BRINDISI – “Per ragioni igieniche e per il rispetto della persona noi non accettiamo indumenti e scarpe usate, ma preghiamo chi volesse davvero donare qualcosa di portare del materiale nuovo. Non bisogna spendere cifre abnormi, a noi non interessa la marca o la qualità.” È la risposta di Alessandra Palmisano Peccerillo, presidente del comitato provinciale della Croce rossa di Brindisi dopo la storia raccontataci da un brindisino che ha portato scarpe e vestiario usato da destinare agli immigrati sbarcati due giorni fa a Brindisi, ma che l’associazione non ha accettato.
Non dovrebbe esistere un lavoro di serie ‘A’ e uno di serie ‘B’, non dovrebbero esistere persone di serie ‘A’ e persone di serie ‘B’. Tutti dovrebbero avere gli stessi diritti, le stesse opportunità e lo stesso rispetto. Due piedi scalzi, che hanno affrontato un lungo viaggio con la speranza di un futuro migliore per i propri figli, di certo avranno bisogno di un paio di scarpe che permetta loro di camminare ancora tanto.
La Croce rossa italiana ha sempre lavorato nel rispetto delle persone, che siano essi uomini, donne, bambini, di colore differente, con occhi diversi. Anche giovedì scorso i volontari brindisini si sono adoperati per offrire il meglio a tutti gli stranieri che sono giunti al porto di Brindisi con la nave Aliseo della Marina militare.
“Giovedì mattina quando è arrivata la nave Aliseo – racconta la dottoressa Palmisano Peccerillo a BrindisiOggi.it – abbiamo fatto un appello ben preciso e cioè che gli indumenti e le scarpe da donare ai migranti sarebbero dovuti essere nuovi sia per ragioni igieniche sia per il rispetto della persona. La Croce rossa lavora così, ha sempre lavorato così. Abbiamo sempre ringraziato chi viene a donarci abiti usati, ma purtroppo il nostro statuto non ci permette di utilizzarli anche perché non siamo attrezzati per ripulire il materiale usato. Perchè poi è da considerare che un indumento usato può provocare infezioni sia a chi lo riceve, ma anche a chi tratta il materiale cioè i nostri volontari”.
La polemica è nata quando un brindisino insieme a una sua amica, ieri mattina, si è recato presso la sede della Cri di Brindisi, in via Nazario Sauro, per donare vestiti e scarpe per i migranti sbarcati due giorni fa, ma che non son stati accettati perché l’associazione lavora in modo differente.
“Per la nostra linea di condotta – ha spiegato il presidente della Cri di Brindisi – raccogliamo e distribuiamo vestiario e calzature nuove. Se dobbiamo dare un segnale di civiltà e dare ai migranti la giusta accoglienza dobbiamo farlo al meglio. In un noto centro commerciale si può trovare un infradito a 2,50 euro oppure al mercato si trova materiale a pochissimo prezzo. A noi non interessa la marca, ma solo che sia nuovo”.
Nell’associazione della Croce rossa italiana lavorano solo volontari. Nessuno di loro percepisce uno stipendio e nessuna sede percepisce finanziamenti statali. Il loro pregevole lavoro viene svolto in maniera gratuita e soprattutto è autofinanziato.
In previsione di ulteriori sbarchi a Brindisi e per chi volesse donare un paio di scarpe, una maglia, un paio di slip, o calzini agli stranieri che toccano una nuova terra solo per sperare di avere una vita migliore, le donazioni di aiuti materiali possono essere fatti presso la sede della Cri di Brindisi martedì mattina. Oppure possono anche essere portati biscotti secchi in monoporzione con scadenza non inferiore a 90 giorni e succhi di frutta brik. Il latte non è consigliato perché ha una scadenza troppo breve.
“Chiunque volesse aiutare i migranti può farlo donando anche una confezione di succhi di frutta brik. Martedì mattina noi saremo in sede per raccogliere gli aiuti. Basta poco per far felice una persona” conclude Alessandra Palmisano Peccerillo.
Mar.De.Mi.
In teoria porta più germi una t-shirt nuova non lavata che una usata e lavata.Prima cosa che nei negozi la merce viene provata,poi c’è le mani che toccano questi abiti durante il processo che va dalla produzione fino agli scaffali di vendita e infine le risulte chimiche di produzione.Quindi i vestiti nuovi andrebbero comunque lavati…chi li lava? Meno cazzate e più fatti!
Credo sia vergognoso da parte della cri fare affermazioni del genere, questi falsi buonismi devono finire.
La gente dona abiti che spesso sono al pari del nuovo, e non credo che si leda la dignità di queste persone, anzi è una grave offesa pe rgli italiani che oggi sono costretti ad usare abiti usati…..
