Comuni ricicloni: menzione speciale di Legambiente per Brindisi per il 51 per cento di differenziata

BRINDISI- Menzione speciale di Legambiente per Brindisi durante la presentazione del l’annuale rapporto sui “Comuni Ricicloni” in Puglia. Fra i comuni capoluogo di provincia, come al solito si distinguono quelli della BAT, ma Legambiente ha voluto riconoscere con una menzione speciale (start up) il risultato conseguito dal comune di Brindisi che è passato da un desolante 19 % di raccolta differenziata di inizio anno (con punte ancora più basse in seguito) ad un più che lusinghiero 51% raggiunto alla fine di novembre ed in costante crescita in questi giorni. Legambiente ha legato la menzione speciale, anche alla scelta di una raccolta differenziata porta a porta spinta che in questi ultimi mesi si va diffondendo anche nel più popoloso quartiere della città (Commenda), dopo un periodo iniziale di difficoltà della nuova ditta Ecotecnica nel raccogliere la disastrosa eredità di Ecologica Pugliese. Legambiente ha sempre considerato capisaldi fondamentali di un virtuoso ciclo dei rifiuti e di una conseguente ed altrettanto virtuosa economia circolare, la riduzione della produzione dei rifiuti (dagli sprechi ai materiali non riciclabili), il ruolo che ognuno di noi può e deve esercitare (da questo punto di vista c’è ancora molto da fare), la raccolta differenziata porta a porta, il corretto conferimento agli impianti di selezione e trattamento ed ai consorzi a cui consegnare le materie recuperate e da riciclare e quel mondo in continua evoluzione che chiamiamo economia circolare. Più volte Legambiente ha sottolineato che Brindisi si avviava ad essere uno dei comuni capoluogo di provincia in grado di raggiungere l’obbiettivo regionale del 45% nel giugno 2015 ma , proprio quando la società Monteco aveva raggiunto nell’ottobre 2014 circa il 38% di raccolta differenziata, l’allora Amministrazione comunale decise inopinatamente di cambiare gestore e la percentuale raggiunta precipitò rapidamente: emersero le cattive abitudini dei cittadini e si aprì una sempre più grave emergenza (costellata da scelte di dubbia legittimità e di indubbia gravità sul piano ambientale), che sfociò in provvedimenti della Regione Puglia e soprattutto giudiziari di blocco o di sequestro degli impianti di trattamento esistenti in città.

Legambiente ha più volte evidenziato che il manto isolante di polietilene della discarica di Autigno era acclarato che fosse perforato sin dal 2001 e che impianti fondamentali per una corretta ed economicamente vantaggiosa gestione del ciclo dei rifiuti, erano assolutamente inidonei e non a norma (da quello di compostaggio a quello di produzione di CDR per la cui sorveglianza pur in attivo, l’Amministrazione comunale ha pagato migliaia di euro al mese). Legambiente ha sempre manifestato profonde perplessità rispetto alla gara d’appalto per l’affidamento dei servizi di gestione dell’impianto, perché era compito dell’Amministrazione comunale, preliminarmente metterli a norma e certificarne la perfetta efficienza, senza aprire quel nebuloso rapporto venutosi a creare con la ditta Nubile, che da un lato, ha reclamato il pagamento dei lavori sugli impianti direttamente realizzati e, dall’altro è stata coinvolta in vicende giudiziarie che hanno portato all’emissione di provvedimenti ed allo scioglimento del Consiglio comunale. Oggi è essenziale sbloccare, adeguare, innovare e mettere in rete gli impianti esistenti, in primo luogo attraverso un corretto e controllato processo di biostabilizzazione (con motivazioni legate all’emergenza si è autorizzato il ricorso a sistemi ed impianti quali quello di Formica ambiente, che legittimano perplessità), attraverso il trattamento della frazione organica in anaerobiosi ed areobiosi, attraverso il revamping di impianti programmato e finanziato ed attraverso il riavvio della discarica di Autigno che però, nel ciclo virtuoso richiamato, avrebbe sempre più una funzione marginale, anche per le possibilità di ulteriore selezione o di trattamento a freddo possibili sull’indifferenziato e sulla frazione secca o di destinazione a recuperi ambientali (ad esempio in cave dismesse) di materiali così ricavati ed inertizzati.

Accanto a tutto ciò rimane aperto il capitolo della revisione della erronea deliberazione della precedente Amministrazione comunale concernente la TARI, che Legambiente ha posto all’attenzione del Commissario Prefettizio Dott. Giuffrè

Legambiente ha apprezzato la rapida attivazione del centro comunale di raccolta (innanzitutto riservato ai materiali non conferibili nella raccolta ordinaria), al quale va abbinato il secondo centro Comunale di Raccolta e possono aggiungersi più piccoli e più diffusi centri di prossimità in alternativa o in parallelo rispetto alla raccolta su chiamata. E’ una buona soluzione il ricorso ad isole ecologiche mobili, ferma restando l’esigenza di attivare o riattivare le isole ecologiche fisse, anche per dimostrare che il denaro pubblico è stato ben speso. Va infine realizzata una campagna informativa in merito ad essenziali punti di raccolta concernenti rifiuti pericolosi (si pensi soltanto a pile e batterie), farmaci scaduti, oli esausti, deiezioni canine ecc. “Il 51 % al momento raggiunto a Brindisi e giustamente oggetto della start up di Legambiente- conclude l’associazione ambientalista –  non è un obiettivo, ma una tappa intermedia verso il raggiungimento di quel 65% che per legge   avremmo   già   dovuto   raggiungere   e   che   ha   un   risvolto   non   soltanto   di   natura ambientale, ma più generale per tutti i brindisini oggi tartassati da una TARI iniqua”

BrindisiOggi

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