro il 2025 tra cui, ovviamente, l’impianto di Cerano “Federico II”.
Nella stessa occasione – a conferma della chiarezza con cui Enel affronta argomenti che coinvolgono il futuro di territori dove sono presenti propri insediamenti – il direttore Lanzetta ha confermato che Enel “non prevede di costruire nuove fabbriche di pannelli solari in Italia in aggiunta all’impianto di Catania”.
Tutto questo, se da un lato sgombera il campo da facili illusioni che sono state prospettate negli ultimi mesi senza alcuna ufficialità, dall’altro pone drammaticamente il problema del “domani” economico ed occupazionale del territorio brindisino.
Il “tavolo” convocato presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy sul futuro di Brindisi e Civitavecchia stenta a decollare, ma soprattutto è tuttora privo di risorse da mettere a disposizione per poter gestire il processo di decarbonizzazione.
Siamo chiaramente fuori tempo massimo, ma è evidente che dobbiamo tentare di invertire la rotta del declino prima che sia troppo tardi.
In maniera accorata, ma allo stesso tempo decisa, riteniamo che spetti alle nostre istituzioni – a partire dal Sindaco Marchionna e dal Presidente della Provincia Matarrelli – dar vita ad una “struttura territoriale di concertazione” per elaborare un’idea di sviluppo alternativo di quest’area e per creare le condizioni ideali per attrarre nuovi investimenti.
Le idee e i progetti messi in campo da Enel Logistics rappresentano un buon punto di partenza, ma è evidente che occorre molto altro per compensare le “perdite” (dirette e dell’indotto) rivenienti dalla chiusura della centrale di Cerano.
Chiediamo, insomma, che si passi dalla fase degli annunci roboanti a quella delle concretezza ed è corretto che a gestirla siano proprio le istituzioni locali, di concerto con le associazioni di categoria e con le organizzazioni dei lavoratori.
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