Già spesso hanno alloggi che alcuni italiani si sognanano, ma della dignita di questi non frega nessuno? Come si puo parlare di infezioni o malattie quando in italia stanno tornando virus,che avevamo debellato da anni portati dagli immigrati.Poi si gioca con la parola razzismo, queste cose non fanno altro che fomentarlo.Da parte mia dovete vergognarvi,nei confronti dei vs connazionali.
Puttanate. Semplicemente non avete voglia di sbattervi. Sono volontario CRI nel nord Italia da quasi un decennio e qui la raccolta degli abiti usati per destinarli ai poveri è una cosa normale. Stendo un velo pietoso sul discorso della presunta mancanza di rispetto verso la persona: siete ridicoli e dovreste vergognarvi.
Spettabile CRI,
dato che parlate di ‘sanificazione’, a tutti i profughi in arrivo fate una regolare vaccinazione e profilassi a tutela della salute pubblica dei cittadini italiani?
mi piacerebbe sapere a quali trattamenti sanitari sono sottoposti i profughi in arrivo.
Detto questo, e lette le vostre parole che sono fuori da ogni logica e da ogni razionalità, non intendendo io comprare vestiti nuovi apposta, eviterò da oggi in poi di farvi alcuna donazione.
Non sono daccordo o un mercatino dell usato e noi italiani compresa me vestiamo usato perche non tutti anno la possibilita di spendere tanto , perche la prima necessita che abbiamo e la spesa , e oggi nelle condizioni in cui stiamo noi italiani nemmeno quella possiamo fare piu limitandoci di tanto quindi e la piu grande cavolata non accettare indumenti usati per non dire altro ripensateci alla grande
Gentilissimo Alessandro, volontario della Cri, credo che nessun cittadino con coscienza vuole ledere al dignità altrui. La signora Anna ha perfettamente ragione: si faccia un giro nei mercati dell’usato e veda quanta gente compra vestiti usati! Capisco se la distinzione venga fatta su abiti sporchi e dismessi…sarei perfettamente d’accordo con lei! Ma visti i tempi e visti i sacrifici che giorno dopo giorno lo Stato richiede ai cittadini, credo che tante sottigliezze non andrebbero fatte, visto che, come detto, gli stessi italiani e non vestono usato! Detto questo, una domanda mi sorge spontanea: Se dite che gli abiti usati ledono la dignità delle persone e non è atto di civiltà darlo agli immigrati, deduco che la Croce Rossa non raccoglierà più gli abiti usati e che il cittadino dovrà o buttarli o donarli ai canili! Perchè se i costi per sanificare i vestiti sono alti e non è dignitoso offrire abiti usati, non vedo perchè sia dignitoso darli ad altri bisognosi. Oppure fate distinzioni tra poveri? Esistono bisognosi di “seria A” e “bisognosi di serie B”? A questo punto mi sento di chiedere alla Croce Rossa di avvertire i cittadini di buttare o donare ad altri enti abiti e oggetti usati, ma in ottime condizioni. Onore per quello che fate giorno dopo giorno, ma certe premure dovrebbero essere rivolte verso tutte, perchè la dignità dovrebbe essere salvaguardata a TUTTI!
Dimenticavo…Il massimo e’ che il pericolo siamo noi per loro dandogli vestiti che li infettiamo, non purtroppo per tutti il contrario!!!
Mi dispiace, ma e’ il VERO DISCORSO DELLO STATALE…Lo so perche’ lo sono da 40 anni, regionale per la verita’…”SANIFICARE” “IL RISPETTO DELLA DIGNITA'”, ma cosa andate dicendo…Basterebbe che in una sala, ognuno che sceglie un’abito se lo lava e disinfetta e se lo porta via…Ma se anche cosi’ non fosee 1) cOSI’ NESSUNO E’ INVOGLIATO A DONARE…sECONDO CI COMPRIAMO ROBA USATA PER NOI E NON SI POSSONO DARE COSE USATE A CHI E’ NUDO DI TUTTO??!!??….CAMBIATE TESTA e se no fate fare agli altri…Questa e’ solo una cretinata all’italiana travestita da frasi roboanti tipo “sanificazione” “rispetto della persona”, ma credete che siamo scemi???Roba nuova ai profughi e anche case nuove, e poi una bella cinquecento fuori…MA PER AMOR DI DIO, SIETE SU MARTE???
Probabilmente è vero che, sui grandi numeri, i costi per la sanificazione possono essere significativi ma è altrettanto vero che chi ha la sensibilità di donare ha anche l’attenzione di farlo nel rispetto di chi riceve.
Non è certo un modo per “disfarsi” delle cose che non si usano più.
Per inciso: ho un bambino di 16 mesi, lavoro come libera professionista e non ho problemi ad acquistare i vestiti a mio figlio ma, con un gruppo di mamme, ricevo abiti usati e passo quelli nuovi acquistati quando non vanno più.
