Costrette a lavorare oltre 10 ore al giorno, “Se non vi sbrigate domani rimanete a casa”, arrestati altri caporali

SAN VITO DEI NORMANNI- Lotta al caporalato, arrivano altri tre arresti nella provincia di Brindisi. Questa volta a San Vito dei Normanni.

Braccianti  agricoli, 17 donne, e 5 uomini immigrati, costretti a lavorare anche per oltre 10 ore al giorno, ed a pagare al “caporale” 10 euro per il trasporto e quindi per il reclutamento.

“Se non vi sbrigate domani rimanete a casa; trovatevi un altro lavoro se ci riuscite”. Questa una delle minacce, intercettate dai carabinieri di San Vito dei Normanni, coordinati dal pm Valeria Farina Valaori. Partivano da casa alle 3 del mattino per tornare talvolta a mezzanotte. E lo straordinario scattava dopo 10 ore e mezza di lavoro. Questo è il racconto che emerge da una nuova ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri a carico di tre persone accusate di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (caporalato) e in un caso anche di truffa all’Inps eseguita con l’inserimento fittizio di giornate lavorative.
Sono in tutto 8 gli indagati e sono del Brindisino e del Barese.  Arrestati Annamaria Iaia portata nel carcere di Lecce, ai domiciliari sua madre Anna Errico e l’autista del pulimino Giuseppe Di Bello, indagata anche l’amministratrice dell’azienda di Polignano dove i lavoratori venivano portati. Azienda che si occupa di Commercio all’ingrosso di frutta e ortaggi freschi o conservati. 

A organizzare il giro di sfruttamento, sarebbe stata propria la donna, Anna Maria Iaia, a cui i lavoratori avrebbero versato 10 euro per il trasporto, detratti dal proprio stipendio. I lavoratori partivano da San Vito de Normanni e Carovigno per essere trasportati in magazzini di un’azienda di Polignano a mare.

Sono una quarantina i braccianti che sarebbero stati condotti a Polignano a Mare  (Bari) per prestare servizio alle dipendenze di un’azienda agricola. Tre di loro hanno avuto il coraggio di presentare denuncia grazie anche all’operato degli organi di informazione.
L’inchiesta risale a tempi recentissimi, tant’è che è stato possibile fare riferimento anche all’ultima normativa in materia di caporalato, quella che risale all’ottobre 2016 dove a essere puniti sono anche i titolari delle aziende che utilizzano il caporalato per il reclutamento.

I carabinieri hanno eseguito intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno acquisito tabulati telefonici e usato i sistemi gps.
Secondo quanto accertato il contratto di lavoro dei braccianti, tutti in stato di necessità, alcuni stranieri con permesso di soggiorno soggetto a rinnovo, a fronte delle sei ore e mezzo previste dal contratto i lavoratori sarebbero stati costretti a stare nei campi anche più di 10 ore.
Sarebbero stati sottoposti alla minaccia di perdere il lavoro. Nel corso dell’inchiesta è stato documentato, a quanto riferito dal procuratore facente funzioni di Brindisi, Raffaele Casto, anche un tentativo di inquinamento delle prove costringendo alcuni operai a negare di aver corrisposto 10 euro per il trasporto. A fronte di una paga spettante pari a 131 euro al giorno, i braccianti avrebbero ricevuto invece dai 40 a 60 euro.

Annamaria Iaia  aveva dettato disposizioni precise ai braccianti. In caso di controlli delle Forze di Polizia, avrebbero dovuto dichiarare, pena il licenziamento immediato, che lei stessa era un’operaia, che lavoravano per conto dell’impresa di Polignano a Mare per 6 ore e quaranta minuti al giorno e che l’autista non era mai lo stesso e dipendeva direttamente dal datore di lavoro.

Gli operai ricevevano ogni mese dalla donna l’assegno dello stipendio e relativa busta paga, insieme con un bigliettino manoscritto su cui era annotata la somma da restituire “in nero” per onorare il “debito” di 10 euro giornalieri, cosicché erano costretti ad incassare il controvalore dell’assegno in banca e tornare presso l’abitazione della donna per consegnare l’importo da “restituire” alla stessa IAIA o alla madre di questa, ERRICO (detta “MEMENA”).

L’acquisizione di biglietti e appunti scritti di pugno della stessa Iaia ha in tutto confortato l’assunto accusatorio, risultando evidente anche la prova del denaro che era preteso in danno delle vittime.

BrindisiOggi

Le donne caporali, nuovi arrestiIl procuratore Raffaele Casto

Nai-post ni Brindisi Oggi noong Miyerkules, Hunyo 21, 2017

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