INTERVENTO/ “Con intimo dolore ho appreso della triste vicenda che ha visto per protagonista l’imprenditore portuale Lino Giurgola. Considero ingiustificabile la sua reazione e totalmente folle la modalità con cui ha agito in preda alla rabbia e alla frustrazione. Ogni atto (seppur piccolo) condito di violenza e irrazionalità deve essere condannato… senza “se” e senza “ma”. Al tempo stesso desidero esternare un mio convincimento. Lo faccio con la consapevolezza e l’esperienza di chi, da sempre, veste i panni dell’imprenditore, del politico e del padre di famiglia.
L’episodio accaduto questa mattina è figlio di una “esasperazione generalizzata” che sembra serpeggiare tra i brindisini di ogni estrazione che vivono situazioni di disagio spesso legate al malgoverno del territorio. La superficialità con cui, spesso, viene gestita la cosa pubblica rappresenta la radice di un muro di gomma contro il quale si infrangono gli sforzi, i sacrifici e i sogni delle persone. Qualunque sia il loro ceto sociale, il genere, l’età e il lavoro (quando si ha la fortuna di averlo).
Qualunque sia il merito della vicenda che ha portato l’imprenditore Giurgola a reagire in modo spropositato credo che in questi momenti debba essere avviata una riflessione profonda. E’ troppo forte la tentazione di puntare il dito contro chi governa malamente le sorti di questo territorio. Ma, ahimè, ho l’impressione che sia difficile trovare capri espiatori diversi. Dissanguati, pressati, puniti e calpestati: a Brindisi ci sentiamo così. La sensazione non è solo dei cittadini onesti che non hanno casa o lavoro, ma anche degli imprenditori (i cosiddetti “benestanti”) che, magari, soffrono le pene dell’inferno per l’impossibilità di continuare a svolgere il proprio prezioso ruolo per il territorio.
Considero Giurgola uno di questi. Un imprenditore capace, benvoluto e ben accetto in tutte le sedi istituzionali. Un uomo dallo spessore umano e professionale notevole. La sua abilità nel gestire e far crescere gli affari in ambito portuale devono rappresentare un orgoglio non soltanto per la sua famiglia e per i suoi collaboratori, ma anche per l’intero territorio. Pur condannando il gesto e prendendo le distanze da ogni forma di violenza, provo a insinuarmi nel turbinio di emozioni e rabbia che l’hanno portato a “perdere la testa”.
Vi ritrovo sensazioni comuni a decine di migliaia di brindisini, in balia di una nave guidata da tanti capitani senza scrupolo, incapace di trovare la giusta rotta in grado in maniera da assopire la sensazione nauseabonda della sporcizia, del malgoverno e dell’ingiustizia da cui molti si sentono colpiti.
La politica innanzitutto, quella passata e presente. Le responsabilità di tanta esasperazione deve essere cercata lì. Senza “se” e senza “ma”. Parlo da imprenditore e anche da politico. Battersi la mano al petto, però, non sarà sufficiente. Occorre cambiare rotta. Occorre riconoscere la dignità e i meriti a chi, col proprio sangue, ha costruito occasioni di sviluppo del territorio, creando posti di lavoro, regolarmente retribuiti, e offrendo al territorio occasioni di riscatto.
Quel riscatto che i brindisini attendono e che i politici promettono solo per finta, senza avere mai respirato, neanche per un momento, le difficoltà degli imprenditori veri, quelli che si son fatti da sé sempre pronti a investire, per se, per la propria famiglia e, dunque, anche per il bene del territorio”.
Giuseppe Miglietta, imprenditore, ex assessore comunale di Brindisi
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