Semplicemente non mi piace sprecare.
Non ritengo con questo di ledere la dignità di mio figlio ma anzi spero di insegnargli che un capo divenuto piccolo ma ancora in ottimo stato non si butta ma si fa in modo che venga ancora utilizzato.
Vista la crisi, l’usato non dovrebbe essere scartato….scusate, ma si vede se un capo é pulito anche se usato, oppure no…
Anche 2,5 euro, potrebbero essere troppi per chi non arriva a fine mese…a questo punto, volete che nessun semplice cittadino aiuti…chiedere allora a chi di soldi ne hai abbondanza
..FORSE SI ACCETTANO ABITI USATI MA PULITI E IN BUONO STATO..SICURAMENTE è COSì
Mi spiace ma a me continua a sembrare come tutte le associazioni italiane e non…..di vivere in un mondo di lucro e speculazione….allora spiegatemi a cosa servono i cassonetti di abiti usati…..cosi chiamati…..e che gli immigrati stessi vanno a reperire negli stessi.. credo che chi dona lo faccia anche con coscenza e quindi lavi i capi…..io sono uno di quelli che compra anche di seconda mano…e non credo proprio che la bonifica abbia costi elevati come vogliate farci credere……..a me fate pena voi e non quelle”povere persone”
Perfettamente d’accordo!
Signor Giuseppe, che motivo c’è di tirare in ballo la religione. Anche un buon mormone o un buon buddista o un buon ateo divide col prossimo quello che ha. Ha ragione Massimiliano nell’asserire che i costi di sanificazione sono superiori a quelli di pantaloni e t-shirt comprati nuovi al mercato o nei negozi cinesi (non si chiede certamente Valentino). Disfarsi del proprio vestiario inutilizzato non mi sembra un atteggiamento dignitoso e rispettoso. Lo si fece con gli albanesi 25 anni fa? Beh, speriamo non si faccia più lo stesso errore.
Un buon cristiano divide ció che ha, é l’insegnamento religioso. Economicamente é conveniente riutilizzare, finché consentito e non sperperare con nuovi acquisti. La questione dell’igiene é utopica. Mi scusi dottoressa ma le sue parole sono prive di contenuto, sembra un restyling del libro cuore. Nella situazione attuale é giá un atto generoso donare quel che si ha.
Alla presidentessa del Cri….sig. carissima con la crisi che c’e’ oggi, le vorrei rammentare che molti brindisini vanno ad acquistare indumenti usati al mercato….quindi detto questo,se si portano indumenti usati a queste povere persone non e’detto che si calpesti la loro dignita’!!!se lei ha tanti soldi potrebbe comprarli lei ….
Gent.ma sig.ra Anna, proprio perché c’è la crisi la CRI è tenuta a controllare le spese. Immagini i costi per sanificare migliaia di capi di vestiario. La CRI non intende calpestare la dignità di alcuno, anzi ! Ma sono parametri diversi. I costi sono distribuiti sul singolo. La CRI deve e vuole pensare per migliaia di persone. Ci troviamo ad affrontare questa migrazione di persone che fuggono, da situazione di guerra, illegali prive di qualsiasi diritto. Quello che offriamo loro non è molto ma almeno restituiamo loro la dignità che cercano.
un Volontario CRI
Gentilissimo Alessandro, volontario della Cri, credo che nessun cittadino con coscienza vuole ledere al dignità altrui. La signora Anna ha perfettamente ragione: si faccia un giro nei mercati dell’usato e veda quanta gente compra vestiti usati! Capisco se la distinzione venga fatta su abiti sporchi e dismessi…sarei perfettamente d’accordo con lei! Ma visti i tempi e visti i sacrifici che giorno dopo giorno lo Stato richiede ai cittadini, credo che tante sottigliezze non andrebbero fatte, visto che, come detto, gli stessi italiani e non vestono usato! Detto questo, una domanda mi sorge spontanea: Se dite che gli abiti usati ledono la dignità delle persone e non è atto di civiltà darlo agli immigrati, deduco che la Croce Rossa non raccoglierà più gli abiti usati e che il cittadino dovrà o buttarli o donarli ai canili! Perchè se i costi per sanificare i vestiti sono alti e non è dignitoso offrire abiti usati, non vedo perchè sia dignitoso darli ad altri bisognosi. Oppure fate distinzioni tra poveri? Esistono bisognosi di “seria A” e “bisognosi di serie B”? A questo punto mi sento di chiedere alla Croce Rossa di avvertire i cittadini di buttare o donare ad altri enti abiti e oggetti usati, ma in ottime condizioni. Onore per quello che fate giorno dopo giorno, ma certe premure dovrebbero essere rivolte verso tutte, perchè la dignità dovrebbe essere salvaguardata a TUTTI!