BRINDISI – (da il7 Magazine) La centrale a carbone è ferma dal 2012. I gruppi da allora sono spenti, e nel frattempo A2A, la proprietaria dei vecchi impianti della centrale di Brindisi nord, ha presentato in questi anni una serie di progetti per il riutilizzo del suo sito industriale a Brindisi. Alcuni di questi riguardano l’economia circolare, altri invece, si inseriscono nel processo di transizione energetica voluta dall’Europa. Alcuni dei progetti ritenuti impattanti sono stati stoppati nel corso de tempo, altri invece sembrano essere ben accolti anche dall’amministrazione che attualmente governa il territorio. Questo è il caso del nuovo impianto che la società vorrebbe realizzare a Brindisi e che riguarda la separazione di alcuni rifiuti per incentivare la raccolta differenziata.
Si tratta di un impianto a due sezione per la separazione delle varie frazioni del rifiuto. Nello specifico la prima sezione è dedicata al trattamento della posidonia spiaggiata, ed ha lo scopo di separare la pianta dalla sabbia, affinchè questa possa essere recuperata e riportata in spiaggia, mentre la posidonia, ormai morta, verrebbe smaltita con le apposite procedure. Normalmente insieme nel mix di posidonia e sabbia si trovano anche plastica, vetro ed altro materiale portato dalle mareggiate o abbandonato sulle spiagge. Questa procedura permetterebbe di distinguere i vari rifiuti con un successivo adeguato smaltimento. Un vero e proprio sistema di separazione. Nello stesso tempo aiuterebbe le amministrazioni locali alle prese oggi anno con il problema della rimozione della posidonia presenta in abbondanza da queste parti.
La seconda sezione dell’impianto invece è destinata alla separazione dei materiali rivenienti dallo spazzamento stradale. Durante la pulizia delle strade infatti vengono raccolti rifiuti di diverso tipo misti ad acqua, il trattamento permetterebbe di separare le frazioni merceologiche, consentendo di incrementare la percentuale di raccolta differenziata. Si tratta di un impianto che prevede lavorazioni meccaniche a freddo, senza alcun impatto sull’ambiente. Non ci sono emissioni in atmosfera. L’iter autorizzativo è di competenza della Provincia. Il progetto di circa 5milioni di euro sarà illustrato il 14 maggio dalla società A2A alla conferenza dei capigruppo del Comune di Brindisi. Ma ha già raccolto l’adesione del sindaco Riccardo Rossi. “Sono importanti investimenti – afferma Rossi – che genereranno anche lavoro a Brindisi. Riteniamo che questo sia un importante risultato raggiunto dall’amministrazione che dimostra che occorre entrare nel merito dei singoli progetti, saper dire di no quando si ritengono incompatibili con la sostenibilità ambientale, e indirizzare il confronto su proposte realmente compatibili con una reale transizione ecologica. Per questo ringraziamo anche A2A e Ager per l’importante e franco confronto avuto in questi due anni”.
L’area in cui dovrebbe sorgere l’impianto è nel perimetro della centrale, area già di proprietà di A2A. La zona sarebbe stata già bonificata, mentre è ancora in corso l’attività di smantellamento dei vecchi impianti della centrale termoelettrica.
La società da un anno, grazie all’aggiudicazione di una gara indetta da Terna, si occupa di dare supporto alla stabilità e sicurezza del sistema elettrico nazionale. Per questo ha realizzato nel sito brindisino due compensatori sincroni in grado di fornire un servizio di regolazione automatica e continua di tensione alla rete di trasmissione nazionale. Praticamente si tratta della gestione di due macchine che si occupano di stabilizzare la rete elettrica. Necessarie soprattutto per l’energia prodotta dalle rinnovabili e immessa nel sistema nazionale. Nel frattempo in tema di transizione energetica la società milanese ha redatto altri tre progetti sempre per il sito di Brindisi. Per i quali è in corso l’iter autorizzativo. Il primo riguarda un sistema di “storage” a supporto delle rinnovabili. Un sistema cioè che permette di immagazzinare l’energia prodotta da fonti rinnovabili (sole, vento) e renderla disponibile quando c’è maggiore necessità. In modo tale da averla a disposizione sempre. Delle batterie collegate in sequenza capaci di trattenere energia e rimetterla in rete quando necessario. Un sistema assolutamente necessario per l’utilizzo delle energia rinnovabile, e per coprire le ore della giornata in cui le fonti naturali vengono meno.
Il secondo è un progetto fotovoltaico con pannelli da realizzare nello stabilimento brindisino su pensiline e capannoni ampliando quello già esistente.
Il terzo invece punta alla realizzazione di una centrale a ciclo combinato a gas, simile a quella per la quale Enel ha chiesto le autorizzazioni, ma molto più piccolo. Si parla di circa 140 megawatt contro i 1700megawatt chiesti da Enel per la centrale di Cerano. Anche la centrale di A2A si alimenterebbe con il gas proveniente dalla rete Snam quindi dall’impianto di Tap a Melendugno. Secondo le società energetiche è impossibile raggiungere la chiusura delle centrali a carbone entro il 2025 se non si passa la fase di transizione con il gas. Una tappa che sarebbe necessaria per realizzare definitivamente la decarbonizzazione in Italia, come in Europa. Le rinnovabili da sole non riuscirebbero a coprire ancora il fabbisogno energetico. Non ne sono invece convinti gli ambientalisti che si oppongono ai nuovi impianti a ciclo combinato. Mentre si fa sempre più strada l’idrogeno. La commissione Europea l’8 luglio 2020 ha infatti pubblicato la strategia per l’idrogeno sancendo il primato delle fonti rinnovabili e l’utilità assoluta dell’idrogeno verde. L’Europa punta sull’idrogeno come canale di accumulatore di energia per non sprecare l’energia prodotta dalle rinnovabili e sostituire le fonti fossili. Intorno all’idrogeno girano oggi milioni di euro finanziati dall’Europa nel Recovery plan.
Lucia Portolano
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