LATIANO – Cosimo Rubino, detto “Brigadiere”, da Latiano, quasi 82 anni, tanti dei quali passati tra Francia e Germania, emigrante come tanti, all’epoca. Ha lavorato in miniera, “La più grande della Germania dell’est”, ricorda; ha trasportato i tufi per i muratori, “5 lire a caricare e 5 lire a scaricare”; è stato messo comunale. Cosimo “Brigadiere”, occhi azzurri scintillanti come l’acqua di fonte, però, è da oltre 60 anni anche uno scultore del legno.
«Tutto è partito da un cucchiaio di legno, quello che usava mia moglie in cucina – ricorda Cosimo – Si ruppe e lei non sapeva come fare. Le dissi di non preoccuparsi: presi un ciocco e cominciai a intagliarlo per dargli la forma». Quello, per Cosimo, fu un colpo di fulmine. La scultura, che pure aveva apprezzato nei musei sparsi per l’Europa che lo aveva ospitato come migrante, lo folgorò in quel preciso istante. «In Francia e in Germania, quando avevo un po’ di tempo, andavo in giro per musei. Non sono mai stato uno studioso ma il mondo dell’arte mi ha sempre affascinato. Quel cucchiaio, poi, mi ha aperto un mondo».
In quello che doveva essere un garage, Cosimo ha ricavato il suo studio, anche se non si sognerebbe mai di chiamarlo così, pieno zeppo delle sue opere che sono state anche oggetto di studio da parte di esperti di archeologia e storia dell’arte. «C’è chi dice che ci sono influenze egizie, bizantine: io neanche so cosa significhino, queste parole. Quando prendo un pezzo di legno per lavorarlo non ho idea di quello che ne uscirà alla fine: scolpendolo, assecondo la sua natura e, alla fine, decide lui se diventare un Cristo, un uomo, una donna o qualsiasi altra cosa».
Gli strumenti del suo lavoro sono semplici: un’accetta con cui sbozza i ceppi e uno scalpello con cui li rifinisce. Il risultato, poi, è sorprendente. «Dipende dal legno: io scelgo, se possibile, legno di qualità come il noce o il ciliegio. Prima devono stagionare, poi possono essere lavorati e, infine, devono essere trattati per potersi conservare». Cosimo, insieme a sua moglie, passa ormai 10 mesi all’anno nella sua casa di campagna, a due passi dal paese.
«Qui sto bene, non mi manca niente: me la sono fatta a mia misura». Guardandola, in effetti, si capisce cosa intende dire “Brigadiere”. La villetta, un’esplosione di colori e statue simile a certi templi che si vedono solo in India, rispecchia l’animo energico ed estroso del suo inquilino dall’occhio ceruleo, lungi dall’essersi stufato di abbracciare la vita e le sue passioni.
Maurizio Distante
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