BRINDISI- Vertenza Dema, domani il confronto sulla crisi dell’aeronautico al MISE, il Ministero dello Sviluppo Economico, e nel frattempo i lavoratori di 112 lavoratori DCM, una delle aziende del gruppo chiedono di non essere abbandonati. Con una lettera indirizzata al Prefetto, i lavoratori di DCM chiedono di essere ascoltati. “Siamo 112 lavoratori,112 famiglie, 112 storie di invisibili che da diversi anni attendiamo con toni educati che le istituzioni, la politica, i sindacati e l’azienda ci restituiscano la dignità di padri di famiglia. Siamo i dipendenti della DCM, azienda della quale appena tre mesi fa si è decretata la messa in liquidazione e la successiva richiesta di CIGS per cessazione di attività. Anche quello ci è stato presentato come un atto dovuto, un passaggio obbligato e ancora una volta con fiducia abbiamo chinato il capo e condiviso il percorso sempre con una speranza, salvare il gruppo DEMA e sperare in un futuro riassorbimento. Potremmo passare giorni interi a narrarvi della nostra storia: GSE, GSE in amministrazione fallimentare, DCM, DAR, DEMA, progetto Dra.Go e chi più ne ha più ne metta, ma a cosa servirebbe se non a riempire pagine di giornali dei nostri volti, delle nostre tragedie. E che dire delle lungaggini burocratiche che ci vedono dall’ormai lontano mese di febbraio senza reddito per la mancata corresponsione della CIG. Potremmo continuare a narrare di tutte le scelte fatte tese ad un rilancio mai concretizzato, lo potremmo fare all’infinito raccontandovi ad una ad una le ingiustizie subite eppure siamo ancora qui con senso di responsabilità a sperare e a credere che col Vostro aiuto potremmo dare un senso a questa attesa infinita e un futuro alle nostre famiglie. Vogliamo immaginare che anche gli azionisti continuino a credere nel rilancio del gruppo senza distinzioni di nomi quali DEMA, DAR, DCM, CAM ma soltanto famiglie alle quali restituire un futuro. Questo nostro appello lo dobbiamo innanzitutto alle nostre Famiglie che in questi anni di sconforto, di sacrifici economici, di inevitabili dissidi familiari ci hanno sempre sostenuto e incoraggiati a non mollare e a combattere per quello che la Costituzione Italiana dice essere un diritto: il lavoro. Lo dobbiamo a noi stessi per rivendicare una dignità di Padri di famiglia e Lavoratori. Lo dobbiamo a questo territorio martoriato ormai da anni dalla continua perdita di posti di lavoro. Non abbandonateci”.
BrindisiOggi
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