“Condotte che possono ledere la reputazione del dirigente, ma rientrano nel diritto di cronaca”, chiesta l’archiviazione per Rossi e la giunta

BRINDISI – ( da il7 Magazine di Lucia Portolano) Il dirigente ha adempiuto correttamente ai suoi doveri esprimendo parere negativo al bilancio di previsione; e non ci sono dubbi che il parere favorevole che Simone sarebbe stato invitato ad emettere su richiesta del sindaco Rossi possa essere qualificato come “atto contrario ai doveri d’ufficio”, ma non si può parlare di atteggiamento minatorio da parte del sindaco, né tanto meno di diffamazione a mezzo stampa. In quanto le esternazioni di Rossi, così come del segretario cittadino del Pd Francesco Cannalire e della giunta, nei confronti di Simone Simeone rientrano nel diritto di critica.  Così il pubblico ministero della Procura di Brindisi, Pierpaolo Montinaro, ha chiesto l’archiviazione del procedimento a carico del sindaco Rossi e della sua giunta, compreso di Cannalire, dopo la denuncia dell’ex dirigente del Comune di Brindisi ai Servizi finanziari Simone Simeone. Rossi, l’intera giunta e il segretario del Pd sono stati indagati per violenza o minaccia a pubblico ufficiale, e per diffamazione a mezzo stampa.

I fatti risalgono allo scorso anno in merito al parere negativo che il dirigente aveva espresso sul bilancio di previsione. E non solo, ma anche sulla redazione dello stesso bilancio in cui Simeone non voleva inserire come entrata il contributo di un milione di euro dell’Ager, in quanto questo non era stato ancora formalizzato con un atto ufficiale. Il sindaco e la giunta invece, per far quadrare i conti, insistevano nell’inserire quella entrata, nonostante ancora non ci fosse nessun impegno ufficiale dell’Ager. L’atteggiamento di Simeone aveva mandato su tutte le furie Rossi, tanto da dire durante una conversazione con l’ex assessore Cristiano D’Errico (questo ha riferito D’Errico in fase di interrogatorio): “di essersi rotto i cogl… e che avrebbe spedito il dirigente all’ufficio Anagrafe”. Sulla base di questo Simeone aveva ravvisato una forma di pressione e quindi di minaccia nei suoi confronti.

Alla fine il dirigente ha espresso parere negativo al bilancio di previsione, la giunta con Rossi ha deciso di non approvare lo schema di bilancio facendo intervenire il commissario ad acta. Lo stesso commissario sull’Ager ha dato ragione a Simeone. Ed anche il pubblico ministero afferma che il dirigente “ha adempiuto correttamente ai propri doveri d’ufficio quando ha ritenuto opportuno rilasciare parere negativo allo schema previsionale in merito alle criticità riscontrate sul contributo Ager”. Si tratta del contributo di un milione di euro che il Comune doveva  ricevere dalla Regione per la gestione della discarica di Autigno. In quel momento non esisteva nessun atto ufficiale che confermasse quella entrata. “Questo – dice il pm – lo ha confermato lo stesso presidente dell’Ager Giangrande e il sindaco Rossi”. Quindi la richiesta del sindaco al dirigente di esprimere parere positivo al previsionale in cui era stato inserito il contributo Ager è qualificabile come un atto contrario ai doveri d’ufficio. Elemento essenziale per poter supportare il reato di minaccia o violenza a pubblico ufficiale. Ma questo non basta, perché il pm evidenzia che nell’atteggiamento di Rossi non c’è stata alcuna reale  minaccia o violenza. “Le indagini condotte – dice ancora il pm – non hanno evidenziato alcun comportamento minatorio di Rossi. Le parole del sindaco con D’Errico possono considerarsi uno sfogo avuto in un momento di confidenza con l’ex assessore…possono essere considerate esternazioni poco ortodosse, di un malumore maturato nei mesi, ma prive di carattere minatorio”.

Il pm chiede l’archiviazione anche per il reato di diffamazione a mezzo stampa, contestato dall’ex dirigente sia al sindaco che al segretario cittadino del Pd Francesco Cannalire. Entrambi hanno rilasciato infatti alcune dichiarazioni alla stampa contro l’operato del dirigente e il suo parere negativo. Rossi aveva parlato di ostruzionismo del funzionario, e Cannalire di un “illogico parere negativo”. Inoltre Simeone contestava anche il contenuto di una delibera di giunta in cui si diceva che “che non si poteva procedere all’approvazione dello schema di bilancio essendo venute meno le necessarie condizioni di serenità amministrativa; di prendere atto, del venire meno dell’indefettibile principio di leale collaborazione, al quale è tenuto a conformarsi ogni pubblico funzionario”.  Ma tutto questo non è sufficiente per sostenere l’accusa perché il tutto rientrerebbe nel diritto di critica. Lo stesso pm conclude che “Tali condotte seppur idonee a ledere la reputazione professionale del dirigente risultano pienamente giustificate dal diritto di critica, sancito dall’articolo 21 della Costituzione”. Per tutte queste ragioni il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione. Il dirigente, difeso dall’avvocato Michele Rossetti, potrà presentare opposizione. Ma non sembrano queste le intenzioni di Simeone. Che a quanto pare vuol chiudere la parentesi Brindisi, e seppur con un’archiviazione incassa comunque “una vittoria” sul suo  corretto operato da funzionario pubblico.

 

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