INTERVENTO / Asl che vai, comunicazione che trovi. Tra il diritto dei cittadini di essere informati e il dovere delle ASL di comunicare. Perché nella gestione di questa epidemia abbiamo tutti un ruolo determinante.
I dati aggregati della Regione Puglia
La regione Puglia giornalmente comunica un Bollettino Epidemiologico Epidemia Covid-19 (1-2) nel quale ci informa del numero di guariti e di tamponi effettuati dall’inizio dell’emergenza e, a livello provinciale, della numerosità dei nuovi positivi, del totale dei positivi e dei decessi giornalieri. Inoltre in tale bollettino è possibile conoscere a livello regionale il totale dei decessi e la letalità per fasce d’età, lo stato clinico dei positivi e il loro raggruppamento per fasce d’età.
Le medesime informazioni (salvo che per i decessi a livello provinciale), sono peraltro diffuse dalla protezione civile (3) per le province dell’intero territorio nazionale, con la possibilità di conoscere a livello regionale anche la numerosità delle persone in isolamento domiciliare, in terapia intensiva e ricoverate.
La protezione civile, però, altro non raccoglie che i dati prodotti a livello delle Aziende Sanitarie Locali.
Le differenze territoriali sono importanti
Il Dipartimento di Prevenzione dell’Asl di Lecce, in data 4 Aprile 2020, ha prodotto un Report (4) rimasto ad oggi prezioso unicum a livello di regione Puglia, dal quale poter prendere atto della numerosità dei positivi fra i dipendenti della Asl e dei residenti di una RSA focolaio, oltre che la numerosità di deceduti e positivi per fasce età e genere, con il dettaglio dei positivi ricoverati e della numerosità del totale dei positivi per Comune di residenza.
La Asl di Bologna, per contro, giornalmente produce il Report casi confermati e in sorveglianza (5) nel quale, per il territorio di propria competenza, evidenzia l’evoluzione del contagio per Comune di residenza in termini di deceduti, positivi, in sorveglianza e in isolamento fiduciario. Appare inoltre l’informazione di quanti dei contagiati siano operatori sanitari e socio sanitari ed un utile confronto (espresso finalmente in rapporto alla popolazione residente), dell’andamento del contagio in Italia, nella regione Emilia Romagna e nel territorio della Azienda Sanitaria locale Asl-Bologna.
Dall’informazione alla gestione del contagio
Le scelte politiche e amministrative con le quali si è deciso di fronteggiare il contagio da Covid-19 possono produrre risultati positivi o negativi in ambito locale, a seconda anche della loro implementazione, ma tali risultati non possono essere apprezzati in carenza di adeguata informazione. In tale contesto, una cattiva gestione dell’emergenza in ambiti territoriali specifici potrebbe non trovare la forza di emergere, tanto più se in ambito amministrativo superiore (Stato e Regioni) si intende volutamente non dare seguito ad una adeguata informazione in ambito locale.
Riteniamo paradossale che i residenti di un Comune e di una Provincia non debbano conoscere l’evoluzione sul loro territorio dell’evoluzione del contagio da Covid-19, con un adeguato approfondimento epidemiologico. Eppure proprio in questo momento il loro comportamento è importante anche in vista del contenimento del contagio.
Peraltro una azienda sanitaria si trova nella scomoda posizione di dover rendicontare i contagi del proprio personale, che potrebbero essere dipesi da mancanze di dispositivi di protezione, e carenze procedimentali, che potrebbero discendere da decisioni proprie e/o assunte appunto a livello regionale o nazionale. In entrambe le situazioni è agevole comprendere come le informazioni tendano ad azzerarsi o ad essere evanescenti.
Quanti nelle diverse Asl i positivi fra il personale sanitario tutto? Quale l’evoluzione del contagio nei diversi Comuni? Quali le comunità colpite (residenze per anziani, carceri, centri per la salute mentale, per minori, per immigrati)? Quali le esposizioni professionali (personale medico pubblico e privato, infermieri, operatori sanitati, forze dell’ordine, etc)?
Meglio non informare??
Le informazioni epidemiologiche cruciali, che ci dicano in quali comunità e fra quali categorie di individui trovi diffusione il contagio, ci appaiono sostanzialmente negate e forse neanche processate, se non sotto pressione dei familiari delle vittime. Eppure, dalle evidenze epidemiologiche, sarebbe possibile adoperarsi per meglio contenere il contagio ove più trova diffusione.
Sicuramente è più semplice moltiplicare la diffusione delle informazioni basiche a livello aggregato e propinare età medie e sesso dei contagiati e dei deceduti, ma le responsabilità e le possibili azioni correttive (amministrative e giudiziarie) è bene che escano alla luce agevolmente.
O il Covid-19 preferisce l’oscurantismo?
Marco Alvisi, presidente di Associazione Salute Pubblica
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