COP21, mentre si decide sul clima le rinnovabili stanno già correndo

RISORSE-AMBIENTE/Il 12 dicembre i 195 Paesi partecipanti alla Conferenza sui cambiamenti climatici di Parigi hanno raggiunto un’intesa sulla bozza finale dell’accordo. Per molti un negoziato storico, che è riuscito a fissare importanti proponimenti come l’urgenza di decarbonizzare le nostre economie e a mettere d’accordo Stati con interessi affatto divergenti, si pensi solo a Russia, Cina e Stati Uniti. Per altri, ambientalisti ma anche tanti esperti, l’ennesima occasione mancata di un “Accordo di Parigi” che in fondo vincolante non è per i singoli firmatari e che dovrà solo essere trascritto sui registri pubblici internazionali accessibili alla comunità mondiale. Un accordo che non prevede sanzioni e con in più la possibilità per ciascuna “parte contraente”, trascorsi tre anni dalla stipula, di ritirarsi dall’Accordo, sempre senza alcuna penalità.

Gli obiettivi raggiunti sui cambiamenti climatici

Ma quali sono i punti forti del testo? In particolare sono tre: il contenimento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali e l’impegno nella limitazione dell’aumento della temperatura a 1,5 °C; la revisione programmata degli impegni nazionali ogni 5 anni, al fine di renderli più ambiziosi (la prima verifica dell’applicazione degli impegni è fissata al 2023, i cicli successivi saranno quinquennali); e il rafforzamento del meccanismo Loss & Damage, cioè le compensazioni economiche per sostenere i Paesi in via di sviluppo in mitigazione e adattamento: è previsto un fondo da 100 miliardi di dollari all’anno come base di partenza. E i punti deboli? In particolare i critici ravvisano che gli INDC (Intended Nationally Determined Contributions), i piani volontari presentati in vista della conferenza di Parigi dai singoli Stati in materia di riduzione della CO2, oltre a non essere effettivamente vincolanti, solo molto difformi da Paese a Paese. Inoltre le Nazioni Unite hanno certificato che la riduzione delle emissioni cumulativa contenuta negli INDC, ammesso che sia poi concretamente raggiunta, porterebbe a un riscaldamento globale di almeno 2,7 °C in più rispetto ai livelli preindustriali, ben oltre le soglie negoziate.

La spinta delle rinnovabili e il ruolo del fotovoltaico

Christiana Figueres, Segretario generale delle Nazioni Unite per il cambiamento climatico, ha dichiarato che: “Non c’è dubbio che l’attuazione dell’accordo di Parigi e la sua architettura sarà una grande spinta per le aziende energetiche rinnovabili”. In base all’accordo, gli impatti sui produttori di energia rinnovabile saranno indiretti. Nel testo, infatti, non si fa esplicito riferimento ad una crescente implementazione delle energie rinnovabili, ma i rappresentanti del settore, in particolare l’associazione assoRinnovabili, sostiene che gli obiettivi di temperatura a lungo termine e la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra costringeranno i Paesi a incentivare la produzione di energia pulita per riuscire a raggiungere gli obiettivi dichiarati.

 

Intanto, COP21 o meno, in Italia nel 2015 le rinnovabili elettriche sono già risultate in costante crescita, con il fotovoltaico a fare la parte del leone (+33,8% su novembre 2014). I dati dell’ultimo rapporto mensile di Terna dicono infatti che il nostro Paese è arrivato ad avere una generazione di 23,8 TWh da solare fotovoltaico, ossia quasi il 13% in più rispetto alla produzione del periodo gennaio-novembre 2014. A fine novembre questa elettricità solare rappresentava il 23,2% di tutta la generazione da rinnovabili, l’8,2% della domanda elettrica nazionale e il 9,6% della produzione elettrica nazionale.

 

Cosa succederà quindi dopo la COP21? Difficile dirlo. Certamente implementare gli accordi di Parigi non sarà facile e molto dipenderà dalle politiche adottate dagli Stati; ma a ben vedere, soprattutto da quanto accadrà spontaneamente nel mercato tra gli operatori economici. Il business dei combustibili fossili è di fatto già in costante calo, sebbene ancora mantenga una posizione di assoluta redditività e predominanza, mentre l’economia circolare e le fonti rinnovabili continuano a crescere. Il trend è ormai segnato, come mostrano i dati positivi sul fotovoltaico, e gli investitori lo hanno già fiutato.

BrindisiOggi

 

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*