BRINDISI- Covid, dall’inizio della pandemia ad oggi sono tre casi nel carcere di Brindisi. La Asl di Brindisi ha approntato una serie di misure di prevenzione per combattere la diffusione del virus Covid-19 negli istituti penitenziari tali per cui si è riusciti sino ad oggi non solo ad avere un monitoraggio costante della situazione sanitaria ma anche a contenere il contagio.
Dal mese di febbraio a oggi sono stati più di 2.100 i tamponi molecolari effettuati nella Casa circondariale di Brindisi a detenuti, agenti di polizia penitenziaria, educatori e personale sanitario. Il Dipartimento di prevenzione della Asl, di concerto con la Direzione medica dell’Istituto penitenziario, ha, così, programmato in maniera sistematica l’attività di screening per evitare la diffusione del contagio nella struttura.
“Dalla prima fase della pandemia – ha sottolineato il direttore del Servizio di Igiene e Sanità pubblica della Asl, Stefano Termite – con il nostro screening abbiamo registrato soltanto tre casi positivi di detenuti in transito nell’Istituto. Per questo è fondamentale il triage, la valutazione iniziale del rischio di infezione per ogni ingresso nella Casa circondariale. Ai primi di novembre il Dipartimento per la promozione della Salute della Regione Puglia ha diramato le linee guida per prevenire la diffusione del Covid negli Istituti penitenziari, con indicazioni ulteriori rispetto a quelle già previste, e la creazione di ‘aree cuscinetto’, dove ospitare i ‘nuovi giunti’ che devono restare isolati per un periodo precauzionale di sette giorni”.
“All’arrivo – spiega il responsabile sanitario della Casa circondariale, Giovanni Indini – il detenuto asintomatico viene ospitato nella cosiddetta zona gialla e sottoposto a un primo tampone dopo 72 ore. Se è negativo passa in un’area verde per ulteriori quattro giorni, al termine dei quali viene effettuato un nuovo tampone. Se è negativo anche questo può entrare in comunità. Una zona rossa, invece, è riservata ai casi sospetti sintomatici o accertati di infezione da Covid-19. Quando un detenuto già presente in carcere ha sintomi che possono suggerire un’infezione da Covid – continua Indini – la visita medica si svolge in una zona dedicata che viene poi accuratamente sottoposta a sanificazione”.
I detenuti che arrivano da altri Istituti penitenziari e sono in possesso di risultato negativo al tampone eseguito nel luogo di provenienza vengono sottoposti a un secondo test a 72 ore dall’ingresso: se la negatività viene confermata possono essere ospitati negli spazi comuni. Se invece sono sprovvisti di certificazione del tampone saranno trattati come “nuovi giunti”, così come i detenuti che rientrano dall’esecuzione di permessi. I ristretti in regime di semilibertà, infine, sono ospitati in zone separate dalla restante popolazione detenuta e al rientro serale in Istituto devono compilare la scheda di autocertificazione ed essere sottoposti a rilevazione della temperatura corporea.
BrindisiOggi